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Ordine di demolizione: l’acquirente in buona fede paga

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che revocava un ordine di demolizione per un grande edificio abusivo, successivamente frazionato e venduto a terzi. La Corte ha stabilito che l’ordine di demolizione ha natura “reale”, cioè segue l’immobile e non la persona, ed è quindi esecutivo anche nei confronti dell’acquirente in buona fede. Inoltre, ha ritenuto illegittimo il condono edilizio ottenuto tramite un artificioso frazionamento dell’immobile, sottolineando il dovere del giudice dell’esecuzione di verificare la legittimità sostanziale del titolo sanante.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: L’Acquirente in Buona Fede Paga?

Acquistare una casa e scoprire solo dopo che è gravata da un ordine di demolizione è un incubo per ogni proprietario. Questa situazione solleva una domanda cruciale: chi paga per l’abuso edilizio commesso da altri? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26272 del 2025, ha fornito una risposta netta, riaffermando principi fondamentali in materia di abusi edilizi e tutela del territorio. La decisione chiarisce che la buona fede dell’acquirente non è sufficiente a paralizzare l’esecuzione di un provvedimento ripristinatorio, con implicazioni significative per chiunque si appresti a comprare un immobile.

I Fatti del Caso: Un Edificio Abusivo e una Pluralità di Acquirenti

La vicenda riguarda un grande complesso immobiliare, composto da un piano interrato e otto piani fuori terra, realizzato interamente senza alcun titolo abilitativo. L’originario costruttore, per eludere i limiti volumetrici previsti dalla legge per il condono edilizio, aveva frazionato fittiziamente l’immobile in 24 unità, per le quali erano state presentate 14 distinte istanze di sanatoria da parte di soggetti terzi, qualificatisi come “promittenti acquirenti”.

Successivamente, tutti questi soggetti rinunciavano all’acquisto e il costruttore subentrava nella titolarità di tutte le pratiche di condono. Nel frattempo, alcune unità venivano vendute a nuovi proprietari, del tutto estranei alla costruzione abusiva, i quali confidavano nella regolarità dell’immobile, forte anche di un provvedimento di condono poi rilasciato.

L’Ordine di Demolizione e la Difesa dei Nuovi Proprietari

Il Tribunale di Napoli, in sede di esecuzione, aveva inizialmente revocato l’ordine di demolizione. La decisione si fondava sul principio di proporzionalità, sulla tutela del diritto all’abitazione e sull’affidamento riposto dai nuovi proprietari, acquirenti in buona fede, nella legittimità del condono. Secondo il giudice, demolire l’immobile avrebbe comportato un sacrificio sproporzionato per i nuovi proprietari, estranei all’illecito originario.

La Decisione della Cassazione: Natura Reale dell’Ordine di Demolizione

La Procura ha impugnato la decisione del Tribunale, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione. I giudici supremi hanno ribaltato la decisione, annullando l’ordinanza di revoca e affermando principi di estrema importanza.

L’Ordine Segue l’Immobile, non la Persona

Il punto cardine della sentenza è la natura dell’ordine di demolizione. La Corte ha ribadito che non si tratta di una sanzione penale, ma di una misura ripristinatoria di carattere amministrativo. Essa ha “carattere reale”, cioè è legata all’immobile abusivo (la res) e non alla persona che ha commesso l’illecito. Di conseguenza, l’ordine è efficace e deve essere eseguito nei confronti di chiunque sia l’attuale proprietario, anche se si tratta di un terzo acquirente in buona fede.

Il Condono Fraudolento non Salva

La Cassazione ha duramente criticato il meccanismo utilizzato per ottenere la sanatoria. Il frazionamento di un unico edificio in molteplici istanze di condono, presentate da soggetti fittiziamente interessati, è stato qualificato come uno “stratagemma” per eludere il limite legale di volumetria. La Corte ha affermato che il giudice dell’esecuzione ha il potere e il dovere di verificare la legittimità sostanziale del titolo di sanatoria. Un condono ottenuto in modo fraudolento è illegittimo e non può impedire la demolizione.

Il Principio di Proporzionalità non Annulla l’Illecito

Infine, i giudici hanno ridimensionato l’applicazione del principio di proporzionalità. Sebbene il diritto all’abitazione sia tutelato, esso non può prevalere sull’interesse pubblico a ripristinare l’ordine urbanistico violato. La demolizione è considerata la conseguenza necessaria per rimuovere un’opera che lede permanentemente il territorio. La tutela dell’acquirente in buona fede non si realizza mantenendo l’immobile abusivo, ma attraverso un’azione civile di risarcimento danni nei confronti del venditore.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che l’interesse pubblico alla repressione degli abusi edilizi e al corretto assetto del territorio è prevalente. Permettere a un acquirente, anche se in buona fede, di mantenere un immobile frutto di un grave illecito significherebbe vanificare la funzione stessa dell’ordine di demolizione. Basterebbe una semplice alienazione per sanare di fatto l’abuso. La tutela del terzo è garantita dall’ordinamento attraverso gli strumenti civilistici (azione di rivalsa, risarcimento del danno) contro chi gli ha venduto un bene illegittimo. Il condono, inoltre, non è un atto insindacabile: la sua validità è subordinata alla sussistenza reale dei presupposti di legge, e il giudice penale ha il dovere di effettuare tale controllo, disapplicando l’atto amministrativo se illegittimo. Il frazionamento artificioso delle domande è stato considerato prova di un intento elusivo che inficia alla radice la validità della procedura di sanatoria.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un monito severo per il mercato immobiliare. L’acquisto di un immobile richiede la massima diligenza, specialmente se vi sono stati in passato abusi edilizi. La “buona fede” non costituisce uno scudo contro un ordine di demolizione, che rimane legato all’immobile come un’ombra. Questa decisione rafforza il potere del giudice di controllare la legittimità degli atti amministrativi e riafferma che il ripristino della legalità urbanistica è un obiettivo non negoziabile, che prevale sugli interessi patrimoniali e personali dei singoli proprietari, i quali dovranno cercare tutela nelle sedi civili.

Un ordine di demolizione può essere eseguito contro chi ha acquistato l’immobile in buona fede, senza aver commesso l’abuso?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’ordine di demolizione ha “carattere reale”, cioè è legato all’immobile stesso e non alla persona del responsabile. Pertanto, è esecutivo nei confronti di chiunque sia il proprietario al momento dell’esecuzione, anche se questi è un acquirente in buona fede estraneo all’illecito.

L’aver ottenuto un condono edilizio blocca sempre l’ordine di demolizione?
No. Il giudice dell’esecuzione ha il potere e il dovere di verificare la legittimità non solo formale ma anche sostanziale del condono. Se il titolo di sanatoria è stato ottenuto in modo fraudolento o in assenza dei presupposti di legge (come nel caso di un artificioso frazionamento per eludere i limiti di volume), il giudice può ritenerlo inefficace e procedere con la demolizione.

Il principio di proporzionalità e il diritto all’abitazione possono impedire la demolizione della propria casa?
Generalmente no. La Corte ha chiarito che, sebbene questi diritti debbano essere considerati, non possono portare a una revoca definitiva dell’ordine di demolizione per un immobile abusivo. L’interesse pubblico al ripristino dell’assetto urbanistico violato è considerato prevalente. La tutela per l’acquirente incolpevole si trova nell’azione di risarcimento danni contro il venditore, non nel mantenimento di un bene illegale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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