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Onere di allegazione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza che negava la riabilitazione a un condannato. Il diniego era basato sulla presunta mancata pagamento delle spese di mantenimento in carcere. Tuttavia, il richiedente aveva presentato un certificato che attestava l’assenza di debiti. La Cassazione ha chiarito che nel procedimento di sorveglianza, il cittadino ha solo un onere di allegazione (indicare i fatti), mentre spetta al giudice il dovere di compiere le necessarie verifiche, anche d’ufficio. Ignorare la documentazione fornita e non procedere ad accertamenti costituisce un vizio che porta all’annullamento della decisione.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riabilitazione e onere di allegazione: il Giudice deve indagare

Ottenere la riabilitazione dopo aver scontato una pena è un passo fondamentale per il reinserimento sociale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 6233/2024) ha ribadito un principio cruciale che riguarda i doveri del giudice e i diritti del cittadino in questo percorso: la distinzione tra onere di allegazione e onere probatorio. La Corte ha stabilito che non spetta al richiedente dimostrare ogni singolo dettaglio, ma al Tribunale di sorveglianza verificare attivamente le informazioni fornite.

I Fatti del Caso

Un cittadino, dopo aver scontato una pena derivante da una condanna del 2000, presentava istanza di riabilitazione. Il Tribunale di sorveglianza di Milano respingeva la richiesta, sostenendo che l’interessato non avesse adempiuto al pagamento delle spese di mantenimento in carcere, una delle condizioni per ottenere il beneficio.

Tuttavia, a sostegno della sua istanza, il richiedente aveva allegato un documento di non poco conto: un certificato rilasciato dall’Ufficio recupero crediti del Tribunale, il quale attestava che, a seguito della sentenza di condanna, “nulla risulta ancora dovuto”.

Nonostante questo elemento, il Tribunale di sorveglianza rigettava la domanda, affermando che il condannato non aveva sufficientemente documentato l’insussistenza di debiti. Contro questa decisione, il cittadino proponeva ricorso in Cassazione.

L’onere di allegazione nel procedimento di sorveglianza

Il cuore della questione giuridica risiede nella differenza tra due concetti fondamentali del diritto processuale. Nel procedimento di sorveglianza, come chiarito dalla giurisprudenza consolidata richiamata dalla stessa Corte, sul soggetto che richiede un provvedimento favorevole (come la riabilitazione) grava un onere di allegazione, non un onere probatorio pieno.

Questo significa che il richiedente ha il dovere di:
1. Prospettare la sua situazione.
2. Indicare al giudice i fatti e gli elementi sui quali si basa la sua richiesta (come, in questo caso, il certificato di assenza di debiti).

Una volta che il cittadino ha assolto a questo compito, scatta il dovere del giudice di procedere agli accertamenti necessari per verificare la fondatezza di quanto allegato, anche d’ufficio. Il giudice non può, quindi, rimanere passivo e rigettare la domanda solo perché la documentazione non è ritenuta, a suo insindacabile giudizio, esaustiva.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la decisione del Tribunale di sorveglianza. Secondo i giudici supremi, il Tribunale ha errato nel non considerare adeguatamente il certificato prodotto e, soprattutto, nel non attivarsi per compiere le opportune verifiche.

La Corte ha affermato che, di fronte alla certificazione che attestava l’assenza di pendenze debitorie, il Tribunale di sorveglianza non poteva limitarsi a rigettare l’istanza con una motivazione generica. Aveva il preciso dovere, sancito dall’art. 666, comma 5, del codice di procedura penale, di eseguire accertamenti per verificare la reale posizione debitoria del condannato. Invertire questo schema, addossando al solo cittadino l’intero peso della prova, costituisce una violazione di legge.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale per i cittadini che si interfacciano con la giustizia nella fase esecutiva. Stabilisce che l’autorità giudiziaria deve svolgere un ruolo attivo e non può respingere una richiesta legittima basandosi su una presunta insufficienza documentale senza prima aver esperito i propri poteri di indagine. Per chi richiede la riabilitazione, ciò significa che è essenziale presentare tutti gli elementi a proprio favore, ma si può e si deve confidare nel fatto che spetterà poi al giudice il compito di verificare in modo approfondito la situazione, assicurando una decisione giusta e basata su fatti accertati.

Qual è la differenza tra onere di allegazione e onere probatorio nel procedimento di sorveglianza?
Nel procedimento di sorveglianza, chi richiede un beneficio ha un onere di allegazione, ovvero il dovere di indicare al giudice i fatti e gli elementi a sostegno della richiesta. Non ha un onere probatorio pieno, che comporterebbe il dovere di dimostrare in modo inconfutabile ogni fatto. Spetta invece al giudice, una volta ricevute le allegazioni, il compito di effettuare le verifiche necessarie.

Cosa deve fare il Tribunale di sorveglianza se ritiene insufficiente la documentazione presentata dal richiedente?
Il Tribunale non può semplicemente rigettare la richiesta. Laddove la documentazione presentata (come un certificato di assenza di debiti) sollevi dubbi o sia ritenuta incompleta, il giudice ha il dovere di procedere d’ufficio agli accertamenti necessari per verificare la situazione reale, come previsto dall’art. 666, comma 5, c.p.p.

È obbligatorio pagare le spese di mantenimento in carcere per ottenere la riabilitazione?
Sì, il pagamento delle spese processuali, che includono quelle di mantenimento in carcere, è una delle condizioni per ottenere la riabilitazione. Tuttavia, spetta al giudice verificare l’effettiva esistenza e l’ammontare di tale debito, soprattutto se il richiedente fornisce elementi che ne attestano l’insussistenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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