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Ordine di demolizione: validità e proporzionalità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino contro un ordine di demolizione di un immobile abusivo. La Corte ha stabilito che un ordine di demolizione derivante da una sentenza penale non è indeterminato se non riporta i dati catastali, poiché l’identificazione avviene nel processo. Inoltre, il principio di proporzionalità non può essere invocato per bloccare la demolizione quando il condannato ha avuto decenni (in questo caso dal 1992) per trovare una soluzione abitativa alternativa, dimostrando così la propria inerzia.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: La Cassazione sui Limiti di Validità e Proporzionalità

Un ordine di demolizione per un abuso edilizio può essere sospeso a causa di una presunta vaghezza o per le condizioni personali del proprietario? Con la sentenza n. 24720 del 2025, la Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali su questi aspetti, stabilendo principi netti sulla validità del titolo esecutivo e sull’applicazione del principio di proporzionalità. La decisione sottolinea come l’inerzia del condannato per un lungo periodo possa vanificare le doglianze basate sulla tutela del diritto all’abitazione.

Il Caso: La Richiesta di Sospensione dell’Ordine di Demolizione

Il caso ha origine dal ricorso di un cittadino contro un’ordinanza del GIP presso il Tribunale di Salerno. Quest’ultimo aveva respinto la richiesta di sospendere un ordine di demolizione emesso dal Procuratore della Repubblica. L’ordine riguardava un immobile costruito abusivamente e oggetto di una condanna penale definitiva.

Il ricorrente, attraverso il suo difensore, ha basato il suo ricorso per cassazione su due motivi principali, sostenendo che l’ordine fosse illegittimo e ineseguibile.

Il Primo Motivo di Ricorso: L’Indeterminatezza del Titolo

Il primo argomento sollevato dalla difesa riguardava la presunta indeterminatezza del titolo esecutivo. Secondo il ricorrente, l’ordine di demolizione era vago perché si limitava a richiamare la sentenza di condanna, la quale indicava unicamente le dimensioni del manufatto e il Comune di ubicazione. Mancavano elementi essenziali per un’identificazione certa, come i dati catastali (foglio e particella), rendendo di fatto l’ordine inefficace.

Il Secondo Motivo: L’Ordine di demolizione e il Principio di Proporzionalità

Il secondo motivo si concentrava sulla violazione del principio di proporzionalità, un criterio fondamentale elaborato anche dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). La difesa sosteneva che il giudice dell’esecuzione non avesse adeguatamente ponderato la situazione personale del ricorrente, che versava in condizioni di disagio. L’ordinanza impugnata avrebbe erroneamente respinto questa argomentazione solo perché l’interessato non aveva fatto ricorso al sistema di edilizia residenziale pubblica, senza considerare la sua situazione attuale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza di entrambi i motivi, confermando la piena legittimità dell’ordine di demolizione.

Le Motivazioni: Chiarezza del Titolo e Limiti della Proporzionalità

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa con un’analisi dettagliata.

Sulla presunta indeterminatezza del titolo, i giudici hanno chiarito una distinzione fondamentale tra l’ordine di demolizione emesso in sede penale e quello emesso in sede amministrativa. L’ordine penale è il risultato di un processo, durante il quale l’immobile abusivo viene compiutamente identificato attraverso il contraddittorio tra le parti. Pertanto, la descrizione contenuta nella sentenza di condanna è sufficiente per l’esecuzione, senza la necessità di ulteriori dettagli come i dati catastali. Questi ultimi sono invece indispensabili per gli ordini amministrativi, che vengono emessi senza un preventivo accertamento giudiziale.

Per quanto riguarda il principio di proporzionalità, la Cassazione ha ribadito che, sebbene il diritto all’abitazione sia tutelato, non è assoluto. Deve essere bilanciato con altri valori costituzionali, come la tutela del territorio e dell’ambiente. Il giudice deve effettuare un test di proporzionalità, considerando vari fattori: la consapevolezza dell’illecito, la gravità dell’abuso, le condizioni personali dell’interessato (età, salute, reddito) e il tempo trascorso. Tuttavia, in questo caso, un elemento è risultato decisivo: l’ordine di demolizione era esecutivo sin dal 1992. Il ricorrente ha avuto oltre trent’anni per trovare una soluzione abitativa alternativa, ma non ha mai dimostrato di essersi attivato in tal senso, ad esempio richiedendo l’accesso all’edilizia residenziale pubblica. L’inerzia prolungata del condannato non può, secondo la Corte, essere premiata consentendogli di lucrare sulle conseguenze del proprio inadempimento a una sentenza irrevocabile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida due principi di grande importanza pratica:

1. Validità dell’ordine di demolizione penale: Un ordine di demolizione che scaturisce da una condanna penale è valido e sufficientemente determinato anche se non contiene i dati catastali, poiché l’identificazione precisa dell’immobile è già avvenuta nella fase processuale.
2. Limiti del principio di proporzionalità: Le condizioni personali e familiari disagiate, pur essendo un fattore rilevante, non possono costituire un ostacolo insormontabile all’esecuzione di un ordine di demolizione, specialmente quando il condannato ha avuto a disposizione un lasso di tempo estremamente lungo per regolarizzare la propria situazione o trovare alternative abitative. L’inerzia colpevole non merita tutela.

Un ordine di demolizione penale deve contenere i dati catastali per essere valido?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’identificazione dell’immobile abusivo avviene in modo compiuto durante il processo penale, in contraddittorio tra le parti. Pertanto, a differenza degli ordini amministrativi, non è necessaria l’indicazione dei dati catastali nel titolo esecutivo penale per garantirne la validità e la determinatezza.

Le difficili condizioni personali (età, salute, reddito) possono sempre bloccare un ordine di demolizione?
No. Sebbene il principio di proporzionalità imponga al giudice di valutare tali condizioni, esse non sono di per sé risolutive. La Corte ha stabilito che non possono impedire l’esecuzione se il condannato ha avuto un tempo sufficiente e ragionevole (in questo caso, dal 1992) per trovare soluzioni abitative alternative e non ha dimostrato di aver agito in tal senso. L’inerzia del singolo non può prevalere sull’interesse pubblico al ripristino della legalità.

Qual è la principale differenza tra un ordine di demolizione penale e uno amministrativo riguardo l’identificazione dell’immobile?
L’ordine di demolizione penale consegue a un accertamento giudiziale avvenuto in un processo, dove l’immobile è stato già compiutamente identificato. L’ordine amministrativo, invece, non presuppone un processo e deve quindi contenere una descrizione puntuale e dettagliata dell’immobile da demolire, inclusi i riferimenti catastali, per essere considerato legittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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