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Ordine di demolizione parziale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un giudice che aveva revocato un ordine di demolizione. La Corte ha ritenuto illogica l’ipotesi di una demolizione completa seguita da una ricostruzione identica, in assenza di prove concrete come un nuovo titolo edilizio. Secondo i giudici, le prove indicavano una demolizione solo parziale, insufficiente a estinguere l’ordine originario. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame che tenga conto di tutti gli elementi probatori.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione: non basta una demolizione parziale per evitarlo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1269 del 2024, affronta un caso cruciale in materia di abusi edilizi, chiarendo quando un ordine di demolizione può essere considerato eseguito. La pronuncia sottolinea come una demolizione solo parziale e l’ipotesi di una successiva ricostruzione, se non supportate da prove certe, non sono sufficienti a revocare l’ingiunzione a demolire. Analizziamo insieme la vicenda e i principi stabiliti dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Demolizione Contesa

Il caso nasce da un procedimento penale per reati edilizi a carico di un privato. A seguito della condanna, il Procuratore generale emetteva due ingiunzioni a demolire le opere abusive. Tuttavia, il condannato si opponeva, sostenendo di aver già provveduto alla demolizione. La Corte di appello di Salerno, in accoglimento delle sue ragioni, revocava gli ordini di demolizione.

La decisione della Corte territoriale si basava su un verbale dei Carabinieri del 2018 che attestava l’avvenuta demolizione. Nonostante le immagini satellitari del 2019 mostrassero la presenza di travi e pilastri simili a quelli esistenti nel 2016 (prima della presunta demolizione), la Corte ipotizzava che queste strutture potessero essere state ricostruite ex novo dopo l’intervento del 2018. Questa incertezza, secondo i giudici di merito, era sufficiente per revocare l’ordine.

Contro questa ordinanza, il Procuratore generale ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la manifesta illogicità della motivazione.

L’analisi della Cassazione sull’ordine di demolizione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore, ritenendo la motivazione della Corte di appello viziata e contraddittoria. I giudici di legittimità hanno evidenziato come la Corte territoriale abbia formulato una mera ipotesi – quella della demolizione totale seguita da una ricostruzione identica – senza supportarla con elementi concreti e ignorando prove di segno contrario.

In particolare, la Cassazione ha sottolineato diversi punti critici nella decisione impugnata. In primo luogo, non erano state adeguatamente considerate le risultanze della consulenza tecnica, secondo cui la demolizione era stata solo parziale, avendo risparmiato la platea di fondazione, le travi e i pilastri. L’ipotesi di una ricostruzione ex novo era, quindi, illogica e non provata.

La necessità di un nuovo titolo edilizio

Un aspetto fondamentale trascurato dalla Corte d’Appello, e messo in luce dalla Cassazione, è la mancanza di qualsiasi verifica sull’esistenza di un titolo edilizio che autorizzasse la presunta “nuova” edificazione. Se il condannato avesse davvero demolito e poi ricostruito, avrebbe dovuto ottenere un regolare permesso. L’assenza di tale verifica rende l’ipotesi della Corte di merito puramente congetturale e priva di fondamento giuridico.

Le Motivazioni

La Cassazione ha affermato che la Corte d’Appello non ha confutato adeguatamente le conclusioni del consulente tecnico della Procura, il quale sosteneva che le demolizioni erano state soltanto parziali. La decisione impugnata si è limitata a evidenziare l’impossibilità di datare i materiali, senza però esaminare le altre prove che indicavano la persistenza delle strutture principali.

Inoltre, la Corte di merito ha sostenuto la possibilità di una ricostruzione post-demolizione in termini di mera ipotesi, senza accertare se questa fosse stata supportata da un adeguato titolo edilizio. Infine, il provvedimento non ha tenuto conto della mancanza di comunicazioni ufficiali da parte dell’interessato alle autorità riguardo alla presunta demolizione completa del 2018, un passaggio che sarebbe stato necessario.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio chiaro: per ottenere la revoca di un ordine di demolizione, non è sufficiente attestare un intervento di abbattimento se le prove indicano che esso è stato solo parziale. L’ipotesi di una demolizione totale seguita da una ricostruzione identica deve essere provata in modo rigoroso, in primis attraverso la dimostrazione dell’esistenza di un nuovo e valido titolo edilizio. In assenza di tali prove, l’ordine di demolizione resta pienamente valido ed efficace. La Corte di Cassazione ha quindi annullato l’ordinanza e rinviato il caso alla Corte di appello per un nuovo esame che tenga conto di questi principi.

È sufficiente un’attestazione di avvenuta demolizione per revocare un ordine di demolizione?
No, secondo la Cassazione non è sufficiente, specialmente se altre prove (come consulenze tecniche o informative) suggeriscono che la demolizione sia stata solo parziale e non totale.

Come valuta la Cassazione l’ipotesi di una demolizione seguita da una ricostruzione identica?
La considera una mera ipotesi priva di fondamento se non supportata da prove concrete. In particolare, una nuova edificazione, anche se identica alla precedente, deve essere autorizzata da un adeguato titolo edilizio, la cui esistenza deve essere verificata dal giudice.

Quali verifiche avrebbe dovuto compiere la Corte d’Appello prima di revocare l’ingiunzione?
Avrebbe dovuto valutare in modo completo tutte le prove disponibili, incluse le relazioni tecniche che indicavano una demolizione parziale. Inoltre, avrebbe dovuto accertare se l’ipotizzata nuova edificazione fosse stata sostenuta da un regolare titolo edilizio e se l’interessato avesse formalmente comunicato alle autorità la completa demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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