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Ordine di demolizione: è proporzionato e legittimo?

Un proprietario ha impugnato un ordine di demolizione per due unità abitative abusive, sostenendo fossero la sua unica casa e che vi fossero domande di condono in sospeso. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando l’ordine di demolizione. La Corte ha stabilito che le domande di condono erano inammissibili poiché le opere erano state completate dopo la scadenza di legge. Inoltre, la demolizione è stata ritenuta una misura proporzionata, bilanciando il diritto all’abitazione con l’interesse pubblico al rispetto delle normative urbanistiche.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e Diritto all’Abitazione: La Cassazione fa Chiarezza

L’ordine di demolizione di un immobile abusivo rappresenta uno degli strumenti più incisivi per la tutela del territorio. Ma cosa succede quando l’edificio da abbattere è l’unica abitazione di una famiglia? Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta questo delicato conflitto, bilanciando l’interesse pubblico alla legalità con il diritto fondamentale all’abitazione, offrendo spunti cruciali sull’applicazione del principio di proporzionalità.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda il ricorso di un cittadino contro un’ordinanza del Tribunale di Napoli che aveva respinto la sua richiesta di annullare o revocare un ordine di demolizione. Tale ordine era scaturito da una sentenza di condanna per abusi edilizi, divenuta definitiva nel 1998, relativa a due unità immobiliari realizzate senza permesso in un comune campano. Il ricorrente sosteneva che tali immobili costituissero l’unica dimora per sé e per la sua famiglia.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso in Cassazione si fondava su due argomenti principali:

1. Violazione delle leggi sul condono edilizio: Il ricorrente lamentava che il giudice non avesse considerato adeguatamente le numerose istanze di condono presentate, sostenendo che gli immobili, essendo completati “al rustico” entro i termini di legge (31 dicembre 1993), fossero sanabili. Contestava inoltre la mancata valutazione di due istanze di compatibilità paesaggistica.
2. Violazione del principio di proporzionalità: Invocando la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (C.E.D.U.), il ricorrente affermava che la demolizione della sua unica casa, a oltre 30 anni dalla costruzione e in condizioni di disagio economico, costituisse una misura sproporzionata e eccessivamente afflittiva, in violazione del suo diritto alla vita privata e familiare.

L’Analisi della Corte e la Validità dell’Ordine di Demolizione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, confermando la piena legittimità dell’ordine di demolizione.

Sulla Questione del Condono Edilizio

La Corte ha stabilito che il giudice dell’esecuzione ha correttamente valutato le istanze di condono. Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, ha ribadito che il giudice deve esaminare la probabilità di un rapido esito positivo della procedura di sanatoria. Nel caso specifico, tale probabilità era da escludersi per diverse ragioni:
* Le istanze avevano già ricevuto un preavviso di diniego.
* L’immobile sorgeva in un’area soggetta a vincolo paesaggistico.
* Dalla sentenza di condanna originaria emergeva che le opere erano state completate in epoca successiva al termine ultimo per il condono (1993), rendendo le domande inammissibili in partenza.

Di conseguenza, la pendenza delle istanze non poteva costituire un valido motivo per sospendere o revocare l’esecuzione.

Il Bilanciamento tra Ordine di Demolizione e Diritto all’Abitazione

Anche il secondo motivo, basato sulla presunta sproporzione della misura, è stato ritenuto infondato. La Corte ha chiarito che l’esecuzione di un ordine di demolizione non contrasta con l’art. 8 della C.E.D.U. (diritto al rispetto della vita privata e familiare). Non esiste un diritto “assoluto” a occupare un immobile, anche se adibito a casa familiare, quando questo è stato costruito illegalmente.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il compito del giudice è bilanciare il diritto individuale con quello della collettività a ripristinare l’equilibrio urbanistico-edilizio violato. Il principio di proporzionalità viene rispettato se al soggetto interessato è stato concesso un tempo sufficiente per sanare l’immobile (ove possibile) o per trovare una soluzione abitativa alternativa. Nel caso di specie, la consapevolezza della natura abusiva dell’immobile, il lungo tempo trascorso e il mancato accoglimento delle istanze di condono rendevano la decisione di demolire non illogica né sproporzionata. La Corte ha inoltre sottolineato che la precaria situazione economica del ricorrente era stata allegata in modo generico e non adeguatamente documentata. Infine, è stato ribadito un principio fondamentale: l’ordine di demolizione non ha una funzione punitiva, ma ripristinatoria. Non è una pena che si estingue con la prescrizione, ma una misura volta a cancellare gli effetti di un illecito a tutela del territorio.

Le Conclusioni

La sentenza conferma un orientamento rigoroso: il diritto all’abitazione non può prevalere sull’interesse pubblico alla legalità e alla corretta gestione del territorio. L’ordine di demolizione è uno strumento essenziale per ripristinare l’ordine violato e la sua esecuzione può essere evitata solo in presenza di concrete e fondate possibilità di sanatoria, che nel caso esaminato erano del tutto assenti. La decisione sottolinea che la tutela del domicilio non può trasformarsi in una garanzia di impunità per chi commette abusi edilizi, specialmente quando l’illecito è noto e protratto nel tempo.

Un ordine di demolizione può essere sospeso se sono pendenti istanze di condono?
No, la sospensione è possibile solo se, sulla base di elementi concreti, è ragionevolmente prevedibile un rapido accoglimento dell’istanza. Se, come nel caso di specie, le istanze sono state oggetto di preavviso di diniego e l’immobile è stato completato dopo i termini di legge per il condono, la pendenza delle domande non impedisce l’esecuzione della demolizione.

L’ordine di demolizione dell’unica abitazione viola il diritto alla vita privata e familiare (Art. 8 C.E.D.U.)?
No, secondo la Corte, l’esecuzione dell’ordine di demolizione di un immobile abusivo, anche se adibito a casa familiare, non contrasta con l’art. 8 C.E.D.U. Non esiste un diritto assoluto a occupare un immobile illegale. Il giudice deve bilanciare il diritto del singolo con l’interesse della collettività a rimuovere l’abuso, e la misura è proporzionata se all’interessato è stato dato tempo e modo per regolarizzare la sua posizione o trovare un’alternativa.

L’ordine di demolizione è una sanzione penale che si prescrive nel tempo?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che l’ordine di demolizione non ha una funzione punitiva, ma ripristinatoria del bene giuridico leso (l’assetto del territorio). Di conseguenza, non è soggetto alla prescrizione prevista per le sanzioni penali dall’art. 173 del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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