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Ordine di demolizione: revoca illegittima per condono

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un tribunale che aveva revocato un ordine di demolizione per un grande immobile abusivo. La revoca era stata concessa sulla base di un condono edilizio ottenuto dai nuovi proprietari. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice dell’esecuzione deve verificare la legittimità del condono e ha ravvisato un’ipotesi di frazionamento fraudolento delle domande per eludere i limiti volumetrici. Ha inoltre ribadito che l’ordine di demolizione è una misura obbligatoria a carattere reale, che non viene meno per il solo acquisto da parte di terzi, la cui tutela è demandata a rimedi civilistici.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e Condono: Quando la Sanatoria Non Salva l’Immobile

La Corte di Cassazione, con una recente e significativa pronuncia, è tornata a fare chiarezza sul complesso rapporto tra un ordine di demolizione emesso a seguito di un abuso edilizio e la successiva ottenuta sanatoria. La sentenza analizza il caso di un grande palazzo costruito illegalmente, le cui unità abitative erano state poi vendute a terzi acquirenti. Questi ultimi, ottenendo un permesso in sanatoria, erano riusciti a far revocare in primo grado l’ordine di abbattimento. La Suprema Corte, però, ha ribaltato la decisione, riaffermando la natura vincolante e reale dell’ordine demolitorio e ponendo severi limiti alla sua revocabilità.

I Fatti: La Costruzione Abusiva e il Frazionamento delle Domande di Condono

La vicenda trae origine dalla costruzione di un imponente edificio di otto piani, realizzato in totale assenza di titolo edilizio e in violazione delle normative antisismiche. Il costruttore originario, condannato penalmente, aveva ricevuto un ordine di demolizione per l’intero manufatto.

Per aggirare l’ostacolo, era stata architettata una strategia complessa: l’edificio era stato frazionato in 24 unità immobiliari e, per ciascuna coppia di unità, erano state presentate distinte domande di condono ai sensi della L. 724/94. Questa mossa mirava a mantenere le singole cubature al di sotto della soglia massima di 750 mc prevista dalla legge, eludendo così un limite invalicabile. Successivamente, le singole unità venivano vendute a terzi, i quali ereditavano le istanze di condono pendenti. Anni dopo, il Comune rilasciava un permesso a costruire in sanatoria per alcune di queste unità.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione e la Revoca dell’Ordine di Demolizione

Forti del permesso in sanatoria, i nuovi proprietari si rivolgevano al giudice dell’esecuzione, chiedendo la revoca del vecchio ordine di demolizione. Il tribunale accoglieva l’istanza, ritenendo che il condono avesse sanato l’abuso, rendendo l’ordine ineseguibile. La decisione si fondava anche sul principio di proporzionalità, volto a proteggere l’affidamento, la libertà e il diritto di abitazione dei ricorrenti, considerati terzi rispetto all’abuso originario.

L’Analisi della Cassazione sull’Ordine di Demolizione e la Legittimità del Condono

La Procura della Repubblica impugnava l’ordinanza, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, smontando pezzo per pezzo la decisione del giudice di merito.

Il punto centrale della sentenza è la riaffermazione della natura dell’ordine di demolizione. Non si tratta di una sanzione personale contro il reo, ma di una misura ripristinatoria a carattere “reale”, che si applica all’immobile abusivo in sé e segue le sue vicende giuridiche, inclusi i passaggi di proprietà.

Di conseguenza, il giudice dell’esecuzione non può limitarsi a prendere atto dell’esistenza di un titolo in sanatoria, ma ha il potere e il dovere di sindacarne la legittimità. Nel caso di specie, secondo la Corte, emergevano chiaramente plurimi indizi della natura “fraudolenta” del frazionamento delle domande di condono, un artificio volto unicamente a eludere i limiti di legge. Un condono ottenuto su presupposti illegittimi è, a sua volta, illegittimo e non può produrre l’effetto di paralizzare l’ordine del giudice.

Principio di Proporzionalità e Tutela degli Acquirenti

La Corte affronta anche il tema del principio di proporzionalità e della tutela degli acquirenti. Pur riconoscendo l’importanza del diritto all’abitazione, i giudici supremi chiariscono che tale principio non può essere invocato per sanare situazioni di illegalità conclamata, specialmente quando la “buona fede” degli acquirenti è dubbia. Essi, infatti, avevano acquistato gli immobili con la piena consapevolezza che era pendente una domanda di condono, assumendosene il rischio.

La tutela dei terzi, conclude la Corte, non risiede nell’impedire il ripristino della legalità, ma negli strumenti del diritto civile, come l’azione di risarcimento del danno nei confronti del venditore. La demolizione è una conseguenza diretta dell’illecito edilizio, necessaria per ripristinare l’assetto urbanistico violato.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su consolidati principi giuridici. In primo luogo, la natura obbligatoria e reale dell’ordine di demolizione, che incide sul bene e non sulla persona, e la sua irrevocabilità se non a fronte di un provvedimento sanante pienamente legittimo. In secondo luogo, il potere-dovere del giudice dell’esecuzione di verificare la legittimità sostanziale, e non solo formale, del condono. Infine, una corretta applicazione del principio di proporzionalità, che non può tradursi in un’automatica prevalenza del diritto di abitazione sull’interesse pubblico al rispetto delle norme urbanistiche, soprattutto a fronte di condotte elusive.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di revoca, rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo esame. Questa sentenza costituisce un importante monito: il condono edilizio non è una sanatoria indiscriminata e la sua legittimità può essere sempre vagliata dal giudice penale. L’ordine di demolizione si conferma come uno strumento essenziale e non facilmente eludibile per il ripristino della legalità, e gli acquirenti di immobili a rischio di abuso devono essere consapevoli che la loro tutela primaria risiede in azioni civili contro chi ha venduto loro il bene, non nella paralisi della giustizia penale.

Un condono edilizio ottenuto successivamente può sempre bloccare un ordine di demolizione?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il giudice dell’esecuzione penale ha il potere e il dovere di verificare la legittimità del condono. Se il condono è stato ottenuto in modo illegittimo, ad esempio attraverso un frazionamento artificioso delle domande per eludere i limiti di volumetria, non può paralizzare l’ordine di demolizione.

I diritti dei terzi acquirenti in buona fede prevalgono sull’ordine di demolizione?
Non necessariamente. La sentenza stabilisce che l’ordine di demolizione è una misura a carattere “reale”, che segue l’immobile a prescindere dai passaggi di proprietà. Inoltre, la buona fede può essere messa in discussione se, come nel caso di specie, l’acquisto è avvenuto quando la domanda di condono era ancora pendente. La tutela degli acquirenti è affidata agli strumenti civilistici, come l’azione di risarcimento danni contro il venditore.

Come si applica il “principio di proporzionalità” in questi casi?
Il principio di proporzionalità richiede un bilanciamento tra l’interesse pubblico al ripristino della legalità violata e i diritti dei singoli, come il diritto all’abitazione. Tuttavia, la Corte sottolinea che tale principio non può essere usato per eludere la funzione ripristinatoria dell’ordine di demolizione, che è una misura volta a ristabilire l’ordine urbanistico e non una sanzione personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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