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Ordine di demolizione: quando non può essere revocato

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che aveva revocato un ordine di demolizione per un grande edificio abusivo. Il giudice dell’esecuzione aveva motivato la revoca sulla base di un permesso in sanatoria ottenuto dai nuovi proprietari. Tuttavia, la Suprema Corte ha stabilito che il giudice avrebbe dovuto verificare la legittimità di tale permesso, che appariva basato su un frazionamento fittizio dell’immobile per eludere i limiti di legge del condono. La sentenza ribadisce che l’ordine di demolizione è un atto dovuto per ripristinare la legalità e non può essere paralizzato da un titolo amministrativo illegittimo.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: La Cassazione Annulla la Revoca Basata su un Condono Illegittimo

Un ordine di demolizione emesso a seguito di una condanna per abusi edilizi è un atto quasi tombale, destinato a ripristinare la legalità violata. Ma cosa succede se, anni dopo, interviene un permesso di costruire in sanatoria? Può questo titolo amministrativo bloccare le ruspe? Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione Penale ha tracciato una linea netta, affermando che la revoca è possibile solo se il condono è pienamente legittimo, altrimenti l’ordine del giudice resta valido ed efficace.

I Fatti del Caso: Un Edificio Abusivo e il Frazionamento Fraudolento

Il caso riguarda un imponente edificio realizzato abusivamente, composto da un piano cantinato e otto piani fuori terra. A seguito della condanna penale del costruttore, veniva emesso il conseguente ordine di demolizione. Nel frattempo, l’immobile era stato frazionato in 24 unità, per le quali erano state presentate 14 diverse istanze di condono. La strategia era chiara: presentando domande per piccole porzioni, si cercava di rimanere al di sotto del limite volumetrico (750 mc) previsto dalla legge per accedere alla sanatoria, un limite che l’edificio, considerato nel suo complesso (oltre 21.000 mc), superava di gran lunga.
Successivamente, alcune di queste unità venivano acquistate da terzi che, una volta ottenuto il permesso in sanatoria dal Comune, si rivolgevano al Giudice dell’esecuzione chiedendo e ottenendo la revoca dell’originario ordine di demolizione.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione

Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, accoglieva le istanze, revocando l’ordine di demolizione. La sua decisione si fondava essenzialmente su due pilastri: l’esistenza di un formale provvedimento di condono rilasciato dal Comune e l’applicazione del principio di proporzionalità. Secondo il giudice, demolire l’immobile avrebbe leso in modo sproporzionato i diritti dei nuovi proprietari (diritto all’abitazione, libertà di autodeterminazione), i quali avevano fatto affidamento sulla legittimità del titolo edilizio.

Le Motivazioni della Cassazione: Legittimità del Condono e Limiti all’ordine di demolizione

La Procura ha impugnato la decisione e la Corte di Cassazione le ha dato ragione, annullando l’ordinanza di revoca. Il ragionamento della Suprema Corte è stato rigoroso e ha chiarito i poteri e i doveri del giudice dell’esecuzione in queste situazioni. Il punto centrale è che il giudice non può limitarsi a prendere atto dell’esistenza di un permesso in sanatoria, ma deve compiere una valutazione approfondita sulla sua legittimità sostanziale.
Nel caso specifico, emergevano palesi indizi di un’operazione fraudolenta: l'”artificioso frazionamento” di un unico grande immobile in tante piccole unità era un espediente per eludere la legge. Un condono ottenuto su tali presupposti è illegittimo e, pertanto, inidoneo a paralizzare un ordine giudiziale. La Corte ha ribadito che il silenzio-assenso, invocato dalla difesa, non si forma se la domanda originaria è priva dei requisiti di legge. L’ordine di demolizione, infatti, non è una sanzione personale, ma una misura ripristinatoria a carattere reale, che segue il destino dell’immobile a prescindere dai passaggi di proprietà.

Il Principio di Proporzionalità e la Tutela dei Terzi

La Cassazione ha anche ridimensionato la portata del principio di proporzionalità in questo contesto. Tale principio, pur importante, non può essere utilizzato per “eludere” la funzione ripristinatoria della demolizione. L’interesse pubblico alla tutela del territorio e al rispetto della normativa urbanistica (e, in questo caso, anche antisismica) prevale. La tutela degli acquirenti, che peraltro avevano comprato quando la procedura di condono era ancora pendente e quindi con un certo grado di rischio, è affidata agli strumenti del diritto civile, come l’azione di risarcimento danni nei confronti del venditore, e non può tradursi nella sanatoria di un abuso edilizio grave e palesemente illegittimo.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito: un ordine di demolizione è un provvedimento che mantiene la sua forza esecutiva a meno che non intervenga un atto amministrativo successivo pienamente e indiscutibilmente legittimo. Il giudice dell’esecuzione ha il potere-dovere di sindacare tale legittimità, smascherando eventuali tentativi fraudolenti di aggirare la legge. La buona fede dei terzi acquirenti non è sufficiente a superare l’interesse pubblico al ripristino della legalità violata, specialmente di fronte ad abusi di vasta portata che compromettono l’assetto del territorio e la sicurezza pubblica.

Un ordine di demolizione può essere revocato se viene rilasciato un permesso di costruire in sanatoria?
Sì, ma solo a condizione che il permesso in sanatoria sia pienamente legittimo. Il giudice dell’esecuzione ha il dovere di verificare la legittimità sostanziale del titolo, e se questo risulta ottenuto in modo fraudolento, come tramite un fittizio frazionamento dell’immobile per eludere i limiti di legge, la revoca dell’ordine di demolizione non è possibile.

Il principio di proporzionalità può giustificare la mancata demolizione di un immobile abusivo per tutelare il diritto all’abitazione dei nuovi proprietari?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il principio di proporzionalità non può essere invocato per eludere la funzione ripristinatoria dell’ordine di demolizione. La tutela dei terzi acquirenti è affidata agli strumenti civilistici (come l’azione di risarcimento) e non può prevalere sull’interesse pubblico al ripristino della legalità, specialmente in presenza di un titolo in sanatoria illegittimo.

La presentazione di molteplici istanze di condono per singole unità di un unico grande edificio è una pratica lecita?
No, la sentenza chiarisce che la presentazione di distinte istanze di sanatoria per porzioni di un’unica costruzione, al solo fine di eludere i limiti volumetrici previsti dalla legge per il condono, costituisce un “artificioso frazionamento”. Questa pratica è considerata fraudolenta e rende illegittimi i permessi eventualmente rilasciati, poiché l’immobile deve essere valutato nella sua interezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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