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Ordine di demolizione: la Cassazione nega la revoca

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza che negava la revoca di un ordine di demolizione per una sopraelevazione abusiva. La ricorrente sosteneva che la demolizione avrebbe compromesso la stabilità dell’edificio, ma la Corte ha stabilito che l’impossibilità tecnica di demolire, se causata da chi ha commesso l’abuso, non è un motivo valido per annullare l’ordine. Il ricorso è stato inoltre ritenuto generico e non sufficientemente argomentato.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Impossibile Annullarlo se il Rischio è Stato Creato dall’Abuso Stesso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44049/2024, ha affrontato un caso cruciale in materia di abusi edilizi, chiarendo i limiti entro cui è possibile opporsi a un ordine di demolizione. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: chi realizza un’opera abusiva non può successivamente invocare l’impossibilità tecnica o il pericolo strutturale derivante dalla demolizione per evitarne l’esecuzione, se tale situazione è una diretta conseguenza del proprio illecito. Questa decisione ribadisce la fermezza dell’ordinamento nel ripristinare la legalità violata.

I Fatti di Causa: La Sopraelevazione Abusiva e la Richiesta di Revoca

Il caso trae origine da una condanna per un reato edilizio risalente al 2001. La persona condannata aveva realizzato una sopraelevazione in cemento armato su un immobile situato in zona sismica, senza la prescritta autorizzazione. La sentenza di condanna includeva, come conseguenza, l’ordine di demolire le opere abusive.

Anni dopo, la condannata ha presentato un’istanza al Giudice dell’esecuzione per chiedere la revoca di tale ordine. La richiesta si basava su una consulenza tecnica di parte, secondo cui la demolizione avrebbe minato la stabilità dell’intero edificio, creando un serio rischio per la sicurezza dei residenti.

Il Tribunale, dopo aver acquisito una relazione dall’Ufficio tecnico comunale che attestava la fattibilità della demolizione senza pregiudizio per le parti preesistenti dell’edificio, ha rigettato la richiesta. Contro questa decisione, la condannata ha proposto ricorso in Cassazione.

L’Ordine di Demolizione e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni, confermando la decisione del Tribunale e rafforzando principi consolidati in materia di esecuzione delle sentenze di condanna per abusi edilizi.

Genericità del Ricorso

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato generico e assertivo. La ricorrente si era limitata a lamentare una presunta mancanza di motivazione da parte del giudice, senza però confrontarsi criticamente con le argomentazioni della decisione impugnata. In particolare, non ha fornito elementi concreti dalla propria consulenza tecnica che potessero smentire le conclusioni dell’Ufficio tecnico comunale, secondo cui la demolizione di pareti e solaio di copertura non avrebbe interessato gli elementi portanti come pilastri e travi.

L’Impossibilità Tecnica “Auto-Procurata”

Il punto centrale della decisione riguarda il concetto di impossibilità di esecuzione. La Cassazione ha ribadito un principio giurisprudenziale costante: l’impossibilità tecnica di dare esecuzione a un ordine di demolizione non ha rilievo quando dipende da una causa imputabile allo stesso condannato. In altre parole, non si può prima costruire un’opera abusiva in modo tale da renderne difficile o pericolosa la rimozione e poi usare questa stessa difficoltà come scudo per sottrarsi alle conseguenze della propria condotta illecita.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che consentire una tale eccezione significherebbe frustrare la finalità dell’ordine di demolizione, che è quella di ripristinare l’assetto urbanistico e la legalità violati. Chi realizza opere abusive in aderenza o sopraelevazione a edifici preesistenti lo fa a proprio rischio e non può pretendere che l’illecito venga tollerato per preservare una situazione di pericolo da lui stesso creata. L’unica eccezione contemplata dalla legge (art. 34 del D.P.R. 380/2001) riguarda le difformità parziali, che possono essere sanate con una sanzione pecuniaria se la demolizione pregiudicherebbe la parte conforme. Tuttavia, questo caso riguardava la realizzazione di una nuova unità abitativa con aumento di volume e superficie, una situazione ben diversa dalla difformità parziale.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento rigoroso e necessario per l’efficacia della normativa urbanistica. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:
1. Onere della prova: Chi si oppone a un ordine di demolizione per motivi tecnici deve fornire prove concrete, specifiche e dettagliate, capaci di contestare punto per punto le valutazioni degli organi tecnici pubblici.
2. Responsabilità dell’autore dell’abuso: Il rischio che la demolizione possa compromettere la stabilità dell’edificio ricade interamente su chi ha commesso l’abuso. Questo principio impedisce manovre elusive volte a consolidare l’illecito.
3. Finalità ripristinatoria: L’obiettivo primario dell’ordine di demolizione è eliminare fisicamente l’abuso e ripristinare lo stato dei luoghi, un interesse pubblico che prevale sulle difficoltà tecniche auto-procurate dal responsabile.

È possibile chiedere la revoca di un ordine di demolizione se l’intervento di abbattimento rischia di danneggiare la stabilità dell’edificio?
No, di norma non è possibile se tale rischio è una conseguenza diretta dell’opera abusiva realizzata. La giurisprudenza costante della Corte di Cassazione afferma che l’impossibilità tecnica di demolire, quando è imputabile allo stesso condannato, non costituisce un valido motivo per bloccare l’esecuzione.

Cosa deve contenere un ricorso in Cassazione per non essere dichiarato inammissibile in questi casi?
Il ricorso non deve essere generico o meramente ripetitivo di argomenti già esaminati. Deve contenere una critica specifica e argomentata della decisione impugnata, correlando le doglianze difensive con le ragioni poste a fondamento del provvedimento e fornendo elementi di fatto e di diritto precisi per la verifica di legittimità.

L’impossibilità tecnica di demolire un’opera abusiva è sempre una causa per evitarne l’abbattimento?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’impossibilità tecnica di eseguire la demolizione non assume rilievo quando dipende da una causa imputabile alla stessa persona condannata per l’abuso edilizio. In sostanza, chi ha creato l’abuso non può invocare le difficoltà di rimozione, da lui stesso causate, per evitare la demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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