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Ordine di demolizione: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza Num. 28383 del 2025, ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro un ordine di demolizione. La Corte ha chiarito che allegazioni generiche sui rischi della demolizione non sono sufficienti per revocarlo, e il principio di proporzionalità viene applicato con criteri rigorosi, tenendo conto della consapevolezza dell’illegalità da parte del costruttore.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione per Abuso Edilizio: Limiti e Inammissibilità del Ricorso

L’ordine di demolizione rappresenta lo strumento più incisivo per ripristinare la legalità violata da un abuso edilizio. Tuttavia, chi subisce tale ordine spesso tenta di opporvisi invocando varie ragioni, dalla difficoltà tecnica all’impatto sulla propria vita. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la linea rigorosa della giurisprudenza, dichiarando inammissibili i ricorsi basati su contestazioni generiche e riaffermando i paletti entro cui può operare il principio di proporzionalità.

I Fatti del Caso

Due privati cittadini hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza del Tribunale di Gela. Quest’ultima aveva respinto la loro richiesta di revoca di un ordine di demolizione relativo a un’opera abusiva. I ricorrenti sostenevano, in sintesi, che la demolizione avrebbe comportato rischi per terzi e per gli stessi condannati, ma le loro argomentazioni sono state giudicate dalla Suprema Corte come una ‘mera generica allegazione’.

La Decisione della Corte: Ricorsi Inammissibili

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un’analisi consolidata che respinge le censure meramente valutative e non supportate da prove concrete. I giudici hanno condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, confermando la piena validità dell’ordine di demolizione.

Analisi dell’ordine di demolizione e impossibilità tecnica

La Corte ha innanzitutto chiarito un punto fondamentale: l’eventuale impossibilità tecnica di eseguire la demolizione senza danneggiare la parte lecita dell’edificio non è una scusante valida se la causa di tale difficoltà è imputabile allo stesso condannato. In altre parole, chi costruisce abusivamente non può poi usare le conseguenze del proprio illecito per evitarne le sanzioni. Le affermazioni dei ricorrenti sono state ritenute generiche e non in grado di superare la corretta valutazione del giudice di merito, che aveva già evidenziato l’abusività complessiva dell’immobile.

Il Principio di Proporzionalità e l’Ordine di Demolizione

Un passaggio cruciale della motivazione riguarda l’applicazione del principio di proporzionalità, spesso invocato in questi casi con riferimento alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Corte EDU). La Cassazione ha precisato che tale principio opera principalmente quando l’immobile abusivo è destinato ad abitazione abituale di una persona. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica, ma è legata a garanzie procedurali e a una valutazione complessiva di diversi fattori, tra cui:

* La possibilità per l’interessato di far valere le proprie ragioni davanti a un tribunale indipendente.
* La disponibilità di tempo sufficiente per ‘legalizzare’ la situazione (ove possibile) o trovare soluzioni abitative alternative.
* La consapevolezza dell’illegalità da parte di chi ha costruito l’opera al momento dell’edificazione.
* La natura e il grado dell’illegalità commessa.

La Corte ha ribadito che il bilanciamento deve avvenire tra l’interesse pubblico alla tutela del territorio e l’interesse del singolo all’utilizzo dell’opera, limitatamente all’autore dell’abuso e al suo nucleo familiare diretto.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza si articolano su due pilastri principali. Il primo è il rigetto delle censure generiche e valutative. La difesa non può limitarsi ad allegare rischi senza fornire prove concrete e specifiche. La Corte ha considerato le argomentazioni dei ricorrenti insufficienti a scalfire la logica della decisione impugnata.

Il secondo pilastro è la corretta interpretazione del principio di proporzionalità. La giurisprudenza, sia nazionale che europea, non offre una via di fuga a chi commette un abuso edilizio. Anzi, valorizza elementi come il tempo a disposizione per trovare alternative e la gravità della violazione (ad esempio, costruzioni in zone soggette a vincoli paesaggistici o sismici). Il rapporto di proporzionalità, quindi, non tutela indiscriminatamente il diritto di proprietà, ma lo bilancia con il superiore interesse pubblico, ponendo l’accento sulla responsabilità di chi ha agito illegalmente.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento consolidato: l’ordine di demolizione è una sanzione effettiva e difficilmente revocabile sulla base di contestazioni generiche. Chi costruisce abusivamente si assume il rischio delle conseguenze e non può invocare con successo difficoltà tecniche o disagi personali se questi derivano dalla propria condotta illecita. Il principio di proporzionalità, pur essendo un cardine del nostro ordinamento, viene applicato con rigore, esigendo una valutazione caso per caso che tiene conto della buona fede, della gravità dell’abuso e delle reali possibilità offerte al trasgressore per regolarizzare la propria posizione o trovare soluzioni alternative.

Quando un ricorso contro un ordine di demolizione è considerato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando si basa su censure generiche e puramente valutative, senza superare la corretta rilevazione del giudice. Ad esempio, una semplice affermazione di ‘rischi’ derivanti dalla demolizione, non supportata da prove specifiche, viene considerata inammissibile.

Il principio di proporzionalità può bloccare un ordine di demolizione?
Il principio di proporzionalità può essere applicato, specialmente per immobili adibiti ad abitazione principale, ma non è una garanzia assoluta. La sua applicazione richiede un bilanciamento tra l’interesse pubblico alla tutela del territorio e l’interesse del privato, tenendo conto di fattori come la consapevolezza dell’illegalità, la gravità della violazione e il tempo avuto a disposizione per trovare soluzioni alternative.

L’impossibilità tecnica di demolire solo la parte abusiva è una difesa valida?
No, non è una difesa valida se tale impossibilità dipende da una causa imputabile al condannato. La giurisprudenza stabilisce che non si può trarre vantaggio dalla propria condotta illecita per evitare l’esecuzione della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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