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Ordine di demolizione: quando non si può revocare

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di due ex proprietarie di un immobile abusivo, confermando l’impossibilità di revocare l’ordine di demolizione. La ragione risiede nel fatto che l’immobile era già stato acquisito al patrimonio del Comune. Secondo la Corte, tale acquisizione priva i precedenti proprietari di ogni titolo e interesse giuridico sul bene, rendendoli terzi estranei. Anche una legge regionale che prevede la potenziale riassegnazione dell’immobile a scopo abitativo non è sufficiente a creare un interesse concreto alla revoca, in assenza di specifici atti amministrativi da parte del Comune.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Impossibile la Revoca se l’Immobile è del Comune

Un ordine di demolizione relativo a un immobile abusivo non può essere revocato se, nel frattempo, il bene è stato acquisito al patrimonio del Comune. Questo è il principio cardine ribadito dalla Corte di Cassazione, Sezione Terza Penale, con la sentenza n. 30366 del 2025. La decisione chiarisce che, una volta completata la procedura di acquisizione, l’ex proprietario perde ogni legittimazione e interesse a opporsi alla demolizione, diventando a tutti gli effetti un soggetto terzo rispetto all’immobile.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza della Corte di Appello di Napoli, che aveva dichiarato inammissibile l’istanza di revoca di un ordine di demolizione. Tale ordine era stato emesso a seguito di una sentenza definitiva del 2002 per abusi edilizi commessi nel Comune di Vico Equense. Le ricorrenti, ex proprietarie dell’immobile, avevano basato la loro richiesta su una legge della Regione Campania (L.R. n. 5/2013) che, in certi casi, permette di destinare gli immobili abusivi acquisiti dai Comuni a edilizia residenziale, dando priorità agli occupanti originari sprovvisti di altre soluzioni abitative. A loro avviso, questa norma fondava il loro interesse a ottenere la revoca della demolizione per poter beneficiare di una futura assegnazione.

La Decisione della Corte e l’Ordine di Demolizione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente i ricorsi, definendoli infondati. I giudici hanno sottolineato un presupposto di fatto, non contestato dalle parti, che risulta decisivo: l’immobile in questione era già stato acquisito al patrimonio del Comune di Vico Equense. Questo singolo evento, secondo la Corte, è sufficiente a chiudere la questione.

Le Motivazioni della Sentenza

Il ragionamento della Suprema Corte si basa su un principio giuridico consolidato. L’acquisizione del bene al patrimonio comunale, che segue alla mancata ottemperanza all’ordine di demolizione, costituisce una procedura ablatoria che trasferisce la titolarità dell’immobile dal privato all’ente pubblico. Di conseguenza:

1. Perdita di Titolarità e Interesse: Il precedente proprietario viene privato della titolarità e della disponibilità del bene. Egli non ha più alcun diritto sull’immobile e, pertanto, perde anche l’interesse giuridicamente rilevante a chiederne la revoca della demolizione. Diventa un “terzo estraneo” alle vicende giuridiche dell’immobile.
2. Impossibilità di Esecuzione: L’ex proprietario si trova nell’impossibilità materiale e giuridica di eseguire qualsiasi intervento sul bene, inclusa la demolizione, poiché si tratterebbe di un’azione su una “cosa altrui”.

I giudici hanno poi analizzato l’argomento basato sulla legge regionale campana. Sebbene la norma sia vigente, essa non è sufficiente a creare un interesse attuale e concreto delle ricorrenti. La possibilità di un’assegnazione dell’immobile rimane una prospettiva “meramente potenziale”. Per diventare un diritto effettivo, sarebbe necessaria un’iniziativa specifica da parte del Comune, che dovrebbe adottare uno schema procedimentale per destinare l’immobile a edilizia sociale e assegnarlo. In assenza di una comprovata programmazione o di atti concreti in tal senso da parte dell’amministrazione comunale, il semplice richiamo alla legge non basta a fondare l’interesse a bloccare la demolizione.

Conclusioni: Quali Implicazioni Pratiche?

La sentenza ribadisce con forza che il momento dell’acquisizione dell’immobile abusivo al patrimonio comunale segna un punto di non ritorno per l’ex proprietario. Da quell’istante, ogni sua pretesa sull’immobile cessa e la sua capacità di intervenire nel procedimento di esecuzione dell’ordine di demolizione si estingue. Qualsiasi speranza di mantenere l’abitazione non dipende più dall’esito del processo penale, ma è interamente rimessa a future ed eventuali decisioni discrezionali dell’amministrazione comunale, che potrebbe decidere di destinare il bene a finalità pubbliche anziché demolirlo. In mancanza di tali decisioni, l’ordine di demolizione mantiene la sua piena efficacia.

È possibile chiedere la revoca di un ordine di demolizione se l’immobile è stato acquisito dal Comune?
No, la Corte ha stabilito che l’avvenuta acquisizione dell’immobile al patrimonio del Comune fa cessare l’interesse del precedente proprietario a chiedere la revoca o la sospensione dell’ordine.

Una legge regionale che prevede la possibilità di assegnare l’immobile abusivo all’ex proprietario giustifica la revoca dell’ordine di demolizione?
No. Secondo la sentenza, il solo richiamo a una legge regionale che prevede una potenziale assegnazione non è sufficiente a radicare un interesse concreto alla revoca, se non vi sono iniziative specifiche e comprovate da parte del Comune in tal senso.

Cosa succede al precedente proprietario dopo che l’immobile abusivo viene acquisito dal patrimonio comunale?
A seguito del provvedimento di acquisizione, il precedente proprietario è privato della titolarità e della disponibilità del bene e deve ritenersi un “terzo estraneo” alle vicende giuridiche dell’immobile, non potendo più intervenire su di esso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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