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Ordine di demolizione: quando è irrevocabile?

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che aveva revocato un ordine di demolizione per un vasto immobile abusivo. Il caso riguardava un fabbricato frazionato in più unità, per le quali erano state presentate domande di condono fittizie da promissari acquirenti per aggirare i limiti volumetrici. La Corte ha stabilito che l’ordine di demolizione è una misura ripristinatoria di natura reale, che segue l’immobile e non la persona, e non può essere paralizzata da condoni illegittimi o dal principio di proporzionalità invocato da terzi acquirenti, la cui tutela risiede in azioni civili contro il venditore.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione e abusi edilizi: la Cassazione traccia una linea invalicabile

Un recente intervento della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza la natura e l’inderogabilità dell’ordine di demolizione per gli immobili abusivi, anche quando questi siano stati acquistati da terzi estranei al reato. Questa sentenza chiarisce i limiti del principio di proporzionalità e smaschera i tentativi fraudolenti di ottenere condoni edilizi, offrendo principi cruciali per chiunque operi nel settore immobiliare.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla costruzione di un grande fabbricato in totale assenza di titolo abilitativo. Il costruttore originario, per aggirare i limiti volumetrici previsti dalla legge per il condono, aveva frazionato fittiziamente l’immobile in 24 unità. Successivamente, erano state presentate 14 distinte istanze di condono da parte di soggetti qualificatisi come “promittenti acquirenti”, estranei all’abuso. In seguito, tutti questi soggetti rinunciavano all’acquisto e il costruttore originario subentrava in tutte le pratiche di condono pendenti.

Una terza persona acquistava una delle unità immobiliari, facendo affidamento su una di queste pratiche. A fronte dell’ordine di demolizione emesso con le sentenze di condanna a carico del costruttore, l’acquirente presentava un incidente di esecuzione. Il Tribunale, in accoglimento, revocava l’ordine, ritenendo che l’abbattimento violasse il principio di proporzionalità e ledesse il diritto di abitazione e l’affidamento della nuova proprietaria. Il Procuratore della Repubblica ricorreva in Cassazione contro tale decisione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando con rinvio l’ordinanza del Tribunale. Ha stabilito che l’ordine di demolizione non poteva essere revocato, in quanto i presupposti su cui si fondava la decisione del giudice dell’esecuzione erano giuridicamente errati. La Corte ha ritenuto palesemente illegittimo il frazionamento delle domande di condono, qualificandolo come un artificio per eludere la legge.

Le Motivazioni: L’Ordine di Demolizione e la sua Natura Reale

La Corte ha ribadito alcuni principi fondamentali.

La Natura dell’Ordine di Demolizione

Innanzitutto, l’ordine di demolizione non è una pena personale, ma una misura amministrativa di tipo ripristinatorio. Il suo scopo è eliminare la lesione all’assetto urbanistico e territoriale. Per questo motivo, ha carattere “reale”: segue la res abusiva (l’immobile illegale) e non la persona del responsabile. Di conseguenza, produce effetti nei confronti di chiunque sia proprietario o detentore dell’immobile, anche se non ha commesso l’abuso. La tutela del terzo acquirente, chiarisce la Corte, si attua sul piano civilistico, attraverso un’azione di rivalsa contro il venditore, non paralizzando il ripristino della legalità.

L’illegittimità del Condono Fraudolento

Un punto centrale della motivazione riguarda la valutazione del titolo di sanatoria. La Corte ha evidenziato che le plurime domande di condono, presentate da promittenti acquirenti che poi hanno tutti rinunciato, non costituivano validi titoli per avviare procedure separate. Esse erano riconducibili a un unico centro sostanziale di interessi – il costruttore originario – e rappresentavano un evidente stratagemma per eludere il limite legale di volumetria. In assenza di una reale e qualificata relazione con il bene, i richiedenti non erano legittimati a presentare la domanda. Pertanto, il “silenzio assenso” formatosi su tali istanze, e il successivo provvedimento formale, erano privi di fondamento giuridico. Il giudice dell’esecuzione ha il potere e il dovere di verificare la legittimità sostanziale del titolo di sanatoria, non potendosi fermare a un dato puramente formale.

L’inapplicabilità del Principio di Proporzionalità in questo contesto

La Cassazione ha anche censurato l’errata applicazione del principio di proporzionalità. Sebbene tale principio debba essere considerato in fase esecutiva per bilanciare il diritto all’abitazione con l’interesse pubblico, non può mai portare alla revoca definitiva dell’ordine. Il suo scopo è, al massimo, consentire una sospensione temporanea per permettere all’interessato di trovare soluzioni abitative alternative. Nel caso di specie, l’invocazione di tale principio era inappropriata, poiché si basava su un affidamento derivante da una procedura di condono palesemente fraudolenta e non poteva giustificare il consolidamento di una grave illegalità. La Corte ha sottolineato che l’interesse pubblico a ripristinare l’ordine urbanistico violato non è recessivo rispetto agli interessi patrimoniali o personali del terzo, specialmente quando la sua buona fede è minata dalle evidenti anomalie della procedura.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza invia un messaggio chiaro: l’ordine di demolizione è uno strumento essenziale e non negoziabile per la tutela del territorio. Le implicazioni pratiche sono significative:
1. Massima cautela nell’acquisto di immobili: I terzi acquirenti devono esercitare la massima diligenza nel verificare la piena regolarità urbanistica di un immobile. La presenza di un condono non è garanzia di legittimità, specialmente se le procedure appaiono anomale. Il rischio che l’ordine di demolizione venga eseguito è concreto.
2. Impossibilità di aggirare la legge: I tentativi di eludere i limiti normativi attraverso frazionamenti fittizi o l’uso di prestanome sono destinati a fallire. I giudici sono tenuti a guardare alla sostanza dell’operazione, non solo alla forma.
3. La tutela del terzo è civile, non penale: Chi acquista un immobile abusivo non può bloccare la demolizione invocando i propri diritti, ma deve rivalersi su chi gli ha venduto il bene. L’interesse pubblico alla legalità prevale.

Un ordine di demolizione può essere revocato se l’immobile abusivo è stato acquistato da un terzo in buona fede?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordine di demolizione è una misura di natura reale che segue l’immobile, non la persona. Pertanto, si applica a chiunque sia proprietario, anche se estraneo all’abuso. La tutela del terzo acquirente è limitata ad azioni civili di risarcimento contro il venditore, ma non può impedire la demolizione.

È legittimo presentare più domande di condono separate per diverse unità di un unico grande edificio abusivo per non superare i limiti di volume?
No, non è legittimo se le domande sono riconducibili a un unico centro di interessi (come il costruttore originario). La Corte ha qualificato tale pratica come un “artificioso frazionamento” e uno “stratagemma” per eludere la legge, rendendo le domande e i conseguenti titoli di sanatoria illegittimi.

Il principio di proporzionalità può giustificare la revoca definitiva di un ordine di demolizione per tutelare il diritto all’abitazione?
No. Secondo la Corte, il principio di proporzionalità non può portare alla revoca definitiva dell’ordine di demolizione, che resta una misura obbligatoria. Al massimo, può consentire una sospensione temporanea dell’esecuzione per dare al residente il tempo di trovare un’altra sistemazione, ma non può sanare l’illegalità dell’abuso edilizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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