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Ordine di demolizione: inammissibile il ricorso nuovo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso degli eredi contro un ordine di demolizione. I motivi, relativi alla mancata notifica a un coerede e alla violazione del principio di proporzionalità, sono stati considerati ‘questioni nuove’ in quanto non sollevati dinanzi al giudice dell’esecuzione. La Corte ha inoltre evidenziato che le istanze di condono erano state definitivamente respinte, rendendo l’ordine esecutivo.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione: Perché Non Si Possono Introdurre Nuovi Motivi in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34410 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale del processo penale: l’inammissibilità di ‘questioni nuove’ sollevate per la prima volta in sede di legittimità. Il caso riguardava l’impugnazione di un ordine di demolizione da parte degli eredi della persona originariamente condannata per un abuso edilizio. La decisione sottolinea l’importanza di una strategia difensiva completa fin dal primo grado di giudizio esecutivo.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza della Corte d’Appello del 1997, divenuta definitiva nel 1998, che condannava la proprietaria di un immobile per la realizzazione di opere edilizie abusive. La sentenza includeva, come sanzione, un ordine di demolizione per un manufatto di circa 5×5 metri su due piani. A seguito del decesso della condannata, gli eredi avviavano un incidente di esecuzione per chiedere la revoca o la sospensione dell’ordine demolitorio.

Le loro argomentazioni si basavano principalmente su due punti: la presunta estinzione della sanzione per prescrizione e la presentazione di una domanda di condono edilizio ai sensi della normativa del 2003, che a loro dire avrebbe dovuto sospendere l’esecuzione. La Corte d’Appello di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava l’istanza. Contro questa decisione, gli eredi proponevano ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e l’Ordine di Demolizione

Nel ricorso alla Suprema Corte, la difesa degli eredi introduceva due motivi principali, diversi da quelli originariamente discussi:

1. Nullità dell’ordine per omessa notifica: Si sosteneva che l’ordine di demolizione non fosse stato notificato a tutti gli eredi, in particolare a una sorella dei ricorrenti, impedendole di esercitare i propri diritti.
2. Violazione del principio di proporzionalità: Si lamentava che l’esecuzione della demolizione avrebbe violato il diritto all’abitazione e alla vita privata e familiare (tutelato dall’art. 8 della CEDU), specialmente a fronte di un abuso edilizio considerato minore e di una domanda di condono pendente.

È su questo punto che si concentra la decisione della Corte. Entrambi i motivi sono stati considerati ‘questioni nuove’, ovvero argomenti non sottoposti alla valutazione del giudice dell’esecuzione (la Corte d’Appello) nel procedimento precedente.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, spiegando in modo chiaro le ragioni procedurali che impedivano un esame nel merito.

In primo luogo, il giudizio di Cassazione ha natura devolutiva: la Corte può esaminare solo le questioni già decise dal giudice precedente e i relativi errori di diritto. Introdurre argomenti inediti viola questa regola fondamentale, come stabilito dall’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale. Sia la presunta mancata notifica che la violazione della proporzionalità non erano state discusse davanti alla Corte d’Appello, e quindi non potevano essere presentate per la prima volta in Cassazione.

In secondo luogo, riguardo alla mancata notifica, la Corte ha rilevato un’ulteriore causa di inammissibilità: la carenza di legittimazione. Il ricorso era stato presentato nell’interesse di due eredi, i quali non avevano titolo per lamentare un vizio di notifica che avrebbe riguardato una terza persona (la sorella), la quale non aveva conferito mandato al difensore.

Infine, pur non essendo tenuta a farlo, la Corte ha osservato che, anche nel merito, le doglianze erano infondate. Dagli atti risultava infatti che le istanze di condono erano già state respinte con provvedimenti definitivi sia dal Comune che dalla giustizia amministrativa (TAR e Consiglio di Stato). Di conseguenza, non esisteva alcun impedimento all’esecuzione dell’ordine di demolizione.

le conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza offre importanti spunti pratici. Innanzitutto, ribadisce che tutte le argomentazioni difensive devono essere articolate e provate davanti al giudice dell’esecuzione. Tentare di ‘riservare’ motivi per un eventuale ricorso in Cassazione è una strategia processualmente errata e destinata al fallimento. Il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge da parte dei giudici precedenti.

Inoltre, la decisione conferma che un ordine di demolizione diventa pienamente esecutivo una volta che le procedure amministrative, come le istanze di condono, si sono concluse con un diniego definitivo. La mera presentazione di una domanda non è sufficiente a paralizzare per sempre l’esecuzione della sanzione penale.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione motivi non discussi nei gradi precedenti?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che è preclusa la deduzione di ‘questioni nuove’. I motivi di ricorso devono vertere su errori commessi dal giudice del provvedimento impugnato, non su argomentazioni mai sottoposte al suo esame.

Cosa succede se un ordine di demolizione non viene notificato a tutti gli eredi del condannato?
Nel caso di specie, la Corte non ha deciso la questione nel merito, poiché il motivo è stato ritenuto inammissibile per due ragioni: era una ‘questione nuova’ e i ricorrenti non avevano la legittimazione per lamentare un vizio che riguardava un altro erede.

Una domanda di condono edilizio sospende sempre un ordine di demolizione?
La presentazione di un’istanza di condono può sospendere l’esecuzione dell’ordine. Tuttavia, se tale istanza viene rigettata in via definitiva dalle autorità amministrative e giudiziarie competenti, l’ordine di demolizione riacquista la sua piena efficacia e deve essere eseguito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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