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Ordine di demolizione: quando è irrevocabile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un proprietario contro un ordine di demolizione emesso nel 1998. La Corte ha stabilito che un successivo permesso in sanatoria non è valido se l’immobile non aveva i requisiti originari per il condono. Inoltre, ha ribadito che l’ordine di demolizione ha natura di sanzione amministrativa ripristinatoria e non penale, escludendo quindi la violazione del principio del ‘ne bis in idem’ anche in presenza di un analogo provvedimento comunale.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione per Abuso Edilizio: Quando è Davvero Definitivo?

Un ordine di demolizione emesso a seguito di una condanna per abuso edilizio è uno degli strumenti più incisivi a disposizione della legge per ripristinare la legalità. Ma cosa succede quando, a distanza di decenni, si tenta di revocarlo sulla base di un permesso in sanatoria o del principio che vieta di essere puniti due volte per lo stesso fatto? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questi aspetti, confermando la natura quasi irrevocabile di tale provvedimento.

I Fatti del Caso: Un Ordine di Demolizione Conteso per Decenni

La vicenda trae origine da una sentenza di condanna per abusi edilizi emessa dalla Corte di appello di Napoli nel lontano 1998, divenuta irrevocabile nello stesso anno. La sentenza includeva un ordine di demolizione dell’opera abusiva. Anni dopo, l’attuale proprietario dell’immobile, che aveva acquistato il bene dal condannato originario, ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la revoca di quell’ordine. La Corte di appello di Napoli ha rigettato la richiesta, spingendo il proprietario a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Sanatoria e Divieto di Doppio Processo

L’interessato ha basato il suo ricorso su tre motivi principali:
1. Presenza di un titolo in sanatoria: Sosteneva che l’ordine di demolizione fosse incompatibile con un permesso di costruire in sanatoria ottenuto nel 2015.
2. Violazione del ne bis in idem: Lamentava che l’ordine di demolizione giudiziario, sommato a un analogo provvedimento emesso dal Comune, costituisse una duplicazione di sanzioni per lo stesso fatto, violando il principio che vieta una doppia punizione.
3. Vizi procedurali: Contestava presunte irregolarità nella procedura di affidamento dei lavori di demolizione da parte della Procura.

La Decisione della Cassazione sull’Ordine di Demolizione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni della difesa e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La sentenza offre chiarimenti cruciali sulla natura e l’efficacia dell’ordine di demolizione.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda su principi giuridici consolidati e chiarisce perché i motivi del ricorso non potevano essere accolti.

L’irrilevanza del Titolo in Sanatoria Illegittimo

Sul primo punto, la Corte ha sottolineato che il ricorso era generico perché non affrontava il cuore della decisione della Corte d’Appello. La ragione del rigetto non era la pendenza di un procedimento per annullare la sanatoria, ma una circostanza ben più decisiva: l’immobile non era stato completato entro il 31 dicembre 1993 e non era adibito a uso residenziale. Di conseguenza, non possedeva i requisiti di legge per poter essere condonato. Un titolo abilitativo rilasciato in assenza dei presupposti di legge è illegittimo e, pertanto, non può paralizzare un ordine di demolizione giudiziale irrevocabile.

L’Ordine di Demolizione non è una Pena: Spiegazione del “Ne Bis in Idem”

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Cassazione ha ribadito un suo orientamento costante: l’ordine di demolizione, anche se disposto da un giudice penale, non è una sanzione penale, ma una sanzione amministrativa. La sua finalità non è punire il colpevole, ma ripristinare il bene giuridico leso, ovvero il corretto assetto del territorio. Essendo una sanzione con natura ripristinatoria e non punitiva, essa non rientra nell’ambito di applicazione del divieto di ne bis in idem, come interpretato anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Pertanto, la coesistenza di un ordine giudiziario e uno amministrativo è perfettamente legittima.

Carenza di Interesse a Impugnare l’Appalto di Demolizione

Infine, la Corte ha giudicato inammissibile anche il terzo motivo. Il ricorrente si era limitato a richiamare principi generali sugli appalti pubblici senza specificare quali violazioni concrete sarebbero state commesse. In ogni caso, la Cassazione ha affermato un principio fondamentale: il condannato non ha un interesse giuridicamente tutelato a contestare i vizi della procedura amministrativa seguita dalla Procura per affidare i lavori di demolizione. Anche se la procedura di appalto fosse annullata e ripetuta, l’atto impugnato – cioè l’ordine di demolizione stesso – rimarrebbe pienamente valido ed efficace.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza la stabilità e l’efficacia dell’ordine di demolizione per abusi edilizi. Emerge chiaramente che tale ordine ha una natura ripristinatoria che lo rende insensibile a molte delle contestazioni tipicamente sollevate. Non può essere bloccato da un condono illegittimo né la sua esecuzione può essere ostacolata invocando il principio del ne bis in idem o presunti vizi nelle procedure di appalto per la sua attuazione. Per i proprietari di immobili gravati da tali ordini, la via per evitarne l’esecuzione è estremamente stretta e limitata a vizi macroscopici e originari del provvedimento, non a circostanze successive e ininfluenti.

Un ordine di demolizione giudiziale può coesistere con uno amministrativo senza violare il principio del ne bis in idem?
Sì. Secondo la Cassazione, l’ordine di demolizione disposto dal giudice penale ha natura di sanzione amministrativa con finalità ripristinatoria del bene giuridico leso (il territorio), non punitiva. Pertanto, non viola il principio del ‘ne bis in idem’, che si applica alle sole sanzioni di carattere penale.

Un permesso di costruire in sanatoria ottenuto successivamente può bloccare un ordine di demolizione definitivo?
No, se emerge che l’immobile non possedeva fin dall’origine i requisiti di legge per poter beneficiare del condono. La Corte ha chiarito che un titolo abilitativo rilasciato illegittimamente non ha la forza di paralizzare un ordine di demolizione passato in giudicato.

Il soggetto condannato alla demolizione può contestare le modalità con cui la Procura affida i lavori di abbattimento?
No. La sentenza stabilisce che il condannato non ha un interesse giuridicamente rilevante a contestare eventuali vizi nella procedura amministrativa di affidamento dei lavori. L’eventuale annullamento della gara d’appalto non farebbe comunque venire meno l’ordine di demolizione, che resterebbe valido ed efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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