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Ordine di demolizione: quando il ricorso è infondato?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un ordine di demolizione per un immobile abusivo. La sentenza chiarisce che il proprietario, avendo perso la titolarità del bene acquisito dal Comune, non può invocare la normativa sull’housing sociale per bloccare la demolizione. Viene inoltre specificato che l’acquisizione al patrimonio comunale non impedisce di per sé l’esecuzione dell’ordine di demolizione, salvo una delibera consiliare che attesti un prevalente interesse pubblico al mantenimento.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Inammissibile il Ricorso Basato su Housing Sociale

Un ordine di demolizione per un immobile abusivo rappresenta la fase conclusiva di un lungo iter giudiziario. Tuttavia, spesso i responsabili cercano di percorrere ogni via legale per evitarne l’esecuzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su due argomenti difensivi frequentemente utilizzati: la presunta difformità dell’immobile oggetto di sanatoria e l’istanza di “housing sociale”. La Corte, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo principi fondamentali in materia di abusi edilizi.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sospensione

Il caso trae origine da un ordine di demolizione emesso nel 2007 dalla Procura della Repubblica, a seguito di una sentenza di applicazione pena del 2005 per la realizzazione di un manufatto abusivo di circa 200 mq. I responsabili dell’abuso avevano presentato al Giudice dell’Esecuzione una richiesta di revoca o sospensione dell’ordine, che veniva però respinta. Contro questa decisione, proponevano ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e l’Ordine di Demolizione

I ricorrenti basavano la loro difesa su due motivi principali:
1. Violazione di legge: Sostenevano una presunta difformità tra l’immobile oggetto della sentenza e quello per cui era stata avanzata una richiesta di sanatoria, affermando che la differenza di superficie fosse di 80 mq.
2. Istanza di “housing sociale”: Avevano avanzato una richiesta per destinare l’immobile a finalità di edilizia sociale, ai sensi della legge della Regione Campania. A loro avviso, tale istanza avrebbe dovuto obbligare il giudice a sospendere l’esecuzione per verificare se l’immobile fosse stato acquisito al patrimonio comunale e se la domanda fosse stata accolta.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni difensive, dichiarando i ricorsi inammissibili in quanto manifestamente infondati. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei presupposti giuridici necessari per contestare un ordine di demolizione in fase esecutiva.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato punto per punto le tesi dei ricorrenti con motivazioni chiare e precise.

Irrilevanza della Difformità dell’Immobile

In primo luogo, i giudici hanno osservato che i ricorrenti non avevano spiegato perché la presunta differenza di superficie tra l’immobile da demolire e quello oggetto di istanza di sanatoria dovesse essere rilevante. Anzi, la Corte ha sottolineato che, se la richiesta di sanatoria non fosse riferibile all’immobile da abbattere, ciò costituirebbe un motivo in più per confermare il rigetto dell’istanza e procedere con la demolizione.

Inapplicabilità della Norma sull’Housing Sociale

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’istituto dell’housing sociale. La Corte ha richiamato un proprio precedente consolidato (Sez. 3, n. 49416 del 2019), chiarendo un principio fondamentale: il proprietario di un immobile abusivo, destinatario di un ordine di demolizione, non ha interesse a far valere la normativa regionale sull’edilizia sociale. Questo perché tale normativa presuppone che il bene sia già stato acquisito al patrimonio del Comune. Nel momento in cui l’immobile viene acquisito dal Comune a causa dell’inottemperanza all’ordine di demolizione, l’ex proprietario perde ogni titolo su di esso e, di conseguenza, non ha più la legittimazione (l’interesse giuridico) a chiederne una diversa destinazione. La norma è pensata per l’ente comunale, non per il privato che ha commesso l’abuso.

Demolizione e Acquisizione Comunale: Due Percorsi Compatibili

Infine, la Corte ha ribadito che l’acquisizione gratuita dell’opera abusiva al patrimonio comunale non è incompatibile con l’ordine di demolizione emesso dal giudice. I due istituti operano su piani diversi. L’unico atto che può fermare la demolizione è una delibera del consiglio comunale che, riconoscendo l’esistenza di prevalenti interessi pubblici, decida di mantenere l’immobile. Nel caso di specie, i ricorrenti non avevano nemmeno affermato l’esistenza di una simile delibera.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio cardine nella lotta all’abusivismo edilizio: una volta emesso un ordine di demolizione e trasferita la proprietà del bene al Comune, le possibilità per il responsabile dell’abuso di evitare la demolizione si riducono drasticamente. L’appello a finalità sociali non può essere utilizzato come uno strumento per sanare una situazione di illegalità, specialmente quando il soggetto ha già perso ogni diritto sull’immobile. La pronuncia conferma la linea rigorosa della giurisprudenza, che mira a garantire l’effettività delle sanzioni ripristinatorie e a tutelare il corretto governo del territorio.

È possibile fermare un ordine di demolizione chiedendo di destinare l’immobile abusivo a “social housing”?
No. Secondo la Corte, il privato che ha realizzato l’abuso perde la titolarità dell’immobile una volta che questo viene acquisito dal Comune. Di conseguenza, non ha più l’interesse giuridico a far valere la normativa sull’housing sociale, che presuppone che il bene sia già patrimonio pubblico.

L’acquisizione di un immobile abusivo da parte del Comune impedisce automaticamente la sua demolizione?
No, l’acquisizione al patrimonio comunale non è incompatibile con l’esecuzione dell’ordine di demolizione. L’unico atto che può bloccare la demolizione è una specifica delibera del consiglio comunale che attesti l’esistenza di prevalenti interessi pubblici al mantenimento dell’opera.

Cosa succede se la richiesta di sanatoria riguarda un immobile con una superficie diversa da quella indicata nell’ordine di demolizione?
La Corte ha ritenuto tale argomento irrilevante ai fini della sospensione della demolizione. Anzi, ha specificato che se la richiesta di sanatoria non fosse chiaramente riferibile all’immobile da demolire, ciò rafforzerebbe la decisione di procedere con la demolizione stessa, anziché fermarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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