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Ordine di demolizione: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore della Repubblica contro la revoca di un ordine di demolizione. La vicenda riguarda un abuso edilizio per il quale era stato ottenuto un permesso in sanatoria, annullato e poi ripristinato in via definitiva dal giudice amministrativo. La Corte ha stabilito che la legittimità del permesso, coperta da giudicato amministrativo, non poteva essere nuovamente messa in discussione in sede di esecuzione penale, rendendo le argomentazioni del ricorrente non pertinenti.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Quando la Decisione del Giudice Amministrativo è Intoccabile

Un recente intervento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44057 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale nel rapporto tra giurisdizione penale e amministrativa in materia di abusi edilizi. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la revoca di un ordine di demolizione, poiché la legittimità del permesso in sanatoria era già stata sancita da un giudicato amministrativo. Analizziamo questa complessa vicenda per comprendere la portata della decisione.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine da una sentenza penale del 2002, con cui un soggetto veniva condannato per plurime violazioni urbanistiche e paesaggistiche, con conseguente ordine di demolizione delle opere abusive. La sentenza divenne irrevocabile nello stesso anno.

Il percorso successivo è stato tortuoso e si è sviluppato su un doppio binario, penale e amministrativo:
1. Nel 2008, il Comune competente rilasciava un permesso di costruire in sanatoria, regolarizzando di fatto l’abuso.
2. Nel 2016, lo stesso Comune, in un atto di autotutela, annullava il permesso precedentemente concesso.
3. L’interessato impugnava l’annullamento davanti al TAR, che nel 2019 gli dava ragione, annullando a sua volta il provvedimento del Comune e rendendo nuovamente efficace il permesso in sanatoria. Questa sentenza del TAR è diventata definitiva (giudicato amministrativo).
4. Il Giudice dell’esecuzione penale, chiamato a decidere sulla persistenza dell’ordine di demolizione contenuto nella vecchia sentenza penale, ne ha disposto la revoca, proprio in virtù del permesso in sanatoria tornato in vigore.
È contro quest’ultima decisione che il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione sulla Revoca dell’Ordine di Demolizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Procuratore inammissibile. La tesi del ricorrente si basava sull’idea che il permesso in sanatoria fosse illegittimo fin dall’origine, poiché rilasciato quando l’immobile era già stato acquisito di diritto al patrimonio comunale per effetto della mancata demolizione. Tuttavia, questo argomento non poteva più essere esaminato.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha chiarito che il punto centrale della questione era già stato risolto in un’altra sede e con efficacia vincolante. Il TAR, con una sentenza passata in giudicato, aveva annullato l’atto di autotutela del Comune, di fatto confermando la piena validità ed efficacia del permesso di costruire in sanatoria.

Questo “giudicato amministrativo” ha creato una barriera insormontabile per il giudice penale. Quest’ultimo, in sede di esecuzione, non può sindacare nuovamente la legittimità di un atto amministrativo la cui validità è stata accertata in via definitiva dal giudice competente (il TAR). Pertanto, il tentativo del Procuratore di rimettere in discussione la legittimità del permesso è stato considerato un’argomentazione non pertinente e preclusa. La Corte ha specificato che il dibattito si sarebbe dovuto concentrare su altri profili, come la tipologia delle opere o i vincoli specifici, ma non sulla questione dell’acquisizione al patrimonio comunale, ormai superata dalla decisione amministrativa.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio cruciale: l’autonomia e la definitività delle decisioni prese nelle diverse giurisdizioni. Una volta che il giudice amministrativo ha stabilito con sentenza definitiva la legittimità di un titolo edilizio, come un permesso in sanatoria, il giudice penale non può ignorare tale decisione in fase esecutiva. L’ordine di demolizione, essendo un provvedimento che presuppone l’assenza di un titolo abilitativo valido, perde la sua ragion d’essere se un titolo valido viene riconosciuto in via definitiva. Questa pronuncia offre quindi una maggiore certezza del diritto, impedendo che questioni già decise in una sede competente possano essere riaperte all’infinito in un’altra.

È possibile contestare la validità di un permesso in sanatoria durante l’esecuzione di un ordine di demolizione se un giudice amministrativo ha già confermato la sua legittimità?
No. Secondo la Corte, se la validità di un permesso di costruire in sanatoria è stata confermata da una sentenza del giudice amministrativo passata in giudicato, il giudice dell’esecuzione penale non può più metterne in discussione la legittimità. La decisione amministrativa è vincolante.

Perché il ricorso del Procuratore è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché sollevava questioni (come l’avvenuta acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale) che erano già state superate e precluse dalla sentenza definitiva del TAR. La Corte di Cassazione ha considerato questi argomenti come non pertinenti rispetto all’oggetto del giudizio, che doveva invece limitarsi a prendere atto della legittimità del permesso in sanatoria accertata in sede amministrativa.

Cosa succede all’ordine di demolizione dopo questa sentenza?
La sentenza della Cassazione conferma la decisione del giudice dell’esecuzione che ha revocato l’ordine di demolizione. Di conseguenza, l’ordine di demolizione contenuto nella sentenza penale del 2002 viene definitivamente meno e l’immobile, sanato dal permesso di costruire, non dovrà essere abbattuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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