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Ordine di demolizione: vale anche per il terzo acquirente

La Corte di Cassazione ha stabilito che un ordine di demolizione per un immobile abusivo si applica anche al terzo acquirente, anche se in buona fede. Il principio di proporzionalità non può essere invocato per bloccare la demolizione di una parte non essenziale dell’abitazione, come un terrazzo, poiché prevale l’esigenza di ripristinare la legalità urbanistica.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Inefficace la Difesa del Terzo Acquirente

L’acquisto di un immobile può nascondere insidie, specialmente quando emerge un ordine di demolizione per abusi edilizi commessi dal precedente proprietario. In una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un terzo acquirente che, dopo aver comprato una casa, si è visto respingere la richiesta di revoca della demolizione. Questa decisione chiarisce i rigidi limiti entro cui operano la buona fede dell’acquirente e il principio di proporzionalità, riaffermando la natura inderogabile del ripristino della legalità urbanistica.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un privato, terzo acquirente di un immobile, di revocare l’ordine di demolizione che gravava su di esso. L’acquirente aveva comprato la proprietà nel 2017 e sosteneva di essere in buona fede. L’abuso edilizio contestato consisteva in un ampliamento, specificamente un terrazzo, per il quale in passato era stato persino rilasciato un condono edilizio, sebbene il Comune avesse successivamente manifestato l’intenzione di revocarlo.

Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava l’istanza. L’acquirente, che abitava nell’immobile con la sua famiglia, decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando la violazione di diversi principi giuridici, tra cui il diritto al rispetto della vita privata e familiare e il principio di proporzionalità.

L’Ordine di Demolizione e le Obiezioni del Ricorrente

Il ricorrente basava la sua difesa su due argomenti principali:

1. Violazione del principio di proporzionalità: Sosteneva che la demolizione fosse una misura sproporzionata, in violazione dell’art. 8 della CEDU, poiché avrebbe privato la sua famiglia, inclusi figli in tenera età, della propria abitazione. A suo dire, il giudice avrebbe dovuto attendere la conclusione dell’iter amministrativo sulla revoca del condono prima di agire.
2. Legittimo affidamento: L’acquirente riteneva di poter fare legittimo affidamento sulla correttezza dell’operato della Pubblica Amministrazione, dato che un condono era stato rilasciato in precedenza. La sua posizione di terzo acquirente, estraneo all’abuso, doveva, secondo lui, essere tutelata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni nette e di grande importanza pratica. I giudici hanno chiarito che l’ordine di demolizione emesso dal giudice penale ha una natura di “sanzione reale”, il che significa che è legato all’immobile e non alla persona che ha commesso l’illecito. Di conseguenza, deve essere eseguito nei confronti di chiunque abbia un diritto reale o personale sull’immobile, inclusi i successivi acquirenti. La Corte ha specificato che la mancata condanna del terzo acquirente per l’abuso edilizio non equivale automaticamente a una posizione di buona fede.

Sul punto cruciale del principio di proporzionalità, la Suprema Corte ha stabilito che esso non può essere invocato per paralizzare il ripristino di un “ordine urbanistico” violato. Utilizzarlo in modo indiscriminato porterebbe a legittimare, di fatto, le opere abusive. La verifica del rispetto di tale principio, secondo la Corte, è ristretta alla tutela del diritto di proprietà e delle sue forme di godimento più dirette, come l’abitazione principale. Tuttavia, nel caso specifico, l’abuso riguardava un “terrazzo” realizzato a copertura di un corpo di fabbrica abusivo. La Corte ha ritenuto che un terrazzo non sia funzionale al diretto esercizio del primario diritto di abitazione, ma costituisca una pertinenza. Pertanto, la sua demolizione non incide in modo sproporzionato sul nucleo essenziale del diritto all’abitazione.

Infine, ogni altra censura, come quella relativa all’anticipazione del giudizio rispetto alla revoca del condono, è stata giudicata manifestamente infondata e irrilevante.

Le conclusioni

La sentenza conferma un orientamento consolidato e rigoroso: l’ordine di demolizione è uno strumento potente per la tutela del territorio e non ammette facili eccezioni. La posizione del terzo acquirente, anche se apparentemente in buona fede, non è sufficiente a bloccarne l’esecuzione. La natura “reale” della sanzione la rende opponibile a chiunque diventi proprietario dell’immobile abusivo. Il principio di proporzionalità, pur essendo un cardine del nostro ordinamento, trova un limite invalicabile quando l’abuso non riguarda l’essenza stessa del diritto all’abitazione ma una sua pertinenza. Questa decisione serve da monito per chi acquista un immobile: è fondamentale eseguire controlli urbanistici approfonditi per evitare di ereditare le conseguenze di illeciti commessi da altri.

L’ordine di demolizione si applica anche a chi ha acquistato l’immobile in un secondo momento e non ha commesso l’abuso?
Sì. La Corte di Cassazione ha ribadito che l’ordine di demolizione ha carattere reale, cioè è legato all’immobile e non alla persona. Pertanto, deve essere eseguito nei confronti di tutti i soggetti che hanno un diritto sul bene, inclusi i terzi acquirenti, anche se non hanno partecipato alla commissione del reato.

Il principio di proporzionalità può bloccare un ordine di demolizione se nell’immobile vive una famiglia?
Generalmente no, specialmente se l’abuso non riguarda la parte essenziale dell’abitazione. La Corte ha chiarito che il principio di proporzionalità non può essere usato per legittimare un’illegalità urbanistica. Nel caso di specie, trattandosi di un terrazzo (una pertinenza), la sua demolizione non è stata considerata una violazione sproporzionata del diritto all’abitazione della famiglia.

Un condono edilizio, anche se in fase di revoca, crea un legittimo affidamento per il nuovo acquirente?
No. Secondo la Corte, la deduzione difensiva basata sul legittimo affidamento perde consistenza di fronte alla natura reale dell’ordine di demolizione. L’obbligo di ripristinare la legalità prevale, e la posizione di terzo acquirente non è sufficiente a paralizzare l’esecuzione della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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