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Ordine di demolizione: il tempo non sana l’abuso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino contro un’ordinanza che negava la revoca di un ordine di demolizione per un abuso edilizio, risalente a una sentenza del 2007. La Corte ha stabilito che il lungo tempo trascorso non crea un legittimo affidamento sulla mancata demolizione e che l’ordine di demolizione ha natura amministrativa e ripristinatoria, non penale, escludendo quindi la violazione del principio del ‘ne bis in idem’.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione: il tempo non sana l’abuso edilizio

Un ordine di demolizione emesso a seguito di un abuso edilizio può essere revocato solo perché sono passati molti anni dalla condanna definitiva? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7736 del 2025, ha risposto negativamente, ribadendo principi fondamentali in materia di esecuzione delle sanzioni per reati edilizi. La decisione offre chiarimenti cruciali sulla natura della demolizione e sui limiti delle contestazioni in fase esecutiva.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di condanna per abuso edilizio emessa dal Tribunale nel lontano 2007, divenuta irrevocabile nello stesso anno. Tale sentenza disponeva, tra le altre cose, un ordine di demolizione del manufatto abusivo. Nel 2024, a distanza di diciassette anni, il condannato presentava al giudice dell’esecuzione una richiesta di revoca di tale ordine. Il Tribunale rigettava la richiesta e il condannato proponeva ricorso per cassazione.

Le Doglianze del Ricorrente

Il ricorrente basava le sue lamentele su tre argomenti principali:

1. Violazione del legittimo affidamento e sproporzione: Sosteneva che il lungo tempo trascorso dalla condanna avesse generato un suo affidamento sulla mancata esecuzione della demolizione, rendendola una misura sproporzionata, in violazione dell’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).
2. Violazione del ne bis in idem: Affermava che, in presenza di sanzioni amministrative definitive, non potesse essere avviato un processo penale (e la conseguente esecuzione) per lo stesso fatto, secondo il principio che vieta una doppia punizione.
3. Illegittimità della procedura esecutiva: Contestava le modalità di affidamento dei lavori di demolizione a un’impresa privata, ritenendole in violazione delle norme sugli appalti pubblici.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: la natura dell’ordine di demolizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni della difesa con motivazioni nette.

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato una mera riproposizione di censure generiche, già presentate in precedenza, senza un’effettiva attinenza al caso concreto. La Corte ha sottolineato che la legittimità dell’ordine di demolizione non può più essere messa in discussione, poiché contenuto in una sentenza passata in giudicato, sulla quale il giudice dell’esecuzione non ha potere di sindacato.

Sul tema dell’affidamento e della proporzionalità, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: il decorso del tempo, lungi dal sanare l’illecito, rafforza il carattere abusivo dell’intervento. L’inerzia della Pubblica Amministrazione nell’eseguire la demolizione non crea alcuna posizione giuridica tutelabile in capo al privato. Anzi, chi invoca il principio di proporzionalità ha l’onere di allegare fatti puntuali a sostegno della sua tesi, cosa non avvenuta nel caso di specie.

La censura più interessante riguarda il principio del ne bis in idem. La Cassazione, citando anche una recentissima sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Longo c. Italia, 2024), ha definitivamente chiarito la natura dell’ordine di demolizione. Non si tratta di una “pena” ai sensi dell’art. 7 della CEDU, ma di una sanzione amministrativa con finalità ripristinatoria. Il suo scopo non è punire il colpevole, ma eliminare le conseguenze dell’illecito, ripristinando lo stato dei luoghi e tutelando il territorio. Essendo una misura non punitiva, non può esserci duplicazione di sanzioni in violazione del ne bis in idem.

Infine, la Corte ha ritenuto del tutto inconferente la doglianza sulle modalità di scelta dell’impresa demolitrice. Il condannato, infatti, non ha alcun interesse a contestare aspetti di una procedura amministrativa che, anche se rinnovata, non farebbe comunque venir meno l’atto principale, ovvero l’ordine di abbattimento.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui l’ordine di demolizione è uno strumento efficace e inesorabile per il ripristino della legalità violata da un abuso edilizio. La sua natura amministrativa e non penale lo sottrae a principi come la prescrizione della pena o il divieto di bis in idem. Inoltre, il semplice trascorrere del tempo non è sufficiente a paralizzarne l’esecuzione. Questa pronuncia rappresenta un monito chiaro: l’abuso edilizio crea una situazione di illegalità permanente che lo Stato ha il dovere di rimuovere, anche a distanza di molti anni.

Il lungo tempo trascorso dalla condanna definitiva può impedire un ordine di demolizione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il decorso del tempo non crea un legittimo affidamento sulla mancata esecuzione e, anzi, rafforza il carattere abusivo dell’opera. L’ordine di demolizione resta pienamente valido ed eseguibile.

L’ordine di demolizione emesso da un giudice penale è una “pena” e viola il principio del ne bis in idem se esistono già sanzioni amministrative?
No. La Corte ha chiarito che l’ordine di demolizione, anche se disposto da un giudice penale, ha natura di sanzione amministrativa. Il suo scopo è ripristinare lo stato dei luoghi, non punire il reo. Pertanto, non essendo una “pena”, non viola il principio del ‘ne bis in idem’.

È possibile contestare le modalità di affidamento dei lavori di demolizione a un’impresa privata per bloccare l’esecuzione?
No. Il condannato non ha un interesse giuridicamente rilevante a contestare i vizi del procedimento amministrativo con cui viene scelta l’impresa. L’eventuale accoglimento di tale doglianza comporterebbe solo la rinnovazione della procedura di affidamento, ma non eliminerebbe l’ordine di demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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