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Ordigno esplosivo: la prova della micidialità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre individui condannati per furto aggravato e utilizzo di un ordigno esplosivo per scassinare un bancomat. La sentenza stabilisce un principio chiave sulla prova della natura letale (micidialità) di un ordigno esplosivo artigianale: essa può essere desunta dagli effetti distruttivi dell’esplosione, senza che sia indispensabile una perizia tecnica sui componenti. I ricorsi sono stati respinti per manifesta infondatezza e genericità delle argomentazioni.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordigno esplosivo artigianale: la Cassazione si pronuncia sulla prova della sua pericolosità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21128 del 2024, offre importanti chiarimenti su come debba essere accertata la natura letale di un ordigno esplosivo di fabbricazione artigianale. La Corte ha stabilito che la prova della ‘micidialità’ può basarsi direttamente sugli effetti distruttivi dell’esplosione, senza la necessità di una perizia tecnica sui singoli componenti. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per i reati legati all’uso di esplosivi.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un assalto a uno sportello bancomat avvenuto nell’ottobre del 2021. Tre persone sono state ritenute responsabili in primo grado per fabbricazione, detenzione e porto di un ordigno esplosivo rudimentale (la cosiddetta ‘marmotta’), furto aggravato di un’autovettura e furto aggravato del denaro contenuto nel bancomat.

In secondo grado, la Corte d’Appello ha riqualificato il reato di fabbricazione in ricettazione, non ritenendo provato che gli imputati avessero materialmente costruito l’ordigno, ma confermando nel resto la condanna. Gli imputati hanno quindi proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la principale riguardava la qualificazione giuridica dell’ordigno.

L’analisi della Cassazione sulla prova dell’ordigno esplosivo

Il punto centrale del ricorso di uno degli imputati verteva sulla presunta mancanza di prova della ‘micidialità’ del congegno. La difesa sosteneva che, in assenza di una verifica tecnica, il fatto dovesse essere derubricato a una semplice contravvenzione.

La Suprema Corte ha respinto questa tesi, dichiarando il motivo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che la valutazione sulla ‘elevata potenzialità lesiva’ dell’oggetto era stata correttamente effettuata dai giudici di merito. La decisione si è basata su un’analisi logica e fattuale: la capacità distruttiva dell’ordigno era stata ampiamente dimostrata dagli effetti concreti dell’esplosione, che aveva permesso di scardinare lo sportello bancomat. Secondo la Cassazione, questo approccio è pienamente conforme all’orientamento consolidato, per cui la micidialità, ai fini dell’integrazione del reato previsto dalla legge sulle armi (L. 895/1967), può derivare anche da modalità artigianali di confezionamento, e la sua prova può essere desunta dalle conseguenze dello scoppio.

La genericità degli altri motivi di ricorso

Anche i ricorsi degli altri due imputati sono stati dichiarati inammissibili, ma per un diverso vizio: la genericità. Essi avevano contestato la valutazione sul loro contributo concorsuale e la sussistenza di alcune aggravanti. La Corte ha rilevato che i ricorrenti si erano limitati a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza muovere una critica specifica, reale e concreta al ragionamento logico e ben argomentato della sentenza impugnata. Un vizio analogo ha caratterizzato anche la contestazione sul diniego delle circostanze attenuanti generiche.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri principali. Il primo riguarda la qualificazione dell’ordigno esplosivo: la valutazione della sua micidialità è un apprezzamento di fatto che, se logicamente motivato, non è sindacabile in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che basarsi sugli effetti prodotti dall’esplosione non è un’analisi ‘empirica e non qualificata’, ma una legittima valutazione basata sull’evidenza fattuale, pienamente supportata da precedenti giurisprudenziali. Il secondo pilastro riguarda i requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione: non è sufficiente riproporre doglianze già esaminate, ma è necessario confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza d’appello, evidenziandone specifiche illogicità o violazioni di legge, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Le conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio di notevole importanza pratica: per qualificare un ordigno esplosivo come micidiale non è sempre necessaria un’indagine tecnica complessa. L’evidenza degli effetti distruttivi può essere sufficiente a dimostrarne la pericolosità e a integrare le fattispecie di reato più gravi. Inoltre, la pronuncia serve da monito sulla necessità di formulare ricorsi per cassazione specifici e puntuali, evitando la mera riproposizione di motivi già vagliati, pena l’inammissibilità. La condanna finale dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria conferma la chiusura definitiva della vicenda processuale.

Come si prova la natura letale (micidialità) di un ordigno esplosivo artigianale?
Secondo la sentenza, la micidialità può essere provata attraverso una valutazione logica degli effetti distruttivi prodotti dall’esplosione. Non è indispensabile una perizia tecnica sui componenti se la capacità lesiva dell’ordigno è dimostrata dai fatti.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per ‘genericità’?
Un ricorso è considerato generico, e quindi inammissibile, quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza formulare una critica specifica e concreta alla motivazione della sentenza che si sta impugnando.

È possibile ottenere le circostanze attenuanti generiche anche in presenza di un reato grave?
La Corte ha confermato il diniego delle attenuanti generiche, motivando la scelta sulla base della notevole gravità dell’episodio, che denotava organizzazione e una consistente capacità criminale degli imputati, rafforzata per uno di essi anche dai precedenti penali. Pertanto, la gravità del fatto e la personalità dell’imputato sono elementi decisivi che possono portare al rigetto della richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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