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Ordine di demolizione: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un privato contro un ordine di demolizione. La decisione si fonda sul principio che, una volta che l’immobile abusivo viene acquisito al patrimonio del Comune, il precedente proprietario perde l’interesse giuridico a opporsi alla demolizione, diventando a tutti gli effetti un soggetto terzo.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e Acquisizione al Patrimonio: Quando il Ricorso è Inutile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1256 del 2024, ha chiarito un punto fondamentale in materia di abusi edilizi: quando è possibile contestare un ordine di demolizione? La risposta è netta: se l’immobile è già stato acquisito dal patrimonio del Comune, il precedente proprietario perde ogni interesse a ricorrere. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sospensione

Il caso ha origine dalla richiesta di un privato di sospendere l’esecuzione di un ordine di demolizione relativo a un manufatto abusivo. L’istanza era stata rigettata dalla Corte di Appello di Napoli, che l’aveva definita ‘manifestamente infondata’.

Il ricorrente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. Violazione del contraddittorio: la decisione era stata presa senza convocare le parti, violando il diritto di difesa.
2. Omessa motivazione: la Corte di Appello non avrebbe considerato le nuove argomentazioni presentate, tra cui la richiesta di poter procedere autonomamente alla demolizione (autodemolizione).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito delle singole doglianze del ricorrente, ma si ferma a un presupposto processuale fondamentale: la carenza di interesse ad agire.

Le Motivazioni: la Perdita dell’Interesse ad Agire con l’Ordine di Demolizione

Il fulcro della sentenza risiede in un principio consolidato dalla giurisprudenza. Le motivazioni della Corte chiariscono in modo inequivocabile perché il ricorso non poteva essere accolto.

L’Acquisizione dell’Immobile al Patrimonio Comunale

La Corte sottolinea che, una volta che l’immobile abusivo viene acquisito gratuitamente al patrimonio disponibile del Comune, il precedente proprietario perde la titolarità del bene. Di conseguenza, egli non ha più alcun interesse giuridico a richiedere la revoca o la sospensione dell’ordine di demolizione.

L’interesse a impugnare un provvedimento, infatti, sussiste solo se l’annullamento di tale provvedimento può portare un vantaggio concreto all’impugnante. In questo caso, essendo l’immobile non più di sua proprietà, l’eventuale sospensione della demolizione non gli arrecherebbe alcun beneficio giuridicamente rilevante. Egli è ormai un ‘terzo estraneo’ rispetto alle vicende giuridiche dell’immobile.

La Violazione del Contraddittorio e la Questione dell’Autodemolizione

Anche la censura relativa alla violazione del contraddittorio viene respinta. La Corte ricorda che l’art. 666, comma 2, del codice di procedura penale consente al giudice dell’esecuzione di decidere con un decreto motivato, senza udienza, qualora l’istanza sia manifestamente infondata o una mera riproposizione di richieste già rigettate. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva correttamente applicato questa norma.

Per quanto riguarda la richiesta di autorizzazione all’autodemolizione, la Cassazione precisa che la decisione del Pubblico Ministero su aspetti materiali della demolizione non è sindacabile in sede di legittimità. La richiesta principale, ovvero la sospensione dell’esecuzione, era comunque una reiterazione di istanze precedenti, rendendo l’intero ricorso infondato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: in materia di abusi edilizi, il tempo è un fattore determinante. Una volta che scatta l’acquisizione dell’immobile da parte dell’ente pubblico, si chiude per il privato la possibilità di contestare l’ordine di demolizione. La perdita della proprietà del bene comporta la perdita della legittimazione a opporsi alle decisioni che lo riguardano. La decisione sottolinea l’importanza di agire tempestivamente e di non presentare istanze meramente dilatorie o ripetitive, che non solo verranno dichiarate inammissibili, ma comporteranno anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile opporsi a un ordine di demolizione se l’immobile abusivo è già stato acquisito dal Comune?
No, la sentenza chiarisce che una volta che l’immobile è acquisito al patrimonio della pubblica amministrazione, il precedente proprietario perde l’interesse giuridico a richiedere la revoca o la sospensione dell’ordine di demolizione, in quanto non è più titolare del bene.

Un giudice può decidere su un’istanza senza convocare le parti in udienza?
Sì, l’articolo 666, comma 2, del codice di procedura penale permette al giudice di emettere un decreto motivato senza contraddittorio quando l’istanza è ritenuta manifestamente infondata o è una semplice riproposizione di una richiesta già respinta in precedenza.

Cosa succede al proprietario di un immobile abusivo dopo l’acquisizione da parte del Comune?
Il precedente proprietario cessa di avere diritti sull’immobile e viene considerato un ‘terzo estraneo’ rispetto alle sue successive vicende giuridiche. Di conseguenza, non può più vantare alcun interesse giuridico che lo legittimi a contestare atti come l’ordine di demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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