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Ordine di demolizione: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un tribunale che aveva revocato un ordine di demolizione per opere abusive. La Suprema Corte ha chiarito che l’ordine di demolizione ha una funzione ripristinatoria della legalità violata, non punitiva, e non è soggetto a prescrizione. Pertanto, non può essere revocato sulla base di decisioni amministrative o di sentenze del TAR che si limitano a censure procedurali senza sanare l’abusività sostanziale dell’immobile.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: La Cassazione Sancisce la Prevalenza sulla Procedura Amministrativa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37948 del 2024, è intervenuta su un tema cruciale in materia di abusi edilizi: la stabilità e l’esecutività dell’ordine di demolizione disposto dal giudice penale. Questa pronuncia chiarisce che la sua efficacia non può essere vanificata da vicende amministrative successive che non incidono sulla sostanza dell’illecito. Il principio affermato è netto: la funzione di ripristino della legalità prevale su vizi puramente procedurali degli atti amministrativi.

I Fatti del Caso: Un Complesso Iter Burocratico e Giudiziario

La vicenda trae origine da una sentenza del 1997, con cui il Pretore ordinava la demolizione di diverse opere abusive realizzate su un immobile. A seguito della mancata ottemperanza a un’ordinanza di demolizione comunale del 1995, erano state presentate istanze di condono, accolte solo parzialmente. Anni dopo, nel 2001, veniva rilasciata una concessione in sanatoria per altre parti dell’immobile, come il cambio d’uso del sottotetto. Tuttavia, lo stesso Comune avviava un procedimento di annullamento in autotutela di tale concessione, ritenendola illegittima perché rilasciata dopo che l’immobile era stato ormai acquisito di diritto al patrimonio comunale per la mancata demolizione. Successivamente, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) annullava i provvedimenti di autotutela del Comune, ma per ragioni procedurali: il lungo tempo trascorso e la mancata esplicitazione di un interesse pubblico prevalente. Forte di questa decisione del TAR, il giudice dell’esecuzione penale revocava l’originario ordine di demolizione del 1997. Contro tale revoca, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Ordine di Demolizione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando con rinvio l’ordinanza che aveva revocato la demolizione. I giudici hanno stabilito che il tribunale dell’esecuzione ha errato nel dare peso decisivo alla sentenza del TAR. La Corte ha ribadito la natura speciale e la forza dell’ordine di demolizione penale, delineandone i confini e l’interazione con gli atti amministrativi.

Le Motivazioni della Sentenza: La Natura dell’Ordine di Demolizione

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione giuridica dell’ordine di demolizione. La Cassazione chiarisce diversi punti fondamentali:

1. Funzione Ripristinatoria, non Punitiva: L’ordine di demolizione non è una pena accessoria, ma una sanzione amministrativa con lo scopo di ripristinare il bene giuridico leso, ovvero l’ordinato assetto del territorio. Essendo una misura ad rem (legata all’immobile), persiste indipendentemente dall’autore dell’abuso e non è soggetta a prescrizione. Questo principio è stato confermato anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

2. Autonomia del Giudice dell’Esecuzione: Il giudice penale incaricato dell’esecuzione ha il potere e il dovere di valutare la legittimità di qualsiasi atto sopravvenuto, inclusi permessi in sanatoria o delibere comunali. Non è un mero esecutore passivo, ma un garante della legalità.

3. Irrilevanza delle Censure Procedurali: La sentenza del TAR, nel caso di specie, aveva annullato l’atto di autotutela del Comune non perché l’opera fosse legittima, ma per vizi procedurali (decorso del tempo, difetto di motivazione). Secondo la Cassazione, una decisione di questo tipo non sana l’abusività sostanziale dell’immobile. Di conseguenza, non crea un contrasto insanabile con l’ordine di demolizione giudiziale, che mantiene piena validità. Per revocare la demolizione, è necessario un atto che accerti la piena conformità dell’opera alle norme urbanistiche, non un semplice annullamento procedurale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza rafforza notevolmente la stabilità dell’ordine di demolizione disposto in sede penale. Le conclusioni pratiche sono significative: i proprietari di immobili abusivi non possono fare affidamento su eventuali vittorie nei tribunali amministrativi basate su cavilli procedurali per eludere l’obbligo di ripristino. La Cassazione invia un messaggio chiaro: l’abusività di un’opera si cancella solo con un provvedimento che ne attesti la piena e sostanziale legalità (come una sanatoria legittima) o con una scelta dell’amministrazione che destini l’immobile a un prevalente interesse pubblico. In assenza di ciò, l’ordine del giudice penale di abbattere l’opera abusiva rimane un atto dovuto per la tutela del territorio e della legalità.

Un ordine di demolizione emesso da un giudice penale ha una scadenza o può cadere in prescrizione?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’ordine di demolizione non ha finalità punitive ma ripristinatorie. Pertanto, non è una ‘pena’ ai sensi dell’articolo 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e non è soggetto a un termine di prescrizione. La sua funzione è quella di ripristinare un sito alle sue condizioni precedenti per garantire l’efficacia delle normative edilizie.

Un provvedimento di sanatoria o un’altra decisione amministrativa può annullare automaticamente un ordine di demolizione giudiziale?
No, non automaticamente. L’ordine di demolizione può essere revocato solo se risulta ‘assolutamente incompatibile’ con atti amministrativi che abbiano sanato l’abusività o conferito all’immobile una diversa destinazione legittima. Il giudice dell’esecuzione ha il potere-dovere di verificare la legittimità sostanziale di tali atti, non potendosi fermare alla loro mera esistenza.

La decisione di un tribunale amministrativo (TAR) che annulla un atto del Comune può bloccare l’ordine di demolizione del giudice penale?
Dipende dal motivo della decisione del TAR. Se il TAR annulla un provvedimento amministrativo per questioni puramente procedurali (come il decorso del tempo o un difetto di motivazione), senza entrare nel merito dell’abusività dell’opera, tale decisione è inidonea a creare un contrasto che giustifichi la revoca dell’ordine di demolizione penale. Quest’ultimo, infatti, si fonda sull’accertamento sostanziale dell’abuso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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