LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ordine di demolizione: quale procedura esecutiva?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24084/2024, ha chiarito la procedura corretta da seguire per le contestazioni relative all’ordine di demolizione di un immobile abusivo. Il caso riguardava un ricorso del Pubblico Ministero contro una decisione del giudice dell’esecuzione. La Corte ha stabilito che l’elenco delle materie trattabili con la procedura semplificata dell’art. 676 c.p.p. è tassativo e non include le sanzioni amministrative accessorie come l’ordine di demolizione. Di conseguenza, ogni questione relativa deve essere trattata con la procedura ordinaria in camera di consiglio prevista dall’art. 666 c.p.p., respingendo il ricorso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione: la Cassazione fa chiarezza sulla procedura esecutiva corretta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24084 del 2024, è intervenuta per dirimere un’importante questione procedurale riguardante l’esecuzione di un ordine di demolizione. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: le contestazioni relative a tale sanzione devono seguire il rito ordinario dell’incidente di esecuzione previsto dall’art. 666 del codice di procedura penale, e non la procedura semplificata. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della Corte.

I fatti del caso

La vicenda processuale ha origine da un ordine di demolizione impartito con una sentenza di condanna del 1996. Nel 2014, il Tribunale competente aveva revocato tale ordine, ritenendo che l’immobile avesse natura pubblica. Tuttavia, nel 2023, la Procura della Repubblica notificava al condannato una nuova ingiunzione a demolire la parte abusiva del manufatto.

Il giudice dell’esecuzione, investito della questione, emanava un’ordinanza con cui ribadiva la posizione del 2014, considerando il soggetto un mero occupante sine titulo di un immobile pubblico. Successivamente, di fronte a un’opposizione presentata dalla Procura, lo stesso giudice la dichiarava inammissibile, sostenendo che l’unico rimedio esperibile fosse il ricorso per cassazione. È contro quest’ultima decisione che il Pubblico Ministero ha proposto ricorso alla Suprema Corte, lamentando la violazione delle norme procedurali.

L’ordine di demolizione e il dilemma procedurale

Il cuore della controversia risiede nella scelta della procedura corretta per risolvere le questioni che sorgono durante l’esecuzione di un ordine di demolizione. Il codice di procedura penale prevede due percorsi principali:

1. Procedura ordinaria (art. 666 c.p.p.): Si svolge in camera di consiglio, con la partecipazione necessaria del difensore e del pubblico ministero, garantendo un pieno contraddittorio tra le parti prima della decisione.
2. Procedura semplificata (art. 676 c.p.p.): Riservata a specifiche materie elencate dalla norma, permette al giudice di decidere de plano (cioè senza formalità e senza contraddittorio preventivo). Il contraddittorio è solo eventuale e ‘differito’, attivabile tramite opposizione successiva al provvedimento.

Il Pubblico Ministero sosteneva che si dovesse applicare la procedura con contraddittorio differito, mentre il giudice dell’esecuzione aveva ritenuto tale via non percorribile. La Cassazione è stata chiamata a fare chiarezza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, cogliendo l’occasione per ribadire principi consolidati in materia. I giudici hanno chiarito che l’ordine di demolizione è una sanzione amministrativa accessoria, con una funzione ripristinatoria del bene giuridico leso (l’ordinato assetto del territorio).

Il punto cruciale della motivazione risiede nella natura dell’elenco contenuto nell’art. 676 c.p.p., che individua le materie per cui è prevista la procedura semplificata. La Corte ha affermato che tale elenco è tassativo, ovvero non ammette interpretazioni estensive o analogiche. Poiché le sanzioni amministrative accessorie, come la demolizione, non sono espressamente menzionate in tale articolo, non possono essere trattate con il rito semplificato.

La Cassazione ha inoltre ricordato che una modifica legislativa del 1991 ha eliminato dalla norma la clausola di chiusura che permetteva di applicare il rito semplificato ‘in ogni caso analogo’, rafforzando ulteriormente il carattere chiuso e tassativo dell’elenco.

Le Conclusioni: solo la procedura ordinaria per la demolizione

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che qualsiasi controversia concernente l’esecuzione di un ordine di demolizione deve essere ricondotta alle ‘questioni sul titolo esecutivo’ e, di conseguenza, trattata secondo le forme dell’incidente di esecuzione ordinario previsto dall’art. 666 c.p.p. Questa procedura garantisce il pieno e immediato contraddittorio tra le parti, elemento essenziale per la tutela dei diritti coinvolti.

Pertanto, il principio di diritto che emerge è chiaro: il catalogo delle materie di cui all’art. 676 c.p.p. è chiuso. Ogni questione relativa alla demolizione di un manufatto abusivo, riguardando il titolo esecutivo stesso, deve essere decisa dal giudice dell’esecuzione nel rispetto del contraddittorio garantito dall’art. 666 c.p.p. La sentenza rigetta quindi il ricorso, ma fornisce un’indicazione procedurale vincolante per tutti i casi futuri.

Qual è la natura giuridica dell’ordine di demolizione?
Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, l’ordine di demolizione configura una sanzione amministrativa specifica e accessoria alla condanna penale, con una funzione direttamente ripristinatoria del bene urbanistico offeso.

La procedura semplificata dell’art. 676 c.p.p. si applica alle questioni sull’ordine di demolizione?
No. La Corte ha stabilito che l’elenco delle materie per cui si applica la procedura semplificata dell’art. 676 c.p.p. è tassativo. Poiché le sanzioni amministrative accessorie come la demolizione non sono incluse in tale elenco, non possono essere trattate con questa procedura.

Qual è la procedura corretta per le controversie sull’esecuzione di un ordine di demolizione?
La procedura corretta è quella dell’incidente di esecuzione ordinario, disciplinato dall’articolo 666 del codice di procedura penale. Questa procedura si svolge in camera di consiglio e garantisce il pieno e immediato contraddittorio tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati