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Ordine di demolizione: valido anche con successiva prescrizione

La Corte di Cassazione ha stabilito che un ordine di demolizione emesso con una sentenza di condanna divenuta irrevocabile mantiene la sua piena efficacia anche qualora un successivo procedimento penale, per i medesimi fatti, si concluda con una declaratoria di prescrizione del reato. Secondo la Corte, la sentenza irrevocabile costituisce un titolo esecutivo autonomo e autosufficiente che non può essere intaccato dall’esito di un secondo giudizio, il quale, peraltro, avrebbe dovuto concludersi con una declaratoria di improcedibilità per violazione del principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di un secondo processo per lo stesso fatto). Di conseguenza, il ricorso del proprietario dell’immobile abusivo è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione: Intoccabile anche da una successiva prescrizione del reato

Un ordine di demolizione contenuto in una sentenza penale di condanna, una volta divenuto definitivo, è un provvedimento che non può essere messo in discussione, neppure da una successiva sentenza che, per lo stesso identico fatto, dichiari il reato estinto per prescrizione. Questo è il principio cardine ribadito dalla Corte di Cassazione in una recente pronuncia, che chiarisce la natura ‘autosufficiente’ della sanzione ripristinatoria in materia di abusi edilizi.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguarda un cittadino condannato con una prima sentenza, divenuta irrevocabile nel 2020, per aver realizzato opere edilizie abusive. Tale sentenza conteneva, come previsto dalla legge, un ordine di demolizione delle opere illecite. Incredibilmente, per gli stessi fatti, era stato avviato un secondo procedimento penale. Quest’ultimo si è concluso nel 2023 con una sentenza di non doversi procedere, poiché il reato era nel frattempo caduto in prescrizione. Forte di questa seconda pronuncia, il condannato ha chiesto al giudice dell’esecuzione di dichiarare inefficace l’ordine di demolizione derivante dalla prima sentenza, sostenendo che la declaratoria di prescrizione dovesse prevalere. Il giudice ha respinto la richiesta e il caso è approdato in Cassazione.

L’Ordine di Demolizione e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando la piena validità ed eseguibilità del primo ordine di demolizione. La decisione si basa su principi procedurali e sostanziali molto chiari.

Il Principio di Autosufficienza del Titolo Esecutivo

Il punto centrale della decisione è che la sentenza di condanna irrevocabile costituisce un ‘titolo esecutivo’ autonomo e autosufficiente. Ciò significa che, una volta che la condanna è definitiva, l’ordine di demolizione in essa contenuto acquista una vita propria e deve essere eseguito, indipendentemente da vicende successive.

La Violazione del ‘Ne Bis in Idem’

La Cassazione ha evidenziato come la stessa esistenza di un secondo processo per il medesimo fatto costituisca una violazione del principio del ‘ne bis in idem’ (non due volte per la stessa cosa), sancito dall’articolo 649 del codice di procedura penale. Il secondo processo, pertanto, non avrebbe dovuto nemmeno arrivare a una pronuncia sulla prescrizione, ma si sarebbe dovuto chiudere con una dichiarazione di improcedibilità. Di conseguenza, un procedimento anomalo non può produrre l’effetto di vanificare un giudicato formatosi correttamente in precedenza.

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle motivazioni, la Corte chiarisce che ogni ordine di demolizione è strettamente legato allo specifico fatto illecito accertato nel relativo processo. Una successiva sentenza, anche se riguarda lo stesso immobile, non può interferire con un ordine già ‘cristallizzato’ in una decisione irrevocabile. La prescrizione estingue il reato, ma non cancella l’illecito edilizio e, soprattutto, non ha la forza di travolgere gli effetti di una condanna già passata in giudicato. La funzione dell’ordine di demolizione non è solo punitiva, ma soprattutto ripristinatoria dello stato dei luoghi violato dall’abuso. Questa finalità rimane valida anche quando la punibilità del reato viene meno per il decorso del tempo.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante monito: una volta che un ordine di demolizione è contenuto in una sentenza definitiva, non ci sono ‘seconde possibilità’ o ‘vie di fuga’ procedurali. La prescrizione maturata in un secondo, e anomalo, procedimento non può essere usata come uno scudo per salvare l’immobile abusivo. La decisione rafforza la certezza del diritto e l’effettività delle sanzioni in materia edilizia, confermando che l’obbligo di ripristinare la legalità violata è un caposaldo del sistema che non ammette deroghe basate su successive vicende processuali.

Un ordine di demolizione contenuto in una sentenza definitiva può essere annullato da una successiva sentenza che dichiara il reato prescritto?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordine di demolizione emesso con una sentenza divenuta irrevocabile è un titolo esecutivo autosufficiente e non perde efficacia a causa di una successiva sentenza di proscioglimento per prescrizione relativa allo stesso fatto.

Cosa succede se una persona viene processata due volte per lo stesso abuso edilizio?
Il secondo processo viola il principio del ‘ne bis in idem’, secondo cui nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso fatto. Pertanto, il secondo giudizio dovrebbe concludersi con una sentenza di improcedibilità e il suo esito non può in alcun modo invalidare la prima sentenza definitiva.

La stabilità della prima condanna è assoluta anche se le opere abusive fossero diverse nei due processi?
Sì, per quanto riguarda le opere oggetto della prima sentenza, l’ordine di demolizione resta pienamente valido. Se nel secondo processo fossero state contestate opere diverse e strutturalmente autonome, solo queste ultime avrebbero potuto beneficiare della prescrizione. Se invece fossero opere accessorie, dovrebbero essere demolite insieme alle principali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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