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Ordine di demolizione e condono: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza che negava la revoca di un ordine di demolizione. La sentenza ribadisce che la pendenza di una domanda di condono edilizio non ferma l’acquisizione automatica dell’immobile abusivo al patrimonio comunale, una volta scaduti i termini per la demolizione volontaria.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di Demolizione e Condono: Quando la Sanatoria non Basta

L’emanazione di un ordine di demolizione per un abuso edilizio rappresenta uno dei momenti più critici per il proprietario di un immobile. Molti confidano nella possibilità di sanare la situazione attraverso un condono, ma cosa accade se la richiesta di sanatoria è ancora pendente quando scade il termine per demolire? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, stabilendo un principio netto: la pendenza della pratica di condono non ferma le conseguenze dell’inottemperanza all’ordine del giudice.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di due privati di revocare un ordine di demolizione emesso a seguito di una sentenza di condanna per abuso edilizio, divenuta irrevocabile anni prima. L’ordine era stato disposto dal Tribunale di Napoli, che, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva respinto la richiesta di revoca. Secondo i ricorrenti, il giudice aveva errato nel considerare automatica l’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale a seguito della mancata demolizione. Essi sostenevano, infatti, di aver presentato una regolare istanza di condono edilizio, la quale, a loro dire, era meritevole di accoglimento in quanto le opere erano conformi alla documentazione presentata.

La Questione Giuridica: Inefficacia del Condono Pendente sull’Ordine di Demolizione

Il cuore della questione legale ruota attorno all’interazione tra due istituti: l’ordine di demolizione penale e la procedura di condono edilizio. La domanda centrale è: una richiesta di sanatoria, non ancora definita dall’amministrazione competente, può sospendere o annullare gli effetti di un ordine di demolizione irrevocabile, in particolare la conseguenza più grave dell’inottemperanza, ovvero l’acquisizione gratuita dell’immobile da parte del Comune?
I ricorrenti contestavano proprio questo automatismo, sperando che la pendenza della loro istanza potesse bastare a rimettere in discussione l’ordine del giudice.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la decisione del Tribunale con argomentazioni chiare e rigorose.

In primo luogo, i giudici hanno definito ‘generica’ la tesi difensiva sulla presunta condonabilità delle opere. La semplice congruenza tra i manufatti e la documentazione presentata è una condizione minima per evitare un’accusa di falso, ma non implica affatto che la domanda di condono debba essere accolta.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, i ricorrenti non hanno contestato la ratio decidendi del provvedimento impugnato. Il giudice dell’esecuzione aveva stabilito che i privati non erano più legittimati a chiedere la revoca dell’ordine, poiché l’immobile era già stato acquisito ex lege al patrimonio del Comune. Questo avviene automaticamente quando si fallisce nel demolire l’abuso entro il termine di 90 giorni dalla notifica dell’ingiunzione.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’eventuale pendenza della pratica di condono edilizio non osta all’acquisizione del manufatto abusivo al Comune. La potenziale sanabilità dell’opera non può interferire con l’attività repressiva dell’autorità giudiziaria una volta che la procedura sanzionatoria (demolizione o, in mancanza, acquisizione) si è conclusa.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza riafferma con forza l’effettività dell’ordine di demolizione come strumento di ripristino della legalità violata. La conseguenza dell’inottemperanza è drastica e automatica: la perdita della proprietà dell’immobile e dell’area pertinente. Chi riceve un tale ordine non può fare affidamento su una futura e incerta sanatoria per evitare le conseguenze della propria inadempienza. La presentazione di una domanda di condono non costituisce una ‘scappatoia’ per sospendere gli effetti di una sentenza penale irrevocabile. Questa decisione serve da monito: l’unica via per evitare l’acquisizione dell’immobile da parte dell’ente pubblico è ottemperare all’ordine di demolire entro i termini perentori stabiliti dalla legge.

Una richiesta di condono edilizio può bloccare un ordine di demolizione già emesso?
No. Secondo la Corte, la pendenza di una pratica di condono non ancora definita non impedisce l’acquisizione del manufatto abusivo al patrimonio del Comune se il condannato non ha ottemperato all’ordine di demolizione nel termine previsto.

Cosa succede se non si rispetta l’ordine di demolizione entro i termini?
L’ingiustificata inottemperanza all’ordine di demolizione entro 90 giorni dalla notifica comporta l’automatica e gratuita acquisizione dell’opera e dell’area pertinente al patrimonio comunale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le argomentazioni erano generiche e non contestavano adeguatamente il punto centrale della decisione del Tribunale, ovvero che i ricorrenti non erano più legittimati a chiedere la revoca poiché l’immobile era già stato acquisito dal Comune.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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