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Ordine di demolizione: no stop con condono fittizio

La Corte di Cassazione conferma un ordine di demolizione per un immobile abusivo. Il ricorso della proprietaria, basato su un condono edilizio ottenuto tramite il frazionamento fittizio dell’edificio in tre unità distinte per aggirare i limiti di cubatura, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che tale stratagemma non crea un legittimo affidamento e che l’ordine di demolizione, avendo natura ripristinatoria e non penale, non è soggetto a prescrizione.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione Inevitabile: la Cassazione contro il Condono Fittizio

L’ordine di demolizione di un immobile abusivo rappresenta uno degli epiloghi più drastici in materia edilizia. Tuttavia, cosa accade se, dopo la condanna, si cerca di sanare l’abuso attraverso un condono? Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: le strategie elusive, come il frazionamento fittizio di un immobile per rientrare nei limiti del condono, non solo sono illecite, ma rendono impossibile bloccare l’esecuzione della demolizione.

I Fatti del Caso: un Abuso Edilizio e un Lungo Percorso Giudiziario

Il caso trae origine da una condanna definitiva per abusi edilizi, a seguito della quale la Procura Generale emetteva un ordine di demolizione. La proprietaria dell’immobile si opponeva, chiedendo la sospensione o la revoca del provvedimento. La sua difesa si basava su un punto cruciale: dopo la costruzione abusiva, erano stati richiesti e ottenuti tre distinti permessi di costruire in sanatoria per tre diverse unità immobiliari (due residenziali e un’officina) che componevano l’unico fabbricato.

L’Ordine di Demolizione di Fronte al Frazionamento Fittizio

La tesi difensiva sosteneva la legittimità delle tre istanze di condono separate, presentate da soggetti diversi (la proprietaria, suo fratello e il titolare dell’officina). L’obiettivo era dimostrare che, considerate singolarmente, le unità rientravano nei limiti di cubatura previsti dalla legge sul condono (L. 724/1994). Si invocava inoltre il principio del legittimo affidamento, sorto a seguito del rilascio dei permessi da parte del Comune, e la violazione del diritto di proprietà tutelato dalla CEDU.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile e manifestamente infondato. Le motivazioni sono un compendio di rigore giuridico in materia di abusi edilizi.

L’inammissibilità del Ricorso Ripetitivo

In primo luogo, la Corte ha rilevato che la questione centrale – la legittimità del frazionamento – era già stata decisa in senso negativo in un precedente procedimento, conclusosi con una sentenza della Cassazione nel 2017. La riproposizione di argomenti già esaminati e respinti rende il ricorso inammissibile.

L’illiceità del Frazionamento

Nel merito, la Cassazione ha ribadito il suo consolidato orientamento: ai fini del condono edilizio, un edificio deve essere considerato come un complesso unitario. La presentazione di domande separate per singole porzioni è una pratica elusiva, finalizzata unicamente ad aggirare i limiti volumetrici (750 mc) imposti dalla legge. Questo stratagemma, definito ‘artificiosa parcellizzazione’, vizia alla radice i permessi in sanatoria ottenuti, che pertanto sono illegittimi. Il giudice dell’esecuzione ha il dovere di verificare la legittimità sostanziale di tali permessi, non potendosi fermare alla loro esistenza formale.

L’Assenza di Legittimo Affidamento

Di conseguenza, non può essere invocato il principio del legittimo affidamento. Tale principio tutela chi agisce in buona fede, fidandosi di un atto della Pubblica Amministrazione. In questo caso, la Corte ha sottolineato la piena consapevolezza del carattere illecito delle opere, che erano state oggetto di ripetuti sequestri durante la loro realizzazione. La condotta della ricorrente, volta a frazionare artificiosamente l’abuso, è stata considerata la causa esclusiva dell’illegittimità dei permessi, escludendo qualsiasi forma di buona fede qualificata.

La Natura dell’Ordine di Demolizione: Sanzione Ripristinatoria e non Penale

Infine, la Corte ha respinto la tesi secondo cui l’ordine di demolizione sarebbe una sanzione penale soggetta a prescrizione. Al contrario, esso ha natura di sanzione amministrativa con funzione ripristinatoria. Il suo scopo non è punire la persona, ma ripristinare l’assetto del territorio violato dall’abuso. Per questo motivo, ha carattere ‘reale’, cioè segue il bene a prescindere da chi ne sia il proprietario, e non si estingue per il decorso del tempo. Questa interpretazione è conforme sia alla Costituzione che alla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione riafferma con forza che la lotta all’abusivismo edilizio non ammette scorciatoie. L’ordine di demolizione, una volta divenuto definitivo, è un provvedimento di difficile revoca. La sentenza chiarisce che qualsiasi tentativo di sanatoria postuma deve fondarsi su presupposti legittimi e trasparenti. Le strategie elusive, come il frazionamento fittizio, non solo non producono l’effetto sperato, ma dimostrano una malafede che impedisce di invocare tutele come il legittimo affidamento. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: l’unica via per evitare le conseguenze più gravi è agire nel rispetto delle norme urbanistiche sin dall’inizio.

È possibile evitare un ordine di demolizione ottenendo un condono per singole parti di un immobile abusivo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un immobile deve essere considerato nella sua interezza ai fini del condono. Frazionare artificiosamente un edificio in più unità per rientrare nei limiti di cubatura è una pratica elusiva che rende illegittimi i permessi ottenuti e non ferma l’ordine di demolizione.

L’ordine di demolizione emesso da un giudice penale può andare in prescrizione?
No. Secondo la giurisprudenza costante, l’ordine di demolizione non è una sanzione penale, ma una sanzione amministrativa con funzione ripristinatoria. Il suo scopo è ripristinare lo stato dei luoghi e non punire una persona. Pertanto, non è soggetto alla prescrizione prevista per le pene.

Se il Comune rilascia un permesso in sanatoria, questo blocca automaticamente un precedente ordine di demolizione?
No, non automaticamente. Il giudice dell’esecuzione penale ha il potere e il dovere di verificare la legittimità sostanziale del permesso in sanatoria. Se il permesso è stato ottenuto in modo illegittimo, ad esempio tramite un frazionamento fittizio, il giudice lo disapplica e procede con l’esecuzione della demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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