LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ordine europeo di indagine: la Cassazione fa chiarezza

Un indagato per narcotraffico ha impugnato la misura cautelare in carcere, sostenendo l’inutilizzabilità delle prove da chat criptate ottenute tramite un ordine europeo di indagine. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando, sulla base di una pronuncia delle Sezioni Unite, che non è necessaria l’autorizzazione preventiva del giudice per acquisire dati già in possesso di autorità estere. La Corte ha inoltre ritenuto sussistenti i gravi indizi di partecipazione all’associazione criminale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine Europeo di Indagine: La Cassazione Conferma la Validità delle Prove da Chat Criptate

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale in materia di cooperazione giudiziaria internazionale e utilizzo di nuove tecnologie nelle indagini penali. Al centro del dibattito vi è la legittimità dell’acquisizione di prove tramite un ordine europeo di indagine (OEI) relativo a dati di chat criptate già decriptati e conservati da autorità straniere. La Corte ha rigettato il ricorso di un indagato, stabilendo principi chiari sull’assenza della necessità di un’autorizzazione preventiva del giudice in questi specifici casi.

I Fatti del Caso: Narcotraffico e Chat Criptate

Il caso riguarda un individuo indagato per partecipazione a un’associazione finalizzata al narcotraffico e per la detenzione a fine di spaccio di ingenti quantitativi di cocaina. A seguito delle indagini, il G.i.p. del Tribunale di Bari aveva disposto nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Tale misura era stata confermata anche dal Tribunale del Riesame.

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, basando le proprie argomentazioni su tre motivi principali, tra cui spiccava la presunta violazione di legge nell’acquisizione delle prove.

I Motivi del Ricorso: La Questione sull’Ordine Europeo di Indagine e l’Utilizzabilità delle Prove

Il fulcro del ricorso verteva sulla presunta inutilizzabilità dei dati provenienti da una piattaforma di comunicazione criptata. Tali dati, già decriptati e presenti negli archivi di un Paese straniero, erano stati acquisiti dalla Procura italiana tramite un ordine europeo di indagine. Secondo la difesa, tale procedura avrebbe richiesto un’autorizzazione preventiva del G.i.p., in assenza della quale le prove sarebbero state illegittime.

Inoltre, la difesa contestava la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo, sostenendo che il contributo dell’indagato fosse stato meramente episodico e limitato nel tempo, non sufficiente a dimostrare una stabile partecipazione al sodalizio criminale (affectio societatis).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente e confermando la validità della misura cautelare.

L’Utilizzabilità delle Chat Acquisite Tramite Ordine Europeo di Indagine

Sul punto centrale della controversia, la Cassazione ha richiamato una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 23756/2024). Questo precedente ha chiarito in modo definitivo che, ai fini dell’emissione di un ordine europeo di indagine per il trasferimento di risultati di intercettazioni già disposte da un’autorità giudiziaria straniera, non è necessaria la preventiva autorizzazione di un giudice italiano. Il Pubblico Ministero è l’autorità competente a emettere tale ordine. La Corte ha inoltre menzionato una recente decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che va nella medesima direzione.

La Sussistenza della Gravità Indiziaria

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. I giudici di merito avevano adeguatamente motivato la sussistenza di gravi indizi circa il ruolo non marginale dell’indagato all’interno dell’associazione. Elementi come l’affidamento di compiti di massima fiducia (la custodia di milioni di euro provento dei traffici), il coinvolgimento nel conteggio del denaro, il prestito della propria auto per il trasporto di un ingente carico di droga e la successiva “bonifica” del veicolo da eventuali microspie, sono stati ritenuti indicatori di un’assoluta affidabilità e di un inserimento stabile nel vertice del gruppo. La Corte ha ribadito che la durata, anche breve, della partecipazione non è rilevante se emerge l’esistenza di un sistema criminale collaudato al quale l’agente ha aderito.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su principi ormai consolidati sia a livello nazionale che europeo. La decisione sull’utilizzabilità delle prove acquisite tramite OEI si fonda sul principio di mutuo riconoscimento e sulla competenza del Pubblico Ministero come autorità di emissione per atti che, in un contesto puramente interno, rientrerebbero nelle sue prerogative. L’obiettivo è snellire la cooperazione giudiziaria senza sacrificare le garanzie fondamentali. Per quanto riguarda la partecipazione all’associazione, la motivazione si è concentrata sulla natura qualitativa degli atti compiuti dall’indagato, che rivelavano un legame fiduciario e strutturale con il gruppo, superando la mera occasionalità.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un’importante conferma dell’orientamento giurisprudenziale in materia di acquisizione probatoria transnazionale. Stabilisce con chiarezza che l’ordine europeo di indagine per ottenere prove già esistenti all’estero non richiede un vaglio preventivo del giudice, rafforzando gli strumenti a disposizione delle procure nella lotta alla criminalità organizzata. Al contempo, ribadisce che la valutazione della partecipazione a un sodalizio criminale deve basarsi sulla qualità e sulla significatività dei contributi individuali, più che sulla loro mera durata temporale.

È necessaria l’autorizzazione preventiva di un giudice per emettere un ordine europeo di indagine finalizzato ad acquisire dati di chat criptate già in possesso di un’autorità straniera?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una sentenza delle Sezioni Unite, ha stabilito che non occorre la preventiva autorizzazione del giudice per ottenere la trasmissione di prove già in possesso delle autorità competenti dello Stato di esecuzione.

Una partecipazione di breve durata a un’associazione criminale esclude automaticamente la sussistenza del reato?
No. Secondo la Corte, la durata del periodo di osservazione delle condotte criminose non è decisiva. Anche un periodo breve può essere sufficiente a configurare il reato, purché dagli elementi acquisiti si possa inferire l’esistenza di un sistema collaudato e l’inserimento stabile dell’individuo nel sodalizio.

Quali elementi possono dimostrare un’adesione stabile a un’associazione per delinquere?
Elementi come l’affidamento di compiti di estrema fiducia (ad esempio, custodire ingenti somme di denaro provento del traffico), il conteggio del denaro, il prestito di un veicolo per il trasporto di droga e la sua successiva “bonifica” da microspie sono considerati forti indizi di una partecipazione stabile e non episodica, che presuppone la piena fiducia da parte del vertice del gruppo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati