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Ordine di demolizione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un diniego di revoca di un ordine di demolizione. La decisione si fonda sul fatto che le istanze di condono presentate erano già state respinte dal Comune competente, in quanto le opere abusive erano state ultimate oltre il termine di legge. Il ricorso non ha affrontato questo punto decisivo, risultando generico e infondato.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Inammissibile il Ricorso Basato su un Condono Già Negato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5498 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di abusi edilizi e sanatorie: un ordine di demolizione non può essere revocato se l’istanza di condono relativa all’immobile è già stata formalmente respinta dall’autorità amministrativa. Questa pronuncia offre importanti chiarimenti sulla specificità richiesta nei ricorsi e sul valore degli atti amministrativi nel processo penale esecutivo.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per reati edilizi che aveva comportato, tra le altre cose, l’emissione di un ordine di demolizione per un manufatto abusivo di circa 300 metri quadrati. La persona condannata aveva successivamente presentato un’istanza al Tribunale per ottenere la revoca di tale ordine, basando la propria richiesta sull’esistenza di quattro domande di condono presentate dai suoi figli.

Il Tribunale di Napoli aveva rigettato l’istanza, e avverso tale decisione la parte interessata proponeva ricorso per cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge e un travisamento delle prove. Sosteneva, in sintesi, che il giudice avesse sbagliato a considerare le pratiche di condono come non accoglibili e che la data di ultimazione dei lavori fosse incerta.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Ordine di Demolizione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nel fatto che il ricorso proposto era del tutto generico e non si confrontava con la reale motivazione posta a base della decisione del Tribunale.

I giudici di legittimità hanno evidenziato come le argomentazioni della ricorrente fossero meramente congetturali, come l’affermazione secondo cui ‘nessuno potrà mai sostenere che l’intero manufatto sia stato edificato oltre il termine previsto dalla norma’. Tali affermazioni non hanno alcun valore giuridico se non sono supportate da prove concrete e, soprattutto, se si scontrano con atti formali di segno contrario.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione è netta e si articola su un punto cruciale: il ricorso ignorava completamente l’argomento centrale e decisivo utilizzato dal Tribunale per rigettare la richiesta di revoca. Il Tribunale, infatti, aveva basato la sua decisione su un fatto documentato e non contestato: il Comune di Napoli aveva già emesso un provvedimento di diniego per tutte e quattro le istanze di condono.

La ragione del diniego amministrativo era altrettanto chiara: le opere abusive erano state ultimate oltre il termine del 31 marzo 2003, fissato dalla normativa sul condono (D.L. 269/2003). Inoltre, alcune parti del manufatto non erano nemmeno utilizzabili per lo scopo a cui erano destinate.

Di fronte a questo provvedimento amministrativo definitivo, il ricorso in Cassazione si è limitato a reiterare un’astratta tesi sulla presunta fondatezza delle pratiche di condono, senza minimamente contestare o affrontare la circostanza del loro avvenuto rigetto. La Corte ha quindi stabilito che il ricorso non era idoneo a scalfire la logica e congrua motivazione dell’ordinanza impugnata, fondata su elementi concreti e oggettivi.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza due principi procedurali e sostanziali di grande importanza pratica:

1. La specificità del ricorso: Un ricorso per cassazione non può essere una generica riproposizione delle proprie tesi. Deve confrontarsi specificamente con le ragioni giuridiche della decisione che si intende impugnare, demolendone l’impianto logico. Ignorare l’argomento centrale del giudice di merito rende il ricorso inammissibile.
2. La rilevanza del diniego di condono: L’esistenza di un provvedimento amministrativo che nega il condono edilizio è un ostacolo quasi insormontabile alla revoca di un ordine di demolizione in fase esecutiva. Finché tale diniego non viene annullato nelle sedi competenti (il tribunale amministrativo), esso spiega pienamente i suoi effetti, impedendo la sanatoria e, di conseguenza, la paralisi dell’ordine di ripristino.

In conclusione, chi intende opporsi a un ordine di demolizione sulla base di una domanda di condono deve prima assicurarsi che tale domanda abbia concrete possibilità di essere accolta o, se già respinta, deve impugnare con successo l’atto di diniego amministrativo. Un ricorso in sede penale che ignori questi aspetti è destinato all’insuccesso, con l’ulteriore conseguenza della condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile ottenere la revoca di un ordine di demolizione se è stata presentata un’istanza di condono?
No, non se l’istanza di condono è già stata formalmente respinta dall’autorità competente (il Comune) perché, come nel caso di specie, l’immobile è stato realizzato dopo la data limite prevista dalla legge. La sentenza chiarisce che il rigetto amministrativo del condono è un elemento decisivo.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non contestava specificamente le motivazioni della decisione del Tribunale, ma si limitava a riproporre argomentazioni generiche e congetturali, ignorando il fatto centrale del diniego del condono da parte del Comune.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile in questo caso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (€ 3.000,00) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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