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Ordine di allontanamento: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero condannato per non aver rispettato un ordine di allontanamento. I motivi, basati sulla mancanza di un giustificato motivo e sulla non conoscenza della lingua italiana, sono stati respinti. La Corte ha chiarito che il disagio economico non costituisce giustificato motivo e che la notifica dell’atto in un modello plurilingue garantisce la comprensione dell’ordine, rendendo irrilevante la conoscenza della lingua italiana ai fini della responsabilità penale.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine di allontanamento: motivi generici e onere della prova

L’inosservanza di un ordine di allontanamento emesso dal Questore costituisce un reato serio nel nostro ordinamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui limiti dei motivi di ricorso che un imputato può sollevare per giustificare la propria condotta. La decisione analizza in particolare il concetto di ‘giustificato motivo’ e la rilevanza della conoscenza della lingua italiana, soprattutto quando l’atto viene notificato in formato plurilingue.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero veniva condannato dal Giudice di Pace di Fondi alla pena di diecimila euro di multa per il reato previsto dall’art. 14, comma 5-quater, del Testo Unico sull’Immigrazione. L’imputazione era di non aver ottemperato all’ordine del Questore di lasciare il territorio dello Stato. Contro questa sentenza, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato si basava su due argomenti principali:

1. Mancanza di motivazione sul giustificato motivo: Il ricorrente sosteneva che il giudice di primo grado non avesse adeguatamente argomentato sulla sussistenza di un ‘giustificato motivo’ che gli aveva impedito di lasciare l’Italia. Tale mancanza, secondo la difesa, incideva sull’elemento psicologico del reato.
2. Violazione di legge per mancato accertamento della lingua: La difesa eccepiva che il giudice non avesse verificato la conoscenza della lingua italiana da parte dell’imputato, un presupposto ritenuto essenziale per comprendere il contenuto dell’ordine e, quindi, per la configurabilità dell’elemento soggettivo del reato.

La Decisione della Cassazione sul ordine di allontanamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Secondo i giudici di legittimità, i motivi presentati dall’imputato erano costituiti da ‘mere doglianze in punto di fatto’ e da argomentazioni generiche, non idonee a mettere in discussione la correttezza della decisione impugnata.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato entrambi i motivi di ricorso con argomentazioni precise.

In primo luogo, riguardo al ‘giustificato motivo’, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per escludere la punibilità, il giustificato motivo deve consistere in una situazione ostativa, oggettiva o soggettiva, che incida concretamente sulla possibilità di adempiere all’ordine. Il mero disagio economico, spesso addotto in questi casi, non è di per sé sufficiente. Inoltre, la Corte ha sottolineato che l’onere di allegare e provare l’esistenza di tale esimente grava sull’interessato. Nel caso di specie, il ricorso era carente sotto questo profilo e si limitava a una critica generica.

In secondo luogo, per quanto riguarda la barriera linguistica, la Corte ha definito il motivo di ricorso ‘generico’. La sentenza impugnata, infatti, aveva già chiarito che l’ordine di allontanamento era stato notificato all’imputato utilizzando un modello plurilingue. Questa modalità di notifica è studiata appositamente per superare le difficoltà linguistiche e garantire che il destinatario comprenda pienamente il contenuto e le conseguenze del provvedimento. Di conseguenza, l’accertamento di una specifica conoscenza della lingua italiana diventava irrilevante ai fini della sussistenza dell’elemento psicologico del reato, poiché la comprensione dell’ordine era stata assicurata in altro modo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la linea rigorosa della giurisprudenza in materia di immigrazione. Le conclusioni che possiamo trarre sono due. Primo: chi riceve un ordine di allontanamento e intende invocare un giustificato motivo per non avervi ottemperato deve fornire prove concrete di un impedimento reale e non limitarsi a lamentare una condizione di indigenza. Secondo: la difesa basata sulla non comprensione dell’atto per motivi linguistici perde di efficacia quando l’amministrazione utilizza moduli tradotti in più lingue, una prassi ormai consolidata proprio per garantire la consapevolezza del destinatario.

Il disagio economico è un ‘giustificato motivo’ per non rispettare un ordine di allontanamento?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il mero disagio economico non è sufficiente. È necessaria una situazione ostativa, oggettiva o soggettiva, che impedisca materialmente di ottemperare all’ordine, e non una semplice difficoltà economica.

Chi deve provare l’esistenza di un giustificato motivo per la mancata partenza?
Secondo la Corte, l’onere di allegare e dimostrare l’esistenza di un valido giustificato motivo grava interamente sull’interessato, ovvero sulla persona destinataria dell’ordine di allontanamento.

Se non conosco la lingua italiana, posso essere condannato per non aver obbedito a un ordine di allontanamento?
Sì, è possibile. Se l’ordine, come nel caso di specie, viene notificato utilizzando un modello plurilingue che ne assicura la comprensione, la conoscenza specifica della lingua italiana da parte del destinatario diventa irrilevante per la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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