LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ordine di demolizione: no stop senza sanatoria espressa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino contro un ordine di demolizione per un immobile abusivo. La Corte ha stabilito che la semplice determinazione dell’importo della sanzione pecuniaria (oblazione) da parte del Comune non costituisce un provvedimento di sanatoria valido. Per sospendere o revocare un ordine di demolizione è necessario un titolo abilitativo in sanatoria formale, esplicito e definitivo, che nel caso di specie mancava, essendo il rilascio subordinato ad ulteriori pareri.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: il Calcolo della Multa Non Basta a Fermarlo

Un ordine di demolizione emesso a seguito di una condanna per abuso edilizio non si ferma con un semplice atto interlocutorio del Comune. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28568 del 2025, ribadisce un principio fondamentale: per ottenere la sospensione o la revoca della demolizione è indispensabile un provvedimento di sanatoria esplicito, completo e legittimo. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Sospensione

Il caso nasce dal ricorso di una cittadina contro la decisione del Tribunale di Catania, che aveva respinto la sua richiesta di sospendere un ordine di demolizione. Tale ordine era stato disposto con una sentenza di condanna per costruzione abusiva risalente al 1999. La ricorrente sosteneva di aver soddisfatto tutte le condizioni per ottenere la sanatoria e che la demolizione fosse ormai priva di senso, dato che l’immobile era diventato conforme agli strumenti urbanistici vigenti. A supporto della sua tesi, presentava una determina dirigenziale del Comune che quantificava l’importo dell’oblazione dovuta, ritenendola una prova sufficiente dell’avvio a buon fine della pratica di sanatoria.

L’Analisi della Corte: Perché l’Ordine di Demolizione Resta Valido?

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla natura e sull’efficacia degli atti necessari a paralizzare l’esecuzione di una sanzione ripristinatoria come la demolizione.

Il Permesso in Sanatoria Deve Essere Esplicito e Completo

Il punto centrale della sentenza è che il giudice dell’esecuzione ha il potere e il dovere di verificare la legittimità e l’efficacia del titolo abilitativo presentato per bloccare la demolizione. Nel caso specifico, l’atto del Comune non era un permesso in sanatoria, ma una mera quantificazione dell’importo da pagare. Anzi, lo stesso documento specificava che il rilascio della concessione in sanatoria restava “incondizionatamente subordinato ai pareri che saranno espressi dagli enti preposti alla tutela dei vincoli”.

Questo significa che l’atto comunale era solo un passaggio intermedio e non un provvedimento finale e favorevole. Di conseguenza, la ricorrente non era in possesso di un permesso in sanatoria valido, né aveva ancora pagato l’importo dovuto. La semplice quantificazione della sanzione non implica in alcun modo l’adozione di un provvedimento contrastante con l’ordine di demolizione.

La Funzione Ripristinatoria dell’Ordine di Demolizione

La Corte ha inoltre respinto l’argomento secondo cui la demolizione non avrebbe più senso a causa della conformità dell’immobile alle nuove norme urbanistiche. I giudici hanno ricordato che la demolizione è una “sanzione amministrativa accessoria” con una funzione precisa: ripristinare il bene urbanistico offeso. Questa sanzione è legata direttamente alla condanna penale e può essere eliminata solo da un provvedimento di sanatoria legittimo ed esplicito, che non era presente in questo caso.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il giudice dell’esecuzione deve effettuare un controllo sostanziale e non meramente formale sul titolo abilitativo presentato. Un atto amministrativo che non conclude il procedimento di sanatoria e che subordina il suo esito a ulteriori condizioni non ha l’efficacia necessaria per incidere su un ordine giudiziale definitivo. La demolizione, in quanto sanzione con finalità ripristinatoria, mantiene la sua validità finché non interviene un atto formale che regolarizzi pienamente l’abuso edilizio commesso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre un importante monito per chi si trova ad affrontare un ordine di demolizione. Non bisogna confondere gli atti preparatori o interlocutori di un procedimento di sanatoria con il provvedimento finale. La sola richiesta di sanatoria o il calcolo dell’oblazione non sono sufficienti a fermare le ruspe. È necessario ottenere un titolo abilitativo in sanatoria che sia esplicito, definitivo e incondizionato. Fino a quel momento, l’ordine giudiziale di demolizione conserva piena forza esecutiva.

È sufficiente aver ricevuto dal Comune la quantificazione dell’importo da pagare per la sanatoria per bloccare un ordine di demolizione?
No, la sentenza chiarisce che la mera quantificazione dell’importo dell’oblazione non equivale a un provvedimento di sanatoria e non è sufficiente a sospendere o revocare l’ordine di demolizione.

Cosa serve per eliminare un ordine di demolizione conseguente a una condanna per abuso edilizio?
Per eliminare l’ordine di demolizione è necessario ottenere un provvedimento di sanatoria espresso, legittimo e completo. Un atto preparatorio o interlocutorio, subordinato ad ulteriori pareri, non è sufficiente.

L’ordine di demolizione perde la sua funzione se l’immobile diventa conforme alle nuove norme urbanistiche?
No, la demolizione è una sanzione amministrativa accessoria con una funzione ripristinatoria del bene urbanistico violato. La sua esecuzione non perde di senso solo perché l’immobile è diventato conforme a strumenti urbanistici successivi, a meno che non intervenga una sanatoria formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati