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Ordine di demolizione: legittimità e terzi acquirenti

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un giudice che aveva revocato un ordine di demolizione per un immobile abusivo. La Corte ha stabilito che l’ordine di demolizione ha natura “reale”, cioè segue l’immobile anche se venduto a terzi, e che il giudice dell’esecuzione ha il dovere di verificare la legittimità del condono edilizio presentato. In questo caso, il condono è stato ritenuto illegittimo perché basato su un frazionamento artificioso dell’edificio finalizzato a eludere i limiti volumetrici di legge, rendendo la revoca della demolizione infondata.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: La Tutela del Terzo Acquirente non Ferma la Ruspa

L’acquisto di un immobile rappresenta un passo importante, ma cosa succede se, dopo la compravendita, si scopre che sull’edificio grava un ordine di demolizione definitivo? La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, torna su questo tema cruciale, chiarendo la natura inderogabile dell’ordine e i limitati poteri del giudice in fase di esecuzione. La decisione sottolinea i rischi per i terzi acquirenti e il dovere di verificare la legittimità di eventuali sanatorie.

Il Fatto: Un Palazzo Abusivo e un Condono ‘Creativo’

Il caso esaminato riguarda un’imponente costruzione abusiva, un intero palazzo di oltre 20.000 metri cubi. Per tentare di sanare l’illecito, era stato messo in atto un piano ingegnoso: il manufatto era stato frazionato fittiziamente in 24 unità immobiliari. Per ciascuna di esse, o per gruppi di esse, erano state presentate distinte domande di condono da parte di soggetti qualificatisi come ‘promittenti acquirenti’.

Questa strategia mirava a eludere il limite legale di 750 metri cubi per singola istanza di condono. Poco dopo la presentazione delle domande, tutti i promittenti acquirenti avevano rinunciato all’acquisto, e il costruttore originario era subentrato nella titolarità di tutte le pratiche. Anni dopo, un terzo soggetto acquistava una di queste unità, confidando nella procedura di condono in corso.

Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva revocato l’originario ordine di demolizione, accogliendo l’istanza del nuovo proprietario e invocando il principio di proporzionalità e il diritto all’abitazione. La Procura della Repubblica ha impugnato tale decisione, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione: l’ordine di demolizione è inderogabile

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della Procura, annullando la revoca e ripristinando di fatto l’efficacia dell’ordine di abbattimento. La sentenza si fonda su principi cardine del diritto urbanistico e dell’esecuzione penale.

La Natura Reale e Ripristinatoria dell’Ordine di Demolizione

Il punto centrale della motivazione è la natura dell’ordine di demolizione. Non si tratta di una sanzione penale di carattere personale, ma di una misura amministrativa ripristinatoria con natura reale. Questo significa due cose fondamentali:
1. Scopo Ripristinatorio: Il suo obiettivo non è punire il colpevole, ma ripristinare l’assetto urbanistico e territoriale violato dall’abuso edilizio.
2. Natura Reale: L’ordine è legato all’immobile (res) e non alla persona che ha commesso l’illecito. Di conseguenza, esso ‘segue’ il bene e produce i suoi effetti nei confronti di chiunque ne sia proprietario o possessore, anche se estraneo all’abuso originario.

Il terzo acquirente, quindi, non può opporre la propria buona fede per paralizzare l’esecuzione della demolizione. Le sue tutele sono di natura civilistica: potrà rivalersi sul venditore per i danni subiti, ma non potrà impedire il ripristino della legalità.

Il Dovere del Giudice di Verificare la Legittimità del Condono

La Cassazione chiarisce un altro aspetto fondamentale: sebbene un provvedimento di condono legittimo possa rendere ineseguibile un ordine di demolizione, il giudice dell’esecuzione non è un mero spettatore. Egli ha il potere e il dovere di controllare la legittimità sostanziale e formale del titolo abilitativo in sanatoria.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto palesemente illegittima la procedura di condono a causa del frazionamento artificioso del manufatto. La presentazione di molteplici domande da parte di finti acquirenti era un chiaro stratagemma per aggirare i limiti volumetrici. Tutte le istanze avrebbero dovuto essere ricondotte a un unico centro di interessi (il costruttore originario) e considerate come un’unica domanda per l’intero edificio, che, superando ampiamente i limiti di legge, sarebbe stata respinta. Di fronte a un condono palesemente illegittimo, il giudice non può revocare l’ordine di demolizione.

Proporzionalità e Diritto all’Abitazione: limiti all’applicazione dell’ordine di demolizione

Il giudice di merito aveva revocato la demolizione anche sulla base del principio di proporzionalità e della tutela del diritto all’abitazione del nuovo proprietario. La Cassazione smonta anche questa argomentazione, precisando che tali principi non possono essere usati per legittimare ‘ex post’ un abuso edilizio e vanificare un ordine giudiziale definitivo.

La giurisprudenza, anche della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), stabilisce che il diritto all’abitazione non è assoluto e non garantisce il diritto a occupare un immobile costruito illegalmente. Il principio di proporzionalità interviene nella fase esecutiva, ma al più per concedere una sospensione temporanea dell’esecuzione, al fine di permettere all’interessato di trovare una soluzione abitativa alternativa, non certo per revocare in via definitiva l’ordine.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione ribadendo la natura vincolata e obbligatoria dell’ordine di demolizione, che costituisce la conseguenza diretta e ineliminabile dell’accertamento penale di un abuso edilizio. La sua funzione è quella di ripristinare l’interesse pubblico alla corretta gestione del territorio. Qualsiasi atto amministrativo successivo, come un permesso in sanatoria o un condono, che si ponga in contrasto con l’ordine giudiziale, deve essere attentamente vagliato dal giudice dell’esecuzione. Quest’ultimo non può limitarsi a prenderne atto, ma deve condurre una verifica di legittimità. Nel caso specifico, le anomalie della procedura di condono erano così evidenti (pluralità di domande fittizie, rinuncia simultanea degli acquirenti, pagamenti effettuati dall’originario abusivista) da configurare un palese tentativo di frode alla legge. Un titolo così ottenuto è invalido e inefficace, e non può quindi costituire un ostacolo all’esecuzione della demolizione. La Corte ha inoltre escluso che il cambiamento di destinazione urbanistica dell’area o il principio di proporzionalità possano giustificare la revoca, poiché la demolizione è uno strumento di ripristino della legalità violata e non una sanzione suscettibile di bilanciamento con interessi privati, per quanto meritevoli di tutela in altre sedi.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma con forza un principio fondamentale: l’ordine di demolizione è uno strumento essenziale per la tutela del territorio e non può essere aggirato facilmente. La sua natura reale lo rende efficace contro chiunque sia l’attuale proprietario dell’immobile abusivo. I terzi acquirenti devono usare la massima diligenza prima di acquistare un immobile, verificando non solo la presenza di titoli abilitativi, ma anche la loro effettiva legittimità, poiché un condono ‘creativo’ o fraudolento non offre alcuna protezione contro le conseguenze di un abuso edilizio. La tutela del compratore è risarcitoria e va cercata nei confronti del venditore, ma la ruspa, simbolo del ripristino della legalità, non si fermerà.

Un ordine di demolizione può essere eseguito contro chi ha acquistato l’immobile senza aver commesso l’abuso?
Sì. La sentenza chiarisce che l’ordine di demolizione ha ‘natura reale’, cioè è legato all’immobile e non alla persona che ha commesso l’illecito. Pertanto, l’ordine è efficace e deve essere eseguito nei confronti di qualsiasi successivo proprietario, anche se in buona fede e non responsabile dell’abuso.

Il giudice può revocare un ordine di demolizione se è stato rilasciato un condono edilizio?
Il giudice può revocare l’ordine solo se il provvedimento di condono è pienamente legittimo. La sentenza sottolinea che il giudice dell’esecuzione ha il potere e il dovere di verificare la legittimità formale e sostanziale del condono. Se, come nel caso di specie, il condono risulta ottenuto in modo fraudolento o illegittimo (es. tramite un frazionamento artificioso per eludere i limiti di legge), esso è invalido e non può impedire la demolizione.

Il diritto all’abitazione o il principio di proporzionalità possono impedire la demolizione di una casa abusiva?
No, non possono impedire in via definitiva la demolizione. La Corte afferma che questi principi non possono essere invocati per sanare un abuso edilizio e annullare un ordine giudiziale. Possono essere presi in considerazione dal giudice in fase esecutiva al solo fine di concedere una sospensione temporanea per consentire agli occupanti di trovare un’altra sistemazione, ma non per revocare l’ordine di abbattimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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