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Ordine di demolizione: è proporzionato e legittimo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34997/2024, ha confermato un ordine di demolizione di un immobile abusivo, anche se emesso quasi vent’anni dopo la condanna definitiva. Il lungo tempo trascorso e il fatto che l’immobile sia un’abitazione non rendono la demolizione sproporzionata, poiché secondo la Corte prevale l’esigenza di ripristinare la legalità violata e l’ordine urbanistico.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e Diritto all’Abitazione: La Cassazione Fa Chiarezza

L’ordine di demolizione di un immobile abusivo rappresenta uno dei temi più delicati del diritto urbanistico, ponendo in conflitto l’esigenza di ripristinare la legalità violata e il diritto fondamentale all’abitazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34997 del 2024, interviene su un caso emblematico, chiarendo che il lungo tempo trascorso dalla condanna non è sufficiente a paralizzare l’esecuzione della demolizione, neppure se l’immobile è l’unica casa dei suoi occupanti.

I Fatti del Caso: Un Abuso Edilizio Lontano nel Tempo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per abusivismo edilizio divenuta definitiva nel lontano 1998. La condanna riguardava la costruzione di un manufatto di tre piani (seminterrato, rialzato e primo piano) realizzato senza le dovute autorizzazioni. Quasi vent’anni dopo, nel 2017, veniva notificato ai successori degli originari condannati l’ingiunzione a demolire. Gli interessati presentavano ricorso, sostenendo che l’ordine fosse illegittimo e sproporzionato. Essi lamentavano che il notevole lasso di tempo intercorso aveva generato un’aspettativa legittima e che la demolizione della loro unica abitazione violasse il diritto alla vita privata e familiare tutelato dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

A sostegno della loro tesi, i ricorrenti evidenziavano di aver anche ottenuto, nel corso degli anni, alcuni permessi in sanatoria dal Comune, sebbene questi fossero stati poi oggetto di contestazione.

L’Ordine di Demolizione e il Principio di Proporzionalità

Uno dei cardini della difesa era il richiamo al principio di proporzionalità. Secondo i ricorrenti, la Corte avrebbe dovuto bilanciare l’interesse pubblico al ripristino dell’ordine urbanistico con il loro diritto all’abitazione. Demolire una casa a distanza di decenni dalla sua costruzione e dalla condanna sarebbe una misura eccessiva e sproporzionata. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha adottato una linea rigorosa, riaffermando principi consolidati in materia.

La Posizione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, basando la sua decisione su argomentazioni chiare e nette.

Natura dell’Ordine di Demolizione: Sanzione Amministrativa, non Pena

In primo luogo, i giudici hanno ribadito un concetto fondamentale: l’ordine di demolizione non è una sanzione penale, ma una sanzione amministrativa con funzione ripristinatoria. Il suo scopo non è punire il colpevole, ma eliminare le conseguenze di un illecito, ristabilendo l’equilibrio urbanistico e ambientale violato. Per questa sua natura, l’ordine non si prescrive e ha carattere ‘reale’, cioè segue il bene e si trasmette agli eredi o ai successivi proprietari. L’inerzia dello Stato nell’eseguire l’ordine non crea alcun diritto o legittimo affidamento in capo a chi occupa l’immobile abusivo; al contrario, rafforza il carattere abusivo dell’intervento.

Il Bilanciamento tra Diritto all’Abitazione e Interesse Pubblico

La Corte riconosce che il diritto all’abitazione, tutelato dall’art. 8 della CEDU, deve essere preso in considerazione. Tuttavia, questo diritto non è assoluto. Esso deve essere bilanciato con altri valori di rango costituzionale, come la tutela del paesaggio e l’ordinato sviluppo del territorio. Nel caso specifico, la demolizione è ritenuta una misura proporzionata rispetto allo scopo di ripristinare lo status preesistente del territorio.

le motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto sottolineando che i ricorrenti avevano beneficiato di un tempo estremamente lungo – quasi vent’anni dall’irrevocabilità della sentenza – durante il quale avrebbero potuto e dovuto attivarsi per trovare una soluzione abitativa alternativa. L’inerzia non può essere usata come scudo per perpetuare una situazione di illegalità. Inoltre, la Corte ha smontato la tesi del legittimo affidamento basato sui condoni edilizi ottenuti. In precedenti sentenze, la stessa Cassazione aveva già dichiarato l’illegittimità di tali provvedimenti, in quanto basati su un fittizio frazionamento dell’immobile volto ad eludere i limiti volumetrici previsti dalla legge sul condono. Pertanto, i ricorrenti erano pienamente consapevoli della natura abusiva del loro immobile e dell’illegittimità dei tentativi di sanatoria. La buona fede, in questo contesto, è stata del tutto esclusa.

le conclusioni

La sentenza n. 34997/2024 consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di abusi edilizi. Il messaggio è chiaro: la lotta all’abusivismo edilizio è una priorità che non può essere indebolita dal passare del tempo o da situazioni di fatto consolidate nell’illegalità. Il diritto all’abitazione, pur essendo fondamentale, non può prevalere sull’interesse della collettività a un corretto governo del territorio. Chi commette un abuso edilizio non può sperare che l’inerzia della pubblica amministrazione o il decorso degli anni possano sanare l’illecito. L’ordine di demolizione rimane uno strumento efficace e inderogabile per la tutela del bene comune, e la sua esecuzione è un atto dovuto.

Un ordine di demolizione può essere eseguito a distanza di molti anni dalla condanna definitiva?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordine di demolizione non è una pena e quindi non è soggetto a prescrizione. Il suo scopo è ripristinare la legalità violata, e il lungo tempo trascorso non crea alcun diritto né impedisce l’esecuzione, ma anzi rafforza il carattere abusivo dell’intervento.

Il fatto che l’immobile abusivo sia l’unica abitazione di una famiglia può impedire la demolizione?
No. Sebbene il diritto all’abitazione debba essere considerato, esso non è assoluto e viene bilanciato con l’interesse pubblico alla tutela del territorio. La Corte ha ritenuto che gli occupanti abbiano avuto un tempo sufficiente (in questo caso, quasi 20 anni) per trovare soluzioni abitative alternative, e l’esigenza abitativa non può essere usata per giustificare e mantenere una situazione di illegalità.

Aver ottenuto un condono edilizio dal Comune garantisce la salvezza da un ordine di demolizione disposto dal giudice penale?
No, non necessariamente. Nel caso di specie, i provvedimenti di condono rilasciati dal Comune sono stati ritenuti illegittimi dalla stessa Corte di Cassazione in precedenti sentenze e, pertanto, il giudice dell’esecuzione ha il potere-dovere di disapplicarli. La loro esistenza non sana l’abuso né impedisce l’esecuzione dell’ordine di demolizione derivante dalla sentenza penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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