LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ordinanza archiviazione non impugnabile: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro l’archiviazione di una querela per appropriazione indebita e contraffazione. La Corte ha ribadito il principio secondo cui l’ordinanza di archiviazione non impugnabile è la regola, a meno che il provvedimento non sia viziato da abnormità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordinanza di archiviazione non impugnabile: quando la Cassazione chiude la porta al ricorso

L’ordinamento processuale penale stabilisce precisi limiti all’impugnazione dei provvedimenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’ordinanza di archiviazione non impugnabile è la regola generale quando viene emessa a seguito del rigetto dell’opposizione della persona offesa. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla denuncia presentata dal legale rappresentante di un’azienda produttrice di elettrodomestici contro un soggetto, accusato dei reati di appropriazione indebita (art. 646 c.p.) e di contraffazione di marchi (art. 473 c.p.).

Al termine delle indagini preliminari, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Firenze, nonostante l’opposizione presentata dalla persona offesa, ha disposto l’archiviazione del procedimento. Ritenendo ingiusta tale decisione, l’imprenditore, tramite il proprio difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione delle norme penali e civili che riteneva applicabili al caso.

La Decisione della Cassazione: un’ordinanza di archiviazione non impugnabile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che stabilisce la non appellabilità di questo tipo di provvedimenti, salvo un’unica, specifica eccezione.

Il Principio di Diritto

I giudici hanno chiarito che l’ordinanza con cui il G.i.p. dispone l’archiviazione, dopo aver respinto l’opposizione della persona offesa, non è ricorribile per cassazione. L’unica eccezione a questa regola si verifica quando il provvedimento è affetto da “abnormità”. Un atto è considerato abnorme non quando è semplicemente errato, ma quando si pone al di fuori del sistema processuale, per un vizio strutturale (ad esempio, emesso da un giudice privo di potere) o funzionale (determinando una stasi irrisolvibile del procedimento).

Nel caso in esame, il ricorrente non contestava un’abnormità del provvedimento, ma esprimeva un dissenso sulla valutazione dei fatti compiuta dal G.i.p., una critica che attiene al merito della decisione e che non può trovare spazio in sede di legittimità.

La Condanna alle Spese e alla Sanzione

In conseguenza della dichiarata inammissibilità, e ravvisando profili di colpa nella proposizione di un ricorso privo dei presupposti di legge, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione riaffermando con forza un principio cardine del sistema processuale. La scelta del legislatore di limitare l’impugnabilità dell’ordinanza di archiviazione risponde a un’esigenza di efficienza e ragionevole durata del processo. Consentire un ricorso per cassazione per ogni archiviazione non gradita alla persona offesa significherebbe trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito, congestionando il sistema con questioni che sono già state vagliate dal G.i.p. in una fase apposita, quella dell’opposizione. Il filtro dell’abnormità serve proprio a circoscrivere l’intervento della Cassazione ai soli casi patologici, in cui il provvedimento del giudice si discosta in modo radicale dal modello legale, e non quando si limita a dare un’interpretazione dei fatti diversa da quella della parte offesa.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito per le persone offese dal reato e i loro difensori. Sebbene il diritto di opporsi alla richiesta di archiviazione sia uno strumento fondamentale di tutela, la decisione del G.i.p. che rigetta tale opposizione ha un carattere di tendenziale definitività. Il percorso verso la Corte di Cassazione è un’via eccezionale e non una prosecuzione ordinaria del giudizio. Proporre un ricorso basato su contestazioni di merito, anziché su vizi di abnormità, non solo è destinato all’insuccesso, ma espone anche al rischio concreto di una condanna economica per aver promosso un’iniziativa giudiziaria palesemente infondata.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di archiviazione?
No, di regola l’ordinanza di archiviazione emessa dal G.i.p. dopo aver rigettato l’opposizione della persona offesa non è impugnabile per cassazione.

Qual è l’unica eccezione a questa regola?
L’unica eccezione prevista dalla giurisprudenza è il caso in cui il provvedimento di archiviazione sia affetto da ‘abnormità’, ovvero un vizio talmente grave da porlo al di fuori del sistema processuale, per motivi strutturali o funzionali.

Cosa rischia chi propone un ricorso dichiarato inammissibile?
Chi propone un ricorso che viene dichiarato inammissibile è condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se la Corte ravvisa profili di colpa nella proposizione del ricorso, può anche condannarlo al pagamento di una somma in favore della cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso per un importo di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati