LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ordine di demolizione: quando può essere revocato?

La Corte di Cassazione annulla la revoca di un ordine di demolizione, stabilendo che tale ordine ha natura reale e segue l’immobile, non la persona. Né le modifiche successive all’abuso edilizio, né il trasferimento della proprietà a terzi possono, da sole, giustificare la revoca della sanzione ripristinatoria. La revoca è ammissibile solo in caso di incompatibilità con successivi provvedimenti amministrativi, come una sanatoria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione: la Cassazione ne riafferma la stabilità

L’ordine di demolizione di un immobile abusivo è uno degli strumenti più incisivi per il ripristino della legalità urbanistica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui limiti alla sua revocabilità, anche quando l’immobile subisce modifiche o cambia proprietario. La Suprema Corte ha annullato un’ordinanza di un Tribunale che aveva revocato un ordine di demolizione, ribadendo la natura reale e ripristinatoria di questa sanzione.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso della Procura della Repubblica contro la decisione di un Tribunale che, in fase di esecuzione, aveva revocato un ordine di demolizione emesso con una sentenza di patteggiamento divenuta definitiva anni prima. Il condannato aveva ottenuto la revoca sostenendo che l’immobile fosse nel frattempo cambiato, presentando ‘minori dimensioni’, e che lui fosse estraneo a successivi abusi edilizi commessi dalla coniuge, alla quale il bene era stato trasferito. Il Tribunale aveva accolto questa tesi, ritenendo che la diversità dell’immobile e l’estraneità del condannato ai nuovi abusi creassero un’incompatibilità con l’ordine originario.

La Revocabilità dell’ordine di demolizione

La Procura ha impugnato tale decisione, sostenendo che la motivazione fosse illogica e in contrasto con la legge. Secondo l’accusa, né il trasferimento di proprietà né le successive modifiche dell’immobile potevano giustificare la revoca. L’ordine di demolizione, infatti, ha natura di sanzione amministrativa a carattere reale, il cui scopo è ripristinare lo stato dei luoghi. La sua efficacia non viene meno se il bene viene venduto o se vengono realizzate ulteriori opere abusive, che anzi si ‘aggiungono’ all’abuso originario. La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni della Procura, annullando il provvedimento di revoca e rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo esame.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su principi consolidati. Innanzitutto, ha ribadito che un ordine di demolizione contenuto in una sentenza passata in giudicato può essere revocato in fase esecutiva solo in presenza di situazioni che lo rendano oggettivamente incompatibile. Tali situazioni includono, ad esempio, il rilascio di un permesso di costruire in sanatoria o la presentazione di un’istanza di condono con buone probabilità di accoglimento.

Nel caso specifico, il giudice dell’esecuzione non aveva verificato la presenza di tali atti amministrativi. La sua motivazione, basata sulla ‘diversità’ e sulle ‘minori dimensioni’ dell’immobile, è stata giudicata carente. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la variazione dell’immobile non esclude che si tratti di una semplice modifica o trasformazione dell’abuso originario. La giurisprudenza costante, infatti, stabilisce che l’ordine di demolizione riguarda l’edificio abusivo nel suo complesso, comprese tutte le aggiunte, modifiche e superfetazioni successive alla condanna. Il dovere di ‘restitutio in integrum’ si estende a tutto ciò che perpetua l’illecito edilizio.

Inoltre, la Corte ha smontato l’argomento relativo al trasferimento di proprietà. Essendo una sanzione di carattere reale, l’ordine grava sull’immobile e segue le sue vicende giuridiche. Ricade quindi sul soggetto che ha la disponibilità del bene, indipendentemente dal fatto che sia l’autore materiale dell’abuso. L’alienazione a terzi non può diventare un escamotage per eludere l’obbligo di ripristino.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza la stabilità dell’ordine di demolizione. Le implicazioni pratiche sono chiare: chi acquista un immobile deve essere consapevole che un ordine di demolizione pendente resterà efficace e dovrà essere eseguito. Allo stesso modo, modificare un immobile abusivo dopo la condanna non solo non sana la situazione, ma estende l’obbligo di demolizione anche alle nuove opere. La revoca resta un’eccezione, legata non alle vicende del bene o dei suoi proprietari, ma esclusivamente a provvedimenti amministrativi che ne certifichino la sopravvenuta legittimità.

La vendita di un immobile abusivo a un’altra persona annulla l’ordine di demolizione?
No, la vendita non annulla l’ordine. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordine di demolizione è una sanzione di carattere reale, che grava sull’immobile stesso e non sulla persona che ha commesso l’abuso. Pertanto, l’ordine rimane valido ed efficace anche dopo l’alienazione a terzi.

Se un immobile abusivo viene modificato dopo la condanna, l’ordine di demolizione è ancora valido?
Sì, l’ordine rimane valido e si estende anche alle modifiche. La giurisprudenza afferma che l’ordine di demolizione riguarda l’edificio nel suo complesso, incluse eventuali aggiunte o modifiche successive. Il dovere di ripristinare lo stato dei luoghi si estende a tutto ciò che costituisce l’abuso originario e le sue successive trasformazioni.

In quali casi è possibile revocare un ordine di demolizione già definitivo?
La revoca è possibile solo in casi specifici di ‘incompatibilità’ sopravvenuta, come il rilascio di un permesso in sanatoria (condono) o altri atti amministrativi che rendono legittimo il manufatto. La semplice modifica fisica dell’immobile o il cambio di proprietà non costituiscono, di per sé, una causa di incompatibilità sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati