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Ordine di demolizione: quando è legittimo demolire tutto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un ordine di demolizione per un manufatto abusivo. L’ordine è legittimo per l’intera struttura, anche se realizzata in fasi successive, poiché costituisce un organismo unitario. La richiesta di sospensione in attesa di una decisione amministrativa è stata respinta in assenza di un provvedimento di acquisizione da parte del Comune.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione per abusi edilizi: la Cassazione fa chiarezza

Un ordine di demolizione può estendersi a un intero edificio, anche se questo è stato costruito in più fasi e solo una parte era oggetto della condanna iniziale? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con la sentenza n. 24066 del 2024, fornendo importanti chiarimenti sul concetto di abuso edilizio unitario e sui rapporti tra giustizia penale e procedimenti amministrativi.

I fatti del caso: dalla costruzione progressiva al ricorso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un complesso iter giudiziario relativo a una serie di abusi edilizi. Tutto ha inizio con la costruzione di un muro di contenimento in cemento armato. Successivamente, in violazione dei sigilli, i lavori proseguono con la realizzazione di una struttura di circa 155 mq, seguita dalla creazione di tre appartamenti e un porticato su due livelli.

A fronte di tre sentenze di condanna, il Pubblico Ministero emetteva un’ingiunzione a demolire l’intero manufatto. La proprietaria presentava ricorso, sostenendo che l’ordine fosse eccessivo, in quanto avrebbe incluso parti dell’immobile (in particolare il piano inferiore) mai oggetto di specifico accertamento penale. Inoltre, chiedeva la sospensione della demolizione in attesa che il Comune si pronunciasse sulla possibile acquisizione dell’immobile al patrimonio pubblico, come sollecitato da una sentenza del TAR.

L’ordine di demolizione unitario secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendolo inammissibile e manifestamente infondato. La decisione si basa su due principi cardine.

Il manufatto come organismo unitario

Il punto centrale della decisione è il riconoscimento del carattere unitario dell’abuso. Sebbene realizzato in più fasi nel tempo, l’intero edificio è stato considerato un unico organismo illegittimo. I giudici hanno evidenziato come le varie parti, dal muro di contenimento iniziale fino agli appartamenti, fossero strutturalmente e funzionalmente collegate. Il piano inferiore, anche se completato per ultimo, era parte integrante del progetto abusivo originario, realizzato sfruttando il terrapieno creato in precedenza. Pertanto, l’abuso non poteva essere frazionato.

Il principio della “restitutio in integrum”

Di conseguenza, l’ordine di demolizione deve mirare al completo ripristino dello stato dei luoghi originario (la cosiddetta restitutio in integrum). Questo significa che deve colpire non solo l’opera abusiva originariamente contestata, ma anche tutte le aggiunte, modifiche e superfetazioni successive. La demolizione parziale non sarebbe sufficiente a sanare l’illecito, che riguarda l’edificio nel suo complesso.

Ordine di demolizione e procedimento amministrativo: nessun conflitto

La ricorrente aveva anche chiesto la sospensione dell’ordine del giudice penale in attesa di una decisione del Comune, che era stato condannato dal TAR a definire i criteri per l’assegnazione degli alloggi abusivi acquisiti. La Cassazione ha chiarito che non vi è alcuna incompatibilità che imponga la sospensione.

La sentenza amministrativa non obbligava il Comune ad acquisire quello specifico immobile, ma solo a stabilire criteri generali. La scelta tra demolire o acquisire al patrimonio comunale rimane una decisione discrezionale dell’ente locale. Solo un provvedimento formale di acquisizione e di mantenimento dell’opera, ai sensi dell’art. 31 del D.P.R. 380/2001, può creare un’incompatibilità con l’ordine di demolizione giudiziale. In assenza di tale atto, l’ordine penale mantiene la sua piena efficacia.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di garantire l’effettività della sanzione ripristinatoria prevista per gli abusi edilizi. Permettere il mantenimento di parti di un immobile, solo perché realizzate in un momento successivo alla condanna, svuoterebbe di significato l’ordine di demolizione. La Corte ribadisce che l’abuso va considerato nella sua interezza e unitarietà, e la demolizione deve essere totale per ripristinare la legalità violata. Inoltre, si sottolinea l’autonomia tra l’ordine di demolizione del giudice penale e le procedure amministrative, che possono interferire solo in presenza di specifici atti formali da parte dell’ente pubblico, qui assenti.

Le conclusioni

Questa sentenza conferma un orientamento consolidato: in caso di abusi edilizi realizzati in progressione, la demolizione deve riguardare l’intero complesso unitariamente inteso. L’ordine giudiziale non viene sospeso dalla mera pendenza di procedimenti amministrativi, ma solo da un’espressa e formale decisione dell’ente locale di acquisire l’immobile e di non demolirlo. La decisione rafforza quindi lo strumento della demolizione come misura essenziale per il ripristino del territorio e della legalità urbanistica.

Un ordine di demolizione può riguardare anche parti di un immobile costruite dopo la sentenza di condanna originaria?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordine di demolizione riguarda l’edificio nel suo complesso, includendo eventuali aggiunte o modifiche successive (superfetazioni), poiché l’obbligo è quello di ripristinare integralmente lo stato dei luoghi preesistente all’abuso.

L’avvio di un procedimento amministrativo per l’acquisizione di un immobile abusivo da parte del Comune sospende automaticamente l’ordine di demolizione del giudice?
No. La sospensione non è automatica. L’incompatibilità con l’ordine di demolizione sorge solo se l’ente locale adotta un provvedimento formale con cui decide di acquisire l’immobile al patrimonio comunale e di non demolirlo, secondo i requisiti previsti dalla legge.

Cosa si intende per ‘organismo unitario’ in un caso di abuso edilizio progressivo?
Si intende che, anche se le opere abusive sono state realizzate in momenti diversi, esse sono considerate un unico manufatto illegittimo quando sono strutturalmente e funzionalmente collegate, costituendo un unico corpo di fabbrica. Di conseguenza, l’ordine di demolizione deve colpire l’intera struttura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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