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Ordine di demolizione: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45425/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due privati contro un ordine di demolizione di un immobile abusivo. I ricorrenti avevano invocato il principio di proporzionalità, date le loro precarie condizioni socio-economiche, e sollevato varie eccezioni procedurali. La Corte ha ribadito che il diritto all’abitazione non è assoluto e deve essere bilanciato con l’interesse pubblico alla tutela del territorio. Ha inoltre chiarito che l’ordine di demolizione non è una sanzione penale e quindi non è soggetto a prescrizione, ma una misura ripristinatoria dello stato dei luoghi, la cui esecuzione rimane a carico del responsabile dell’abuso anche dopo l’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: La Cassazione Conferma la Linea Dura contro l’Abusivismo Edilizio

L’abusivismo edilizio rappresenta una piaga persistente per il territorio italiano, minando l’ordinato sviluppo urbanistico e la salvaguardia dell’ambiente. Lo strumento principale per contrastare questo fenomeno è l’ordine di demolizione, un provvedimento che impone il ripristino dello stato dei luoghi. Con la recente sentenza n. 45425 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, ribadendo la fermezza della giurisprudenza nel bilanciare il diritto all’abitazione con l’interesse pubblico superiore alla legalità.

I Fatti del Caso

Due privati cittadini si sono opposti all’esecuzione di un ordine di demolizione emesso nei loro confronti dalla Corte di Appello. A fondamento del loro ricorso per Cassazione, hanno addotto una serie di motivazioni: la violazione del principio di proporzionalità, a causa delle loro precarie condizioni socio-economiche e di salute e delle ridotte dimensioni dell’immobile; l’incompetenza del giudice dell’esecuzione; la nullità dell’ingiunzione a demolire per vizi di notifica; l’intervenuta prescrizione della sanzione; la carenza di legittimazione passiva, dato che l’immobile era stato nel frattempo acquisito al patrimonio del Comune; e infine, la pendenza di un’istanza di condono.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i motivi del ricorso, confermando la piena legittimità dell’ordine di demolizione. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa di ogni singola doglianza, riaffermando principi consolidati in materia di reati edilizi e consolidando un orientamento che non lascia spazio a interpretazioni elusive.

Le Motivazioni: Analisi Giuridica dell’Ordine di Demolizione

La sentenza offre spunti di riflessione cruciali su diversi aspetti giuridici legati all’esecuzione delle demolizioni. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni dei ricorrenti.

Principio di Proporzionalità e Diritto all’Abitazione

La Corte ha chiarito che, sebbene il diritto all’abitazione sia tutelato (artt. 2 e 3 Cost. e art. 8 CEDU), non è un diritto assoluto. Esso deve essere contemperato con altri valori di rango costituzionale, come l’ordinato sviluppo del territorio e la salvaguardia dell’ambiente. L’ordine di demolizione è considerato proporzionato quando mira a ripristinare lo status quo violato dall’abuso. Inoltre, i giudici hanno sottolineato che le difficoltà personali non possono essere invocate con successo se derivano dall’inerzia del condannato, che per anni non ha ottemperato all’ordine.

La Natura non Punitive dell’Ordine di Demolizione e la sua Imprescrittibilità

Uno dei punti più importanti della sentenza riguarda la natura giuridica dell’ordine di demolizione. Contrariamente a quanto sostenuto dai ricorrenti, esso non è una “pena” ai sensi della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Il suo scopo non è punitivo, ma ripristinatorio. Di conseguenza, non è soggetto a prescrizione. Questa impostazione, confermata anche dalla Corte EDU, impedisce che il semplice trascorrere del tempo possa sanare l’illecito e vanificare la funzione di tutela del territorio.

Legittimazione a Demolire dopo l’Acquisizione Comunale

I ricorrenti sostenevano di non essere più tenuti a demolire, poiché l’immobile era diventato di proprietà del Comune. La Cassazione ha respinto anche questa tesi. L’acquisizione al patrimonio comunale è una conseguenza automatica del mancato rispetto dell’ordine di demolizione sindacale. Tuttavia, ciò non libera il responsabile dell’abuso dai suoi obblighi. A meno che il consiglio comunale non deliberi, ravvisando un prevalente interesse pubblico, di mantenere l’opera, l’unica via per il condannato è quella di eseguire spontaneamente la demolizione. Il responsabile dell’abuso resta quindi il soggetto su cui grava l’onere di ripristinare la legalità.

Pendenza dell’Istanza di Condono

La Corte ha anche affrontato la questione della domanda di condono, presentata oltre vent’anni prima. I giudici hanno specificato che la mera pendenza di un’istanza non è sufficiente a sospendere l’esecuzione. Il ricorrente ha l’onere di allegare elementi concreti che facciano presumere una rapida e positiva definizione della pratica, cosa che nel caso di specie non è avvenuta, anche considerando che l’immobile si trovava in un’area vincolata.

Le Conclusioni

La sentenza n. 45425/2024 della Corte di Cassazione si inserisce in un solco giurisprudenziale consolidato, che attribuisce all’ordine di demolizione un ruolo centrale e non negoziabile nella lotta all’abusivismo edilizio. Emerge con chiarezza che né le condizioni personali, né le tattiche dilatorie, né i cavilli procedurali possono, di norma, arrestare il processo di ripristino della legalità urbanistica. La natura ripristinatoria e non punitiva del provvedimento lo rende uno strumento imprescrittibile e incisivo, a presidio di un interesse collettivo che prevale sulla posizione individuale di chi ha commesso l’illecito.

Le difficoltà economiche e di salute possono bloccare un ordine di demolizione?
No. Secondo la Corte, il diritto all’abitazione non è assoluto e deve essere bilanciato con l’interesse pubblico alla tutela del territorio. Le condizioni personali non possono giustificare il mantenimento di un’opera abusiva, specialmente se derivano dall’inerzia del responsabile nel non aver ottemperato all’ordine per lungo tempo.

L’ordine di demolizione di un immobile abusivo va in prescrizione?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che l’ordine di demolizione non ha natura di “pena” ma è una sanzione amministrativa con finalità ripristinatorie. Pertanto, non è soggetto all’istituto della prescrizione.

Se il Comune diventa proprietario dell’immobile abusivo, chi deve demolirlo?
Il responsabile dell’abuso rimane obbligato a eseguire la demolizione. L’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale non estingue l’ordine giudiziale di demolizione, a meno che l’autorità comunale non deliberi esplicitamente di mantenere l’immobile per prevalenti interessi pubblici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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