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Ordine di demolizione e diritto all’abitazione: il caso

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di un uomo contro un ordine di demolizione per un immobile abusivo, ereditato dal padre e costituente la sua unica abitazione. Il ricorrente sosteneva la violazione del diritto all’abitazione e il principio di proporzionalità. La Corte ha rigettato il ricorso, sottolineando che l’inerzia del ricorrente nel cercare soluzioni abitative alternative per un lungo periodo, pur essendo a conoscenza dell’ordine, è un fattore decisivo che impedisce la sospensione della demolizione.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di demolizione e diritto all’abitazione: quando l’inerzia costa caro

Il conflitto tra la necessità di ripristinare la legalità violata e la tutela del diritto fondamentale all’abitazione è un tema ricorrente nelle aule di giustizia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sul bilanciamento di questi interessi, stabilendo che l’inerzia di chi occupa un immobile abusivo può essere fatale per la richiesta di sospensione di un ordine di demolizione. Il caso analizzato riguarda un uomo che, ereditato un immobile abusivo dal padre, si è opposto alla sua demolizione invocando il proprio diritto all’abitazione, ma la sua prolungata passività ha giocato un ruolo determinante nella decisione finale.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una sentenza di applicazione della pena emessa nel 2001 e divenuta irrevocabile nel 2003 nei confronti del padre del ricorrente per una serie di reati edilizi. La sentenza disponeva, oltre alla pena, anche la demolizione delle opere abusive. Dopo la morte del padre, l’immobile è passato per successione alla madre e, successivamente, ai figli.

Nel novembre 2021, i due fratelli eredi hanno ricevuto l’ingiunzione di demolizione e hanno chiesto la sospensione o la revoca dell’ordine. La richiesta è stata respinta e, dopo un complesso iter giudiziario, la questione è giunta nuovamente dinanzi alla Corte di Cassazione. Il ricorrente, rimasto unico a proseguire l’azione legale, ha basato la sua difesa sul principio di proporzionalità, sostenendo che l’esecuzione dell’ordine di demolizione avrebbe rappresentato un sacrificio sproporzionato del suo diritto all’abitazione, tutelato dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

L’Ordine di Demolizione e il Principio di Proporzionalità

Il fulcro dell’argomentazione difensiva era che l’ordine di demolizione, pur legittimo, doveva essere valutato alla luce delle concrete condizioni personali del ricorrente. Egli, estraneo all’abuso originario, utilizzava l’immobile come unica abitazione e versava in condizioni economiche precarie, documentate da un certificato ISEE. La difesa ha invocato la giurisprudenza della Corte EDU, la quale richiede un bilanciamento tra l’interesse pubblico alla tutela del territorio e il diritto del singolo alla propria casa.

Tuttavia, la Corte ha adottato un approccio rigoroso, analizzando non solo la situazione attuale del ricorrente, ma anche il suo comportamento pregresso. La questione centrale è diventata: fino a che punto la condotta passiva del destinatario di un ordine di demolizione può influenzare la valutazione di proporzionalità?

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo una motivazione articolata e densa di principi giuridici. I giudici hanno stabilito che il principio di proporzionalità non può essere invocato per giustificare situazioni di illegalità consolidate a causa dell’inerzia dell’interessato. In altre parole, non ci si può creare una situazione di necessità con la propria passività per poi usarla come scudo contro l’esecuzione di un provvedimento legittimo.

I punti chiave della decisione sono i seguenti:
1. Consapevolezza e Inerzia: Il ricorrente era consapevole della necessità di sgomberare l’immobile almeno dal novembre 2021. Nonostante ciò, ha presentato domanda per un alloggio popolare solo nel settembre 2023, quasi due anni dopo. Questa prolungata inazione è stata considerata un elemento decisivo a suo sfavore.
2. Mancanza di Diligenza: La Corte ha affermato che il destinatario di un ordine di demolizione ha a disposizione un tempo congruo per “legalizzare” la costruzione (se possibile) o per trovare una sistemazione alternativa. Chi non agisce con diligenza non può poi lamentare la lesione del proprio diritto all’abitazione.
3. Continuità nell’Illecito: Sebbene non fosse l’autore materiale dell’abuso, il ricorrente, continuando a occupare l’immobile, ha proseguito nell’atteggiamento del padre, dimostrando la volontà di usufruire di un bene illegale.
4. Valutazione Complessiva: La Corte ha considerato anche altri elementi: il ricorrente è una persona giovane, non ha rappresentato problemi di salute, non ha figli minori a carico o persone con disabilità nel suo nucleo familiare. Questi fattori, uniti alla sua inerzia, hanno portato a ritenere l’ordine di demolizione non sproporzionato.
5. Valore dell’ISEE: Sebbene l’ISEE sia uno strumento di valutazione della situazione economica, la Corte ha specificato che una singola certificazione non è sufficiente a dimostrare una condizione di vulnerabilità tale da paralizzare l’azione dello Stato, specialmente se non supportata da altri elementi concreti (es. inabilità al lavoro, difficoltà oggettive nel reperire un’occupazione).

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il diritto all’abitazione non è assoluto e non può essere utilizzato per sanare a tempo indeterminato una situazione di illegalità. La tutela offerta dal principio di proporzionalità è subordinata a un comportamento diligente e proattivo da parte del soggetto interessato. Chi eredita un immobile abusivo e riceve un ordine di demolizione ha il dovere di attivarsi tempestivamente per trovare una soluzione alternativa. L’attesa passiva, nella speranza che il tempo possa sanare l’illecito, si rivela una strategia perdente che non trova tutela nell’ordinamento giuridico.

L’ordine di demolizione di una casa abusiva può essere sospeso se è l’unica abitazione di una persona?
Non automaticamente. La sospensione è possibile solo a seguito di una valutazione basata sul principio di proporzionalità, che tiene conto di vari fattori, tra cui la diligenza dell’interessato nel cercare attivamente soluzioni abitative alternative. La sola condizione di unica abitazione non è sufficiente a bloccare l’esecuzione.

Chi eredita una casa abusiva ha gli stessi obblighi di chi l’ha costruita?
Sì, per quanto riguarda l’obbligo di rispettare l’ordine di demolizione. La sentenza chiarisce che l’erede, pur non essendo l’autore materiale dell’abuso, è il soggetto che subisce le conseguenze dell’ordine e non può trarre vantaggio dal tempo trascorso per opporsi all’esecuzione, essendo tenuto a rispettare la legge.

Quanto conta l’inerzia del proprietario nella decisione di eseguire un ordine di demolizione?
L’inerzia è un fattore decisivo. La Corte ha stabilito che non si può invocare una situazione di necessità abitativa se questa deriva dalla propria passività e dal non aver cercato per un tempo congruo una soluzione alternativa, pur essendo pienamente a conoscenza dell’esistenza di un ordine di sgombero e demolizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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