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Ordine di demolizione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un ordine di demolizione per un abuso edilizio. I motivi, basati su un parallelo procedimento amministrativo, sono stati ritenuti non specifici e non correlati alle ragioni della decisione impugnata, che aveva accertato la totale abusività dell’opera senza preesistenze legittime.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e Ricorso Inammissibile: La Lezione della Cassazione

L’ordine di demolizione rappresenta uno degli strumenti più incisivi per contrastare l’abusivismo edilizio. Tuttavia, le vie legali per opporsi a tale provvedimento sono strette e richiedono un rigore tecnico preciso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 20667/2025) offre un chiaro esempio di come un ricorso mal formulato possa essere dichiarato inammissibile, ribadendo principi fondamentali della procedura penale.

I Fatti del Caso: Un Abuso Edilizio e la Doppia Ordinanza

Il caso trae origine da una sentenza definitiva della Corte di Appello di Napoli del 2009, che condannava i responsabili di un abuso edilizio e ingiungeva la demolizione dell’opera. Anni dopo, l’erede di uno dei condannati presentava un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la revoca o la sospensione di tale ordine. La sua argomentazione principale si basava sull’esistenza di un procedimento parallelo davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), avviato contro un’ordinanza di demolizione emessa dal Comune per lo stesso immobile. Secondo il ricorrente, la pendenza di questo giudizio amministrativo, in cui era stata anche ottenuta una sospensiva, avrebbe dovuto bloccare l’esecuzione dell’ordine penale.

La Corte di Appello di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta. Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’ordine di demolizione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su argomentazioni procedurali nette che evidenziano gli errori commessi dal ricorrente e chiariscono i confini tra giurisdizione penale e amministrativa in materia di abusi edilizi.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali.

Correlazione tra Ricorso e Provvedimento Impugnato

Il primo motivo di inammissibilità riguarda la cosiddetta ‘a-specificità’ del ricorso. I giudici hanno sottolineato un principio consolidato: un ricorso per cassazione è inammissibile non solo quando è generico, ma anche quando manca di una necessaria correlazione con le ragioni della decisione che si sta impugnando. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva chiaramente spiegato che l’intervento abusivo aveva completamente cancellato qualsiasi struttura preesistente, rendendo infondata la tesi difensiva secondo cui la demolizione avrebbe pregiudicato un manufatto legittimo. Il ricorrente, invece di contestare questo punto cruciale, si era limitato a riproporre la sua tesi sulla pendenza del giudizio amministrativo, ignorando di fatto il cuore della motivazione della Corte territoriale. Questo modo di agire trasforma il ricorso in un atto sterile, incapace di innescare una vera revisione della decisione.

Distinzione tra Procedimento Penale e Amministrativo

Il secondo punto, altrettanto importante, riguarda l’autonomia tra l’ordine di demolizione penale e quello amministrativo. La Corte di Cassazione ha ribadito che i due percorsi sono distinti e autonomi. La sospensiva ottenuta dal TAR, essendo una misura cautelare e provvisoria, non può in alcun modo bloccare o invalidare un ordine di demolizione derivante da una sentenza penale passata in giudicato. Quest’ultimo ha una sua forza esecutiva che non è condizionata dall’esito del contenzioso amministrativo. Peraltro, la Corte ha anche notato come, nel frattempo, il procedimento amministrativo si fosse concluso con una sentenza del TAR che respingeva le pretese del privato, confermando ulteriormente la correttezza della decisione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza in esame offre importanti lezioni pratiche. In primo luogo, evidenzia che per contestare efficacemente un provvedimento giudiziario, non è sufficiente riaffermare le proprie ragioni, ma è indispensabile ‘smontare’ punto per punto le argomentazioni del giudice. In secondo luogo, conferma la netta separazione tra le conseguenze di un abuso edilizio sul piano penale e su quello amministrativo. Confidare nella pendenza di un ricorso al TAR per bloccare l’esecuzione di una demolizione penale definitiva è una strategia destinata al fallimento. La declaratoria di inammissibilità comporta, inoltre, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, un’ulteriore conseguenza negativa di un’impugnazione presentata senza fondamento.

Un procedimento amministrativo pendente può sospendere un ordine di demolizione penale?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che il procedimento penale e quello amministrativo sono autonomi. Una misura provvisoria come la sospensiva ottenuta in sede amministrativa (TAR) non ha l’effetto di bloccare o invalidare un ordine di demolizione definitivo emesso in sede penale.

Quali sono i requisiti essenziali di un ricorso in Cassazione per non essere dichiarato inammissibile?
Il ricorso deve essere specifico e deve confrontarsi direttamente con le motivazioni del provvedimento impugnato. Non è sufficiente riproporre le proprie tesi, ma bisogna contestare puntualmente le argomentazioni del giudice che ha emesso la decisione precedente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, può essere obbligato a versare una somma alla cassa delle ammende, poiché si ritiene che il ricorso sia stato presentato con colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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