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Ordine di demolizione: quando si revoca la sospensione?

La Cassazione conferma la revoca della sospensione di un ordine di demolizione. La sola pendenza di un ricorso amministrativo, senza allegare elementi concreti sulla probabilità di un esito favorevole, non è sufficiente a giustificare il mantenimento della sospensione dell’esecuzione della sanzione penale.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e Ricorso Amministrativo: Quando si Revoca la Sospensione?

La gestione di un ordine di demolizione emesso in sede penale rappresenta una fase delicata, specialmente quando si intreccia con procedimenti amministrativi pendenti, come una richiesta di condono. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 10329/2025) fa luce su un punto cruciale: la semplice pendenza di un ricorso amministrativo non è sufficiente a garantire la sospensione dell’ordine di abbattimento. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Suprema Corte.

Il Caso: La Revoca della Sospensione di un Ordine di Demolizione

La vicenda nasce da una sentenza di condanna del 1997 che, tra le altre cose, disponeva la demolizione di un immobile abusivo. L’esecuzione di tale ordine era stata sospesa. Successivamente, il Procuratore della Repubblica chiedeva e otteneva dal Tribunale la revoca di tale sospensione, riattivando di fatto la procedura di abbattimento.

I motivi del ricorso in Cassazione

L’erede del condannato originale ha presentato ricorso per cassazione contro la decisione del Tribunale. La sua tesi si basava su un presupposto: era pendente un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro il diniego di condono per l’immobile. Secondo il ricorrente, il giudice penale avrebbe dovuto considerare questa pendenza come un ‘principio di prova’ della possibile conclusione favorevole del procedimento amministrativo, mantenendo così sospeso l’ordine di demolizione.

L’Onere di Allegazione nell’Esecuzione Penale e l’Ordine di Demolizione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale in fase esecutiva. Chi chiede la sospensione o la revoca di un ordine di demolizione non ha un vero e proprio ‘onere della prova’, ma un più limitato ‘onere di allegazione’.

Ciò significa che la parte interessata non deve dimostrare con prove definitive che avrà ragione nel procedimento amministrativo, ma deve fornire al giudice tutti gli elementi concreti e specifici sui quali basa la sua richiesta. Deve, in altre parole, prospettare e indicare i fatti che rendono la sua richiesta fondata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’analisi chiara e rigorosa del rapporto tra giurisdizione penale e amministrativa in materia di abusi edilizi. I giudici hanno evidenziato due carenze fondamentali nell’argomentazione del ricorrente.

Il Principio dell’Onere di Allegazione

Il ricorrente si era limitato a documentare l’avvenuta presentazione del ricorso straordinario, senza però adempiere al suo onere di allegazione. In particolare, non aveva fornito al giudice alcuna informazione su due aspetti cruciali:
1. I tempi di definizione: non era stato allegato alcun elemento per prevedere una tempistica del procedimento amministrativo.
2. La probabilità di esito favorevole: soprattutto, non era stato rappresentato alcun elemento concreto e specifico per cui il ricorso amministrativo avrebbe dovuto, verosimilmente, avere un esito positivo per l’interessato.

L’Irrilevanza della Mera Pendenza del Ricorso

La Corte ha quindi ribadito che l’ordine di demolizione, sostenuto da un rilevante interesse pubblico all’eliminazione delle conseguenze di un reato urbanistico, può essere sospeso solo in presenza di elementi che rendano probabile un imminente esito favorevole del procedimento amministrativo. La sola esistenza di un ricorso pendente, senza ulteriori specificazioni sulla sua fondatezza, è un dato neutro e insufficiente a paralizzare l’esecuzione della sanzione penale.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza sull’Ordine di Demolizione?

Questa sentenza offre una lezione pratica fondamentale. Per ottenere la sospensione di un ordine di demolizione in attesa della definizione di un procedimento amministrativo (come un condono), non basta affermare che tale procedimento esiste. È indispensabile fornire al giudice dell’esecuzione elementi concreti che facciano apparire come probabile, e non solo possibile, un esito favorevole. In assenza di tale allegazione specifica, il giudice penale ha il potere-dovere di procedere con l’esecuzione dell’ordine di abbattimento, revocando un’eventuale sospensione precedentemente concessa, per tutelare l’interesse pubblico al ripristino della legalità violata.

La semplice presentazione di un ricorso amministrativo (ad esempio, per un condono) è sufficiente a sospendere l’ordine di demolizione emesso dal giudice penale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mera pendenza di un procedimento amministrativo non è di per sé sufficiente a giustificare la sospensione, se non è accompagnata da elementi che ne suggeriscano un probabile esito favorevole.

Cosa deve fare chi chiede la sospensione dell’ordine di demolizione per avere successo?
Deve adempiere a un ‘onere di allegazione’. Ciò significa che deve indicare al giudice i fatti e gli elementi concreti che rendano probabile un esito del procedimento amministrativo contrario alla demolizione, non limitandosi a provare la sola esistenza del ricorso.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente si è limitato a documentare l’esistenza di un ricorso amministrativo pendente, senza fornire al giudice alcun elemento sui possibili tempi di definizione né, soprattutto, sulle ragioni concrete che ne rendessero probabile l’accoglimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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