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Ordine di demolizione: nullo il condono dopo l’acquisizione

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che revocava un ordine di demolizione per un immobile abusivo. La domanda di condono era stata presentata dalla precedente proprietaria quando il bene era già stato acquisito di diritto dal Comune per mancata ottemperanza a un precedente ordine di demolizione. La Corte ha stabilito che la domanda di sanatoria, provenendo da un soggetto non più legittimato, è inefficace, rendendo nuovamente operativo l’ordine di demolizione del giudice penale.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Invalida la Sanatoria se l’Immobile è Già del Comune

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di abusi edilizi: l’ordine di demolizione emesso dal giudice penale non può essere revocato sulla base di una domanda di condono presentata quando l’immobile abusivo è già stato acquisito al patrimonio del Comune. Questa decisione chiarisce la sequenza temporale e i requisiti di legittimazione che governano il complesso rapporto tra sanzioni penali e procedure di sanatoria.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di una signora per la realizzazione di un immobile abusivo. La sentenza di condanna, divenuta irrevocabile nel 2001, conteneva anche un ordine di demolizione dell’opera. Anni prima, nel 1997, il Comune aveva notificato alla stessa signora un’ordinanza di demolizione amministrativa, alla quale non era stato dato seguito entro il termine di 90 giorni.

Successivamente, la signora ha donato l’immobile a un’altra persona. Quest’ultima, basandosi su una domanda di condono presentata dalla precedente proprietaria, ha chiesto e ottenuto dal Giudice dell’Esecuzione la revoca dell’ordine di demolizione giudiziale. Il Procuratore della Repubblica ha impugnato tale provvedimento, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Acquisizione al Patrimonio Comunale e l’Ordine di Demolizione

Il fulcro della decisione della Suprema Corte risiede in un automatismo previsto dalla legge: la mancata ottemperanza all’ingiunzione di demolizione comunale entro 90 giorni dalla notifica determina l’acquisizione gratuita e di diritto (ope legis) dell’immobile e dell’area di sedime al patrimonio del Comune.

Questo significa che, nel momento in cui la domanda di condono è stata presentata, la richiedente non era più la legittima proprietaria del bene. La proprietà si era già trasferita automaticamente all’ente comunale. Di conseguenza, la domanda di sanatoria era priva di un requisito essenziale: la legittimazione del richiedente. Un soggetto che non è più proprietario non può validamente chiedere di sanare un immobile che non gli appartiene più.

L’Inefficacia della Domanda di Condono

La Cassazione ha sottolineato che il giudice ha il dovere di verificare la sussistenza di tutte le condizioni di applicabilità del condono, tra cui la tempestività della presentazione della domanda e, appunto, la legittimazione del richiedente. L’assenza di legittimazione rende l’intera procedura di sanatoria inefficace sin dall’origine (ab imis). Pertanto, non può costituire un valido presupposto per revocare l’ordine di demolizione precedentemente emesso in sede penale.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’ordine di demolizione ha una natura reale, cioè è legato all’immobile abusivo e non alla persona del responsabile. Esso mantiene la sua efficacia nei confronti di chiunque, a qualsiasi titolo, diventi proprietario del bene. La vendita o la donazione dell’immobile non estingue l’obbligo di ripristinare la legalità violata. La presunta buona fede del nuovo proprietario è irrilevante ai fini dell’esecuzione della demolizione. La sua tutela è affidata ad azioni civili di rivalsa contro il suo dante causa (venditore o donante) per i danni subiti.

L’ordinamento prevede un bilanciamento tra l’interesse pubblico al ripristino del territorio e gli interessi privati, ma stabilisce una chiara prevalenza del primo. La demolizione è la conseguenza diretta e ineliminabile dell’accertamento penale dell’abuso. Solo un provvedimento legittimo della Pubblica Amministrazione, come una sanatoria validamente ottenuta, può renderlo inefficace. Nel caso di specie, mancando la legittimazione della richiedente, il condono non ha mai prodotto effetti giuridici.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, ripristinando la piena efficacia dell’ordine di demolizione. La sentenza ribadisce che la catena degli eventi giuridici è cruciale: l’inottemperanza all’ordine di demolizione amministrativo innesca l’acquisizione comunale, e questo evento preclude la possibilità per l’ex proprietario di presentare una valida domanda di condono. Questa decisione serve da monito per chi acquista immobili, sottolineando l’importanza di verificare la piena conformità urbanistica e l’assenza di provvedimenti sanzionatori pendenti, poiché le conseguenze di un abuso edilizio si trasferiscono insieme alla proprietà.

È possibile chiedere un condono edilizio per un immobile abusivo dopo che il Comune lo ha già acquisito per mancata demolizione?
No. La sentenza chiarisce che la domanda di condono è inefficace se presentata da un soggetto che, al momento della richiesta, non è più il proprietario dell’immobile perché questo è già stato acquisito ope legis al patrimonio comunale a causa dell’inottemperanza all’ordine di demolizione.

L’ordine di demolizione emesso dal giudice penale perde efficacia se l’immobile viene venduto o donato a un’altra persona?
No. L’ordine di demolizione ha natura reale, ovvero segue l’immobile e non la persona. Pertanto, rimane pienamente efficace e vincolante per chiunque diventi proprietario del bene, anche se non è l’autore dell’abuso.

La buona fede del nuovo proprietario di un immobile abusivo può impedire la demolizione?
No. La Corte ha stabilito che la buona fede del terzo acquirente o donatario è irrilevante ai fini dell’esecuzione dell’ordine di demolizione. Gli interessi del nuovo proprietario sono tutelati attraverso altri strumenti, come le azioni civili di rivalsa nei confronti del suo dante causa (il venditore o donante).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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