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Ordine di demolizione: nullo con assoluzione per tenuità

La Corte di Cassazione ha annullato un ordine di demolizione emesso da un tribunale dopo una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto. Il caso riguardava un reato edilizio minore. La Corte ha chiarito che l’ordine di demolizione presuppone una condanna penale, assente in caso di proscioglimento ex art. 131 bis c.p. La competenza per la sanzione ripristinatoria torna quindi alle autorità amministrative, a cui la sentenza deve essere comunicata.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e Assoluzione per Tenuità: la Cassazione Fa Chiarezza

L’assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’ in un procedimento per abuso edilizio blocca l’emissione di un ordine di demolizione da parte del giudice penale. Questo è il principio fondamentale ribadito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 16692/2025. La decisione chiarisce i confini tra la giurisdizione penale e la competenza amministrativa nella gestione delle opere abusive, stabilendo che, in assenza di una condanna formale, la palla torna agli uffici tecnici comunali.

I Fatti del Caso

Una persona veniva processata per un reato edilizio previsto dall’art. 44 del DPR 380/01. Il Tribunale di Napoli Nord, riconoscendo la scarsa offensività della condotta, la assolveva applicando l’art. 131 bis del codice penale, ovvero per la particolare tenuità del fatto.

Successivamente, però, lo stesso Tribunale, attraverso una procedura di correzione di errore materiale, modificava il dispositivo della sentenza. Aggiungeva non solo la restituzione di beni in sequestro, ma anche un ordine di demolizione delle opere abusive a spese dell’imputata, sebbene assolta. Contro questa correzione, la difesa proponeva ricorso per cassazione, sostenendone l’illegittimità.

L’Ordine di Demolizione e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza nella parte in cui imponeva la demolizione. Il ragionamento dei giudici supremi è lineare e si fonda su un presupposto imprescindibile: l’ordine di demolizione è una sanzione amministrativa che il giudice penale può applicare, ma solo come conseguenza di una sentenza di condanna.

L’assoluzione per particolare tenuità del fatto, pur accertando che il fatto illecito è stato commesso, esclude la punibilità dell’autore. Di conseguenza, non si configura una ‘condanna’ in senso tecnico, che è la condizione necessaria richiesta dalla legge (DPR 380/01) per poter emettere l’ordine ripristinatorio in sede penale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che la norma che impone la demolizione è chiara nel collegarla a una sentenza di condanna. Il disposto normativo, infatti, recita: “il giudice, con la sentenza di condanna per il reato di cui all’articolo 44, ordina la demolizione delle opere stesse”. L’assenza di una condanna formale, come nel caso di applicazione dell’art. 131 bis c.p., fa venir meno il potere del giudice penale di emettere tale ordine.

Questo non significa che l’abuso venga sanato. La Corte sottolinea che l’illecito amministrativo permane. La sentenza penale, che di fatto accerta l’esistenza dell’opera abusiva, acquista un valore diverso: diventa uno strumento di informazione per gli enti competenti. La cancelleria del tribunale, infatti, ha l’obbligo di trasmettere la sentenza agli uffici amministrativi (come il Comune), i quali potranno e dovranno attivare i propri procedimenti per sanzionare l’abuso e, se del caso, ordinare la demolizione secondo le procedure amministrative.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, stabilisce una netta separazione di competenze: in assenza di una condanna penale, la gestione dell’abuso edilizio torna ad essere di esclusiva pertinenza dell’autorità amministrativa. In secondo luogo, tutela il cittadino che, pur avendo commesso un illecito di minima entità, non subisce in sede penale una sanzione così afflittiva come la demolizione a proprie spese. Infine, la sentenza non lascia impunito l’abuso, ma lo canalizza nel percorso procedurale corretto, quello amministrativo, garantendo che l’interesse pubblico al ripristino della legalità urbanistica sia comunque perseguito, seppur con strumenti diversi da quelli penali.

È possibile ordinare la demolizione di un’opera abusiva se l’imputato viene assolto per particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’ordine di demolizione previsto dalla normativa edilizia può essere emesso dal giudice penale solo in caso di sentenza di condanna. L’assoluzione per particolare tenuità del fatto, pur riconoscendo l’esistenza del reato, esclude la punibilità e quindi impedisce l’applicazione di tale sanzione in sede penale.

Cosa succede all’opera abusiva dopo l’assoluzione per tenuità del fatto e l’annullamento dell’ordine di demolizione?
L’opera rimane abusiva dal punto di vista amministrativo. La sentenza penale, pur assolvendo l’imputato, accerta l’abuso e viene comunicata agli uffici amministrativi competenti (es. Comune), i quali possono avviare un procedimento autonomo per ordinare la demolizione.

Perché il tribunale aveva inizialmente aggiunto l’ordine di demolizione alla sentenza di assoluzione?
Il tribunale aveva agito tramite una procedura di correzione di errore materiale, ritenendo erroneamente di dover applicare l’ordine di demolizione come conseguenza automatica dell’accertamento dell’abuso. Tuttavia, ha trascurato che la formula assolutoria per tenuità del fatto ne precludeva l’emissione, mancando il presupposto della condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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