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Ordine di demolizione: ricorso generico inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un ordine di demolizione per un abuso edilizio. Il ricorrente aveva richiesto la sospensione basandosi sul nuovo “Decreto Salva Casa”, ma la sua istanza è stata ritenuta generica e presentata tardivamente. La Corte ha inoltre chiarito che la nuova normativa non si applica agli immobili costruiti in totale assenza di permesso, rendendo inefficace la richiesta di sanatoria e confermando l’ordine di demolizione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e “Decreto Salva Casa”: la Cassazione fa chiarezza

L’introduzione di nuove normative, come il cosiddetto “Decreto Salva Casa”, genera spesso aspettative in chi si trova a fronteggiare un ordine di demolizione per un abuso edilizio. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali, sottolineando che non basta invocare una nuova legge per bloccare l’esecuzione di una condanna. È necessario che la richiesta di sospensione sia specifica, tempestiva e fondata su presupposti concreti. Vediamo nel dettaglio cosa ha stabilito la Suprema Corte.

Il Contesto del Caso

La vicenda riguarda un cittadino condannato in via definitiva per un illecito urbanistico, consistente nella realizzazione di un edificio in muratura di un solo piano, in parte seminterrato. A seguito della condanna, divenuta irrevocabile nel 2009, era stato emesso il relativo ordine di demolizione.

Nel 2024, a seguito dell’ingiunzione a demolire da parte del Pubblico Ministero, il condannato ha presentato un’istanza al Tribunale per ottenere la revoca o la sospensione dell’ordine, facendo leva sull’entrata in vigore del “Decreto Salva Casa” (d.l. n. 69 del 2024). Il Tribunale, però, ha respinto la richiesta, evidenziando la sua genericità e l’assenza di procedimenti amministrativi concreti volti alla regolarizzazione dell’immobile.

La Genericità del Ricorso contro l’Ordine di Demolizione

Il proprietario dell’immobile ha quindi proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, tuttavia, ha confermato la decisione del Tribunale, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta genericità. Questo principio è cruciale: per ottenere la sospensione di un ordine di demolizione, non è sufficiente affermare di aver presentato un’istanza di sanatoria.

L’Istanza di Sanatoria Tardiva e Indeterminata

La Corte ha osservato che, al momento della decisione del Tribunale, non era stata presentata alcuna istanza di sanatoria; questa è stata depositata solo successivamente. Inoltre, l’istanza stessa, allegata al ricorso, è risultata una semplice richiesta di condono ai sensi della nuova legge, priva di qualsiasi dettaglio sulle irregolarità specifiche dell’immobile e sulle norme che ne avrebbero consentito la regolarizzazione. Una prospettazione così indeterminata non permette al giudice di valutare la probabilità che l’amministrazione accolga la domanda, requisito fondamentale per sospendere l’esecuzione.

I Limiti Applicativi del “Decreto Salva Casa”

Il punto più significativo della sentenza riguarda l’interpretazione del nuovo art. 36-bis del Testo Unico dell’Edilizia (d.P.R. 380/2001), introdotto proprio dal “Decreto Salva Casa”. La Corte ha chiarito che questa norma è stata pensata per regolarizzare le “parziali difformità” rispetto a un titolo edilizio esistente o le “variazioni essenziali”.

Nel caso di specie, l’opera era stata realizzata in totale assenza del permesso di costruire. Di conseguenza, la disciplina della sanatoria prevista dall’art. 36-bis non è applicabile a questa tipologia di abuso, considerato più grave. Il ricorrente non ha fornito alcun elemento per dimostrare il contrario, rendendo la sua richiesta priva di fondamento giuridico.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano su un orientamento consolidato e rigoroso. Un ordine di demolizione, essendo il risultato di una sentenza penale passata in giudicato, può essere revocato o sospeso solo in circostanze eccezionali. Queste si verificano quando esiste un atto amministrativo (come una sanatoria concessa) o una decisione del giudice amministrativo palesemente incompatibile con l’abbattimento. In alternativa, è possibile ottenere una sospensione se si dimostra, con elementi concreti e specifici, che un tale provvedimento favorevole è ragionevolmente prevedibile in tempi brevi.

Nel caso analizzato, mancavano entrambi i presupposti. L’istanza di sanatoria non solo era tardiva, ma soprattutto generica e apparentemente non pertinente alla tipologia di abuso commesso. La Corte ha sottolineato che una semplice speranza di regolarizzazione, non supportata da una documentazione dettagliata e da un’analisi precisa delle norme applicabili, non può paralizzare l’esecuzione di una pena ripristinatoria come la demolizione. La genericità della prospettazione difensiva ha impedito al giudice di ravvisare qualsiasi incompatibilità, anche solo futura, con l’esecuzione dell’ordine.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per chi intende avvalersi di nuove normative per sanare abusi edilizi. La decisione chiarisce che l’esistenza di un ordine di demolizione definitivo richiede un approccio estremamente rigoroso e documentato per poterne chiedere la sospensione. Non basta presentare una domanda di sanatoria; è indispensabile che questa sia:
1. Tempestiva: Presentata prima che il giudice dell’esecuzione decida sull’istanza di sospensione.
2. Specifica: Dettagliata nell’indicare le irregolarità e le norme che ne consentirebbero la regolarizzazione.
3. Pertinente: Fondata su una disciplina applicabile al caso concreto (in questo caso, il “Decreto Salva Casa” non si applica agli abusi realizzati in totale assenza di titolo).

In assenza di questi elementi, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguente prosecuzione delle procedure di abbattimento dell’opera abusiva.

È possibile sospendere un ordine di demolizione basandosi sul “Decreto Salva Casa”?
Sì, ma solo a condizioni molto rigorose. È necessario dimostrare, con un’istanza di sanatoria specifica e dettagliata, che l’abuso rientra effettivamente nei casi previsti dalla nuova legge e che esiste una concreta e ragionevole probabilità che la sanatoria venga concessa. Una richiesta generica o tardiva non è sufficiente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile a causa della sua totale genericità. L’istante non ha specificato le irregolarità dell’immobile, né ha illustrato come la nuova normativa sulla sanatoria potesse applicarsi al suo caso. Inoltre, al momento della decisione del giudice dell’esecuzione, non era stata ancora presentata alcuna istanza di sanatoria.

Il “Decreto Salva Casa” si applica a tutti i tipi di abusi edilizi?
No. Secondo l’interpretazione fornita dalla Corte in questa sentenza, la sanatoria introdotta dall’art. 36-bis del d.P.R. 380/2001 riguarda interventi in parziale difformità dal permesso di costruire o con variazioni essenziali. Non è applicabile, invece, a opere realizzate in totale assenza del permesso di costruire, che costituiscono una violazione più grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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