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Ordine del Questore: Indigenza non giustifica la sosta

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un cittadino straniero per non aver rispettato un ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale. La sentenza chiarisce che la condizione di indigenza (mancanza di denaro e documenti) non costituisce una valida causa di giustificazione. Inoltre, l’ottenimento di un permesso di soggiorno anni dopo il fatto non annulla il reato già commesso. Questo caso ribadisce l’onere per lo straniero di attivarsi presso le proprie autorità consolari per il rimpatrio.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine del Questore: La Povertà Giustifica la Permanenza Illegale? La Cassazione Risponde

L’ordine del questore di lasciare il territorio nazionale è un atto imperativo che lo straniero privo di un valido titolo di soggiorno è tenuto a rispettare. Ma cosa succede se l’interessato non ha i mezzi economici o i documenti necessari per partire? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo tema, stabilendo principi chiari sulla responsabilità penale in caso di inottemperanza.

Il caso riguarda un cittadino straniero condannato per non aver lasciato l’Italia entro il termine di sette giorni imposto dal Questore, come previsto dalla normativa sull’immigrazione. La sua difesa si basava su una presunta causa di giustificazione: la sua condizione di indigenza, che gli avrebbe impedito di acquistare un biglietto di viaggio e di ottenere i documenti per l’espatrio.

I Fatti del Caso: L’Ordine di Espulsione Ignorato

Un cittadino straniero veniva condannato dal Giudice di Pace al pagamento di una multa di diecimila euro per il reato di cui all’art. 14, comma 5-ter, del D.Lgs. 286/1998. Il reato contestato consisteva nel non aver ottemperato all’ordine di lasciare il territorio nazionale, notificatogli in data 3 agosto 2015. Lo straniero, attraverso il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua permanenza fosse giustificata e che la sua condotta non meritasse una sanzione penale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su tre punti principali:

1. Causa di giustificazione: L’imputato sosteneva che la sua incapacità di lasciare l’Italia fosse dovuta alla sua condizione di indigenza e alla mancanza di documenti, situazione che, a suo dire, avrebbe dovuto escludere il reato. A supporto, citava una comunicazione dei Carabinieri che attestava tale stato di necessità e il fatto di aver successivamente ottenuto un permesso di soggiorno.
2. Particolare tenuità del fatto: Si richiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 34 del D.Lgs. 274/2000, sostenendo che il rilascio successivo del permesso di soggiorno avesse neutralizzato ogni pericolo per la sicurezza pubblica.
3. Attenuanti generiche: Infine, si lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), che avrebbero potuto ridurre la pena.

La Decisione della Cassazione: L’ordine del Questore va Rispettato

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna. Gli Ermellini hanno fornito motivazioni precise per ciascuno dei motivi di impugnazione, ribadendo un orientamento giurisprudenziale consolidato in materia di immigrazione.

La Corte ha smontato la tesi difensiva punto per punto, chiarendo che le difficoltà personali, seppur reali, non possono prevalere sull’obbligo di legge di rispettare l’ordine di allontanamento.

Le Motivazioni

La Corte ha innanzitutto chiarito che la condizione di indigenza non è, di per sé, una causa di giustificazione idonea a escludere la responsabilità per la mancata ottemperanza all’ordine del Questore. La legge, infatti, pone a carico dello straniero un preciso “onere di attivarsi”. Egli deve sollecitare la propria rappresentanza diplomatica o consolare per ottenere i documenti necessari al rimpatrio. L’assenza di tale iniziativa esclude la possibilità di invocare una giustificazione.

In secondo luogo, i giudici hanno affermato che il rilascio di un permesso di soggiorno, avvenuto peraltro a distanza di anni dalla commissione del reato, non ha alcuna efficacia retroattiva. Il reato di inottemperanza si considera perfezionato allo scadere del termine concesso per lasciare il Paese. La successiva regolarizzazione della posizione dello straniero non può sanare l’illecito già commesso. La Corte ha sottolineato che il lungo periodo di permanenza illegale non può essere giustificato a posteriori.

Infine, riguardo alle attenuanti generiche, la Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile su un piano procedurale. La richiesta non era mai stata presentata al Giudice di Pace nel primo grado di giudizio e, pertanto, non poteva essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale nel diritto dell’immigrazione: l’ordine di allontanamento emesso dal Questore è un provvedimento che impone un obbligo di condotta preciso, il cui mancato rispetto integra un reato. Le difficoltà economiche o burocratiche non sono scusanti automatiche. Spetta allo straniero dimostrare di aver fatto tutto il possibile per conformarsi alla legge, in primo luogo contattando le autorità del proprio paese d’origine. Questa decisione serve da monito: la regolarizzazione successiva non cancella le violazioni precedenti, e le questioni procedurali, come la tempestiva richiesta di attenuanti, sono cruciali per l’esito del processo.

La mancanza di soldi e documenti giustifica la mancata partenza dopo un ordine del Questore?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la condizione di indigenza non è di per sé una causa di giustificazione sufficiente. Lo straniero ha l’onere di attivarsi presso le proprie rappresentanze diplomatiche o consolari per ottenere i documenti necessari per il viaggio.

Ottenere un permesso di soggiorno dopo aver violato un ordine di espulsione cancella il reato?
No. Il reato di inottemperanza all’ordine del Questore si perfeziona nel momento in cui scade il termine per lasciare il territorio. Un permesso di soggiorno ottenuto successivamente, specialmente a distanza di anni, non elimina l’offensività e la rilevanza penale della condotta precedente.

È possibile chiedere per la prima volta in Cassazione il riconoscimento delle attenuanti generiche?
No. La questione dell’applicazione delle attenuanti generiche deve essere sollevata e discussa nei gradi di giudizio precedenti. Come stabilito dalla Corte, non può essere proposta per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione se non è stata oggetto di esame da parte del primo giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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