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Ordine di espulsione: reiterazione e tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un cittadino straniero per non aver ottemperato a un ordine di espulsione. La sentenza stabilisce che è legittima l’emissione di un nuovo ordine di espulsione anche se uno precedente è rimasto ineseguito. Inoltre, ha escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa della condotta abituale dell’imputato, caratterizzata da precedenti condanne per lo stesso reato.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di espulsione: legittima la reiterazione, no alla tenuità del fatto se la condotta è abituale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12099 del 2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di immigrazione: la legittimità di un secondo ordine di espulsione dopo che il primo non è stato eseguito e l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione chiarisce che la normativa attuale consente di emettere un nuovo provvedimento e che la condotta abituale dell’imputato osta al riconoscimento della lieve entità del reato.

I fatti del caso

Il caso riguarda un cittadino straniero condannato sia in primo grado che in appello per il reato di cui all’art. 14, comma 5-ter, del D.Lgs. 286/1998. Nello specifico, l’imputato non aveva ottemperato all’ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale entro sette giorni dalla notifica. L’ordine era stato emesso a novembre 2018 e il controllo che ne accertava l’inottemperanza era avvenuto nel dicembre dello stesso anno. Contro la sentenza della Corte d’appello, la difesa proponeva ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali.

I motivi del ricorso e la questione dell’ordine di espulsione reiterato

Il primo motivo di ricorso si fondava sulla presunta illegittimità del secondo ordine di espulsione. Secondo la difesa, poiché l’imputato era già stato condannato in passato per la stessa violazione, il nuovo ordine emesso dal Questore avrebbe dovuto essere disapplicato, portando all’assoluzione.

Il secondo motivo, invece, contestava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La difesa lamentava che la Corte d’appello avesse escluso tale beneficio basandosi sulla natura del reato, sui precedenti penali e sull’intensità dell’elemento psicologico, senza però valutare la distanza temporale tra le condotte, elemento che avrebbe potuto escludere l’abitualità del comportamento illecito.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso.

In primo luogo, ha dichiarato inammissibile il primo motivo, poiché la questione della presunta illegittimità del secondo ordine non era stata sollevata nell’atto di appello. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio processuale fondamentale: nel giudizio di legittimità non possono essere introdotte censure nuove rispetto a quelle devolute al giudice del grado precedente. Ad ogni modo, la Cassazione ha specificato che, anche nel merito, il motivo sarebbe stato infondato. Le riforme legislative intervenute nel 2009 e nel 2011 hanno superato il precedente orientamento giurisprudenziale. Oggi, la legge prevede espressamente che, qualora non sia possibile procedere con l’accompagnamento coattivo alla frontiera, il Questore può validamente emettere un nuovo ordine di lasciare il territorio nazionale. Pertanto, la precedente inottemperanza non preclude l’emissione di un nuovo provvedimento e la configurabilità del relativo reato in caso di ulteriore violazione.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha ritenuto la decisione dei giudici di merito corretta e ben motivata. L’esclusione della particolare tenuità del fatto era giustificata dall’abitualità della condotta, desunta non solo dalle almeno tre condanne precedenti per la stessa violazione, ma anche da altri precedenti penali. I giudici hanno correttamente valorizzato anche le modalità della condotta, l’intensità del dolo e l’elevato grado di rimproverabilità. La Corte ha precisato che, per escludere l’art. 131-bis c.p., non è necessaria una disamina di tutti i criteri dell’art. 133 c.p., essendo sufficiente l’indicazione degli elementi ritenuti più rilevanti e decisivi, come avvenuto nel caso di specie.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento ormai pacifico in giurisprudenza. Da un lato, si conferma che l’inefficacia di un primo ordine di espulsione non crea una zona di impunità per lo straniero, che può essere raggiunto da un nuovo e legittimo provvedimento. Dall’altro, si ribadisce che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un beneficio automatico, ma richiede una valutazione complessiva della condotta, in cui l’abitualità, dimostrata da precedenti specifici, gioca un ruolo ostativo fondamentale. La decisione sottolinea l’importanza di una difesa tecnica che articoli le proprie censure in modo tempestivo e completo in ogni grado di giudizio.

È possibile emettere un nuovo ordine di espulsione se il precedente non è stato eseguito?
Sì. La Corte di Cassazione, sulla base della normativa vigente, ha confermato che non vi è alcuna preclusione all’emissione di un nuovo ordine di allontanamento dal territorio dello Stato dopo che un precedente analogo provvedimento è rimasto ineseguito.

La condotta abituale impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì. La sentenza ha stabilito che l’abitualità della condotta, dimostrata da plurime condanne precedenti (nel caso specifico, almeno tre per la stessa violazione), è un elemento che osta all’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen., anche a prescindere da una valutazione su altri criteri.

Perché un motivo di ricorso può essere dichiarato inammissibile in Cassazione?
Un motivo di ricorso è inammissibile se riguarda una questione che non è stata sollevata con l’atto di appello nel grado di giudizio precedente. Il ricorso in Cassazione non può introdurre censure nuove, ma deve vertere sui punti già contestati davanti alla Corte d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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