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Ordine di demolizione: quando può essere revocato?

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza che revocava un ordine di demolizione penale. La sentenza chiarisce che l’annullamento di un provvedimento amministrativo da parte del TAR per vizi procedurali non è sufficiente a giustificare la revoca dell’ordine del giudice penale. È necessaria una valutazione nel merito per stabilire un’effettiva e insanabile incompatibilità.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: L’Annullamento del TAR non Basta per la Revoca

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25604 del 2025, è intervenuta su un tema cruciale in materia edilizia: le condizioni per la revoca di un ordine di demolizione penale. La decisione chiarisce che l’annullamento di un’ordinanza di demolizione comunale da parte del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) non comporta automaticamente la revoca dell’ordine emesso dal giudice penale. È necessaria un’analisi più approfondita, che il giudice dell’esecuzione non può omettere.

Il Contesto del Caso: Revoca di un Ordine di Demolizione

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Torre Annunziata che, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva revocato un’ingiunzione a demolire. Questa ingiunzione era accessoria a una sentenza di condanna per abusi edilizi. La decisione del Tribunale si basava sulla presunta incompatibilità con una precedente sentenza del TAR Campania, che aveva annullato l’ordinanza di demolizione emessa dal Comune di Pompei per le stesse opere.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse agito con eccessiva superficialità. Il ricorso evidenziava come il provvedimento di revoca fosse estremamente laconico e non avesse indagato sulle reali ragioni dell’annullamento da parte del TAR. L’annullamento amministrativo, infatti, era stato determinato da vizi procedurali, quali “difetto di istruttoria e di motivazione”, e non da una valutazione di merito sulla legittimità dell’opera.

L’Intervento della Corte e l’analisi sull’ordine di demolizione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando per un nuovo esame. La Suprema Corte ha bacchettato il giudice dell’esecuzione per non aver svolto un’analisi adeguata.

La Laconicità del Provvedimento Impugnato

Il punto centrale della critica della Cassazione è la “estrema laconicità” del provvedimento di revoca. Il giudice si era limitato a far discendere la revoca direttamente dall’annullamento dell’atto amministrativo, senza interrogarsi sul perché il TAR avesse preso quella decisione. Questo approccio automatico è stato giudicato errato, poiché gli effetti di un annullamento per vizi formali non possono estendersi fino a paralizzare l’esecuzione di una sanzione penale.

Il Principio di Diritto Consolidato

La Corte ha colto l’occasione per ribadire un suo orientamento consolidato: un ordine di demolizione penale può essere revocato solo in casi eccezionali. Nello specifico, la revoca è ammissibile unicamente “ove risulti assolutamente incompatibile con atti amministrativi o giurisdizionali resi dalla autorità competente, che abbiano conferito all’immobile altra destinazione o abbiano provveduto alla sua sanatoria”.

Non è sufficiente la mera pendenza di una procedura amministrativa o un’ipotetica possibilità di sanatoria futura. È necessario un atto definitivo che crei un contrasto insanabile con l’ordine di abbattimento. L’annullamento di un’ordinanza comunale per vizi procedurali non rientra in questa casistica, poiché non sana l’abuso né conferisce una nuova legittimità all’immobile.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione tra il piano amministrativo e quello penale. L’annullamento di un atto amministrativo per un difetto di forma o di procedura non incide sulla valutazione sostanziale dell’illecito edilizio, che è già stata accertata con sentenza penale passata in giudicato. Il giudice dell’esecuzione, pertanto, ha il dovere di esaminare il contenuto e la portata della decisione amministrativa per verificare se essa crei una vera e propria incompatibilità giuridica. Ignorare questo passaggio significa violare la legge e vanificare l’efficacia della sanzione penale. Inoltre, la Corte ha sottolineato come nel caso specifico la condanna riguardasse anche reati (art. 95 d.P.R. 380/01) che costituiscono un ostacolo al rilascio di un permesso in sanatoria, rendendo ancora più evidente l’errore del giudice di merito.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici dell’esecuzione. La revoca di un ordine di demolizione non è un atto automatico che consegue a una qualsiasi pronuncia amministrativa favorevole al condannato. Al contrario, richiede un’attenta e rigorosa valutazione nel merito, volta a stabilire se l’abuso edilizio sia stato effettivamente sanato o se l’immobile abbia ricevuto una destinazione legittima che renda l’abbattimento giuridicamente impossibile. In assenza di tale assoluta incompatibilità, l’ordine di ripristino dello stato dei luoghi, disposto a tutela del territorio, deve essere eseguito.

L’annullamento di un’ordinanza di demolizione comunale da parte del TAR comporta automaticamente la revoca dell’ordine di demolizione penale?
No, non la comporta automaticamente. La revoca dell’ordine penale non può discendere direttamente dall’annullamento dell’atto amministrativo, ma richiede una valutazione specifica sull’esistenza di un’assoluta incompatibilità.

Cosa deve valutare il giudice dell’esecuzione prima di revocare un ordine di demolizione?
Il giudice deve indagare le ragioni che hanno determinato l’annullamento dell’atto amministrativo e valutare la loro effettiva incidenza sull’ordine di demolizione penale. Deve verificare se l’annullamento si basi su vizi procedurali o se abbia accertato la legittimità sostanziale dell’opera.

Quando può essere revocato un ordine di demolizione penale?
Può essere revocato esclusivamente quando risulti assolutamente incompatibile con atti amministrativi o giurisdizionali successivi che abbiano conferito all’immobile un’altra destinazione o ne abbiano disposto la sanatoria in via definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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