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Ordine di demolizione: interesse ad agire del possessore

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava inammissibile l’opposizione a un ordine di demolizione da parte di un soggetto condannato per abusi edilizi, ma non proprietario dell’immobile. La Corte ha stabilito che il condannato, in quanto possessore e occupante dell’immobile, ha pieno interesse e legittimazione a contestare l’esecuzione, specialmente dopo la revoca del provvedimento di acquisizione al patrimonio comunale. Il caso è stato rinviato al Tribunale per una nuova valutazione alla luce dei principi di proporzionalità sanciti dalla Corte EDU, dato che l’immobile è adibito a abitazione familiare.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione: quando il possessore può opporsi?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4758/2024, chiarisce un punto fondamentale in materia di abusi edilizi: la legittimazione e l’interesse a opporsi all’ordine di demolizione. La pronuncia stabilisce che anche il soggetto condannato che non risulta proprietario formale dell’immobile, ma ne ha la disponibilità materiale come possessore e vi abita, ha pieno diritto di contestare l’esecuzione della demolizione. Questa decisione apre importanti scenari sulla tutela dei diritti abitativi, anche in presenza di un illecito edilizio.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per abusi edilizi a carico di un individuo, per aver realizzato lavori su un immobile già illecitamente costruito. La sentenza di condanna includeva anche un ordine di demolizione. Successivamente, il Comune aveva disposto l’acquisizione dell’immobile al proprio patrimonio a causa dell’inadempimento all’ordine, ma tale provvedimento era stato poi revocato per un vizio di notifica alla proprietaria, che risultava essere la figlia del condannato.

L’uomo, insieme ai suoi familiari, occupava l’immobile come propria abitazione. Per questo motivo, proponeva un incidente di esecuzione per opporsi alla demolizione, sollevando due questioni principali: l’esatta estensione dell’ordine (se riguardasse l’intero fabbricato o solo le opere successive) e la violazione del diritto al domicilio, secondo i principi della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Corte EDU). Il Tribunale, tuttavia, dichiarava la sua opposizione inammissibile per carenza di interesse, ritenendo che la legittimazione a opporsi spettasse solo al proprietario.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale, accogliendo il ricorso del condannato. I giudici supremi hanno affermato che l’interesse ad agire del ricorrente è palese e innegabile. Egli non è solo il destinatario diretto dell’ordine di demolizione contenuto nella sentenza di condanna, ma è anche il possessore di una parte dell’immobile, dove vive con la sua famiglia. La revoca dell’acquisizione da parte del Comune ha ripristinato la legittima disponibilità dell’immobile in capo alla famiglia, rafforzando ulteriormente il suo interesse a contestare l’esecuzione.

La Corte ha quindi rinviato gli atti al giudice dell’esecuzione, incaricandolo di riesaminare il caso nel merito e di valutare le questioni sollevate dal ricorrente, applicando i principi di proporzionalità e tutela del domicilio.

Le Motivazioni: L’oggetto dell’ordine di demolizione e i principi EDU

La sentenza si sofferma su diversi aspetti cruciali che il giudice del rinvio dovrà considerare.

L’Interesse del Possessore non Proprietario

La Cassazione chiarisce che l’ordine di demolizione ha natura reale, cioè produce effetti sul bene, ma il suo primo destinatario è il soggetto condannato. Pertanto, il condannato che sia anche possessore dell’immobile ha un interesse diretto, concreto e attuale a impugnare l’ordine. Negargli questa possibilità sarebbe una violazione del suo diritto di difesa. Il fatto che la proprietà formale sia di un terzo (in questo caso, la figlia) non esclude la sua legittimazione.

L’Estensione dell’Ordine di Demolizione

Un altro punto affrontato è l’oggetto della demolizione. La Corte ribadisce un principio consolidato: quando si realizzano nuove opere abusive su un manufatto già esistente e illecito, l’ordine di demolizione riguarda l’edificio nel suo complesso. La prosecuzione dei lavori, anche dopo una prescrizione per l’abuso originario, costituisce un nuovo reato e l’obbligo di ripristino (restitutio in integrum) si estende a tutto ciò che risulta illegittimo, incluse le superfetazioni e le aggiunte successive.

I Principi della Corte EDU e la Proporzionalità

Il cuore della motivazione risiede nel richiamo ai principi della Corte EDU, in particolare alle sentenze “Ivanova” e “Kaminskas”. Quando l’immobile da demolire costituisce l’unica abitazione familiare, il giudice deve effettuare una valutazione di proporzionalità. Questo significa bilanciare l’interesse pubblico al ripristino della legalità con il diritto al rispetto del domicilio e della vita privata e familiare.

Il giudice dovrà verificare:
1. La disponibilità di un tempo sufficiente per trovare soluzioni abitative alternative.
2. La possibilità di far valere le proprie ragioni davanti a un tribunale indipendente.
3. L’esigenza di non eseguire la demolizione in momenti che compromettano altri diritti fondamentali (es. la frequenza scolastica dei minori).
4. La consapevolezza dell’autore dell’abuso circa la natura illecita dell’attività.

La Corte sottolinea, però, che chi invoca questi principi deve allegare fatti puntuali e non può beneficiare della propria inerzia o del tempo trascorso a causa della propria condotta illegittima.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 4758/2024 rappresenta un’importante affermazione del diritto di difesa del condannato-possessore contro un ordine di demolizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’interesse a opporsi non è un’esclusiva del proprietario, ma appartiene a chiunque subisca le conseguenze dirette del provvedimento. Inoltre, ha riaffermato l’obbligo per i giudici di applicare il principio di proporzionalità sancito dalla giurisprudenza europea quando la demolizione incide sul diritto fondamentale all’abitazione, imponendo una valutazione attenta e bilanciata di tutti gli interessi in gioco.

Chi può opporsi a un ordine di demolizione penale?
Secondo la sentenza, può opporsi sia il condannato, in quanto primo destinatario dell’ordine, sia chiunque abbia un interesse diretto, come il possessore che abita l’immobile, anche se non ne è il proprietario formale.

Se vengono eseguiti nuovi lavori su un immobile già abusivo, cosa comprende l’ordine di demolizione?
L’ordine di demolizione riguarda l’intero edificio nel suo complesso, incluse le opere originarie e quelle successive, poiché la prosecuzione dell’attività illecita rinnova l’illegalità dell’intera struttura e l’obbligo di ripristinare completamente lo stato dei luoghi.

Quali principi deve applicare il giudice quando l’immobile da demolire è l’unica abitazione di una famiglia?
Il giudice deve applicare il principio di proporzionalità, come enunciato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Deve bilanciare l’esigenza di ripristinare la legalità con il diritto al domicilio, valutando se l’interessato abbia avuto tempo per trovare un’alternativa abitativa e se vi siano altri diritti fondamentali da tutelare (come quelli dei minori).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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