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Ordine di demolizione: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un ordine di demolizione di un immobile abusivo. Nonostante la prescrizione di reati per opere successive, l’ordine originale resta valido per l’intera struttura, poiché mira al ripristino dello stato dei luoghi. La Corte ha inoltre respinto l’appello al principio di proporzionalità, in quanto sollevato tardivamente e non applicabile a chi persevera nell’illecito.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: La Prescrizione Parziale Non Salva l’Immobile Abusivo

L’ordine di demolizione rappresenta uno degli strumenti più incisivi per contrastare l’abusivismo edilizio. Ma cosa accade se, nel corso di complessi iter giudiziari, interviene la prescrizione per una parte dei lavori illeciti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha fornito chiarimenti cruciali, ribadendo la fermezza della legge di fronte a chi costruisce illegalmente. Il caso analizzato dimostra come l’obbligo di ripristino prevalga su cavilli procedurali e tentativi di rendere la demolizione tecnicamente complessa.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla costruzione di un corpo di fabbrica interamente abusivo, inizialmente composto da un piano terra di circa 110 mq. A seguito del primo accertamento, i responsabili venivano condannati con una sentenza che disponeva, tra l’altro, la demolizione del manufatto.

Nonostante ciò, i lavori proseguivano illecitamente con la realizzazione di un primo e un secondo piano, portando a ulteriori procedimenti penali. Per una parte di queste opere successive, interveniva una sentenza di prescrizione del reato, con conseguente revoca del relativo (e distinto) ordine di demolizione e dissequestro di tali porzioni.

Forti di questa decisione parziale, i ricorrenti si sono opposti all’esecuzione del primo e originario ordine di demolizione, sostenendo che fosse diventato tecnicamente ineseguibile, in quanto avrebbe inevitabilmente coinvolto anche i piani superiori ‘salvati’ dalla prescrizione. Inoltre, invocavano il principio di proporzionalità, affermando che l’immobile fosse la loro unica abitazione.

La Decisione della Corte: un Ordine di Demolizione Intoccabile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la piena legittimità dell’ordine di demolizione iniziale. I giudici hanno smontato le argomentazioni della difesa con un ragionamento logico e giuridicamente solido.

Il Principio della “Restitutio in Integrum”

Il punto centrale della decisione risiede nel concetto di restitutio in integrum. L’ordine di demolizione, spiegano i giudici, non è una sanzione accessoria legata al singolo reato, ma un obbligo di ripristino dello stato dei luoghi violato dall’abuso edilizio. In quanto tale, esso riguarda l’edificio abusivo nel suo complesso, comprese tutte le modifiche, le aggiunte e le superfetazioni successive.

Il fatto che un reato relativo a una parte dell’opera (i piani superiori) si sia prescritto non ha alcun effetto sulla validità e sull’esecutività dell’ordine relativo alla costruzione originaria. Anzi, la Corte afferma che non si può consentire che un ulteriore intervento abusivo possa ostacolare o impedire l’attuazione di un ordine giudiziale definitivo.

Il Principio di Proporzionalità e i Suoi Limiti

Anche l’appello al principio di proporzionalità e al diritto all’abitazione, derivato dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), è stato respinto. La Cassazione ha ritenuto il motivo inammissibile perché sollevato per la prima volta solo in sede di legittimità.

In ogni caso, i giudici hanno sottolineato che tale principio non può essere invocato da chi ha agito in modo illecito e ha perseverato nella propria condotta. Il tempo trascorso dalla sentenza definitiva non può giocare a favore del condannato, poiché l’ingiunzione a demolire trova causa proprio nella sua inerzia. Inoltre, l’eccessiva grandezza dell’immobile (due appartamenti più un ulteriore manufatto) è stata considerata sproporzionata rispetto alle normali esigenze abitative, indebolendo ulteriormente la tesi della difesa.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che l’ordine di demolizione ha natura ripristinatoria e riguarda l’immobile abusivo nella sua interezza. La sentenza di condanna originaria, passata in giudicato, aveva accertato l’abusività dell’intera opera, dal piano terra ai piani superiori. La successiva prescrizione per una frazione dei lavori non cancella l’illecito originario né l’obbligo di riportare il territorio allo stato precedente. Consentire il contrario significherebbe incentivare ulteriori abusi come strategia per rendere impraticabile la demolizione. Il principio di proporzionalità, d’altra parte, non può essere strumentalizzato per sanare situazioni di illegalità create e mantenute dal comportamento doloso e dall’inerzia del responsabile, che non può trarre vantaggio dal tempo trascorso a causa della propria condotta.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’abusivismo edilizio non paga. Non è possibile ‘salvare’ un immobile illecito attraverso la prescrizione di reati collegati a opere successive, né appellandosi tardivamente al diritto all’abitazione quando l’illecito è palese e protratto nel tempo. L’ordine di demolizione è uno strumento efficace che mira a ripristinare la legalità e non può essere paralizzato da manovre dilatorie o da ulteriori illeciti. Questa decisione rappresenta un monito severo per chiunque intenda violare le norme urbanistiche, confermando che il ripristino dello stato dei luoghi è un obbligo inderogabile.

La prescrizione di un reato edilizio per opere successive annulla un precedente ordine di demolizione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’ordine di demolizione riguarda l’intero manufatto abusivo e ha lo scopo di ripristinare lo stato dei luoghi. La prescrizione di un reato per opere aggiuntive non ha alcun effetto sull’esecutività di un precedente ordine di demolizione divenuto definitivo.

Un ordine di demolizione può essere bloccato se l’immobile abusivo è l’unica abitazione di una famiglia?
In questo caso, no. La Corte ha ritenuto che il principio di proporzionalità non possa essere invocato per la prima volta in Cassazione. Inoltre, non può essere utilizzato da chi ha causato la situazione di illegalità con il proprio comportamento e la propria inerzia, specialmente quando l’immobile è di dimensioni esorbitanti rispetto alle normali esigenze abitative.

È possibile sanare un abuso edilizio continuandone la costruzione per rendere la demolizione più complessa?
Assolutamente no. La sentenza afferma che non è consentito che un qualunque intervento additivo, realizzato abusivamente, possa ostacolare l’integrale attuazione di un ordine giudiziale. Anzi, un tale comportamento aggrava la posizione del responsabile e non impedisce l’esecuzione della demolizione dell’intera opera illegale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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