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Onere della prova guida in stato di ebbrezza: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per guida in stato di ebbrezza, ribadendo un principio fondamentale sull’onere della prova. L’imputato sosteneva che il tempo trascorso tra la guida e l’alcoltest ne inficiasse il risultato. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la prova fornita dall’etilometro è valida e spetta all’imputato dimostrare, con elementi concreti, l’esistenza di circostanze che possano comprometterne l’attendibilità. La decisione è stata rafforzata da altri elementi come i sintomi di ubriachezza e la dinamica dell’incidente.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova nella Guida in Stato di Ebbrezza: A Chi Spetta Dimostrare l’Inattendibilità dell’Alcoltest?

La guida in stato di ebbrezza rappresenta uno dei reati più comuni sulle nostre strade, e la validità dell’alcoltest è spesso al centro dei dibattiti processuali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di onere della prova guida in stato di ebbrezza, chiarendo su chi ricada il compito di dimostrare l’eventuale inaffidabilità del test. Analizziamo questa importante decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico rilevato pari a 2,18/2,25 g/l, rientrando così nella fascia più grave prevista dal Codice della Strada. La difesa del conducente presentava ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione. Il punto centrale del ricorso era la presunta inattendibilità della prova, a causa dell’intervallo di tempo trascorso tra il momento della guida e l’esecuzione dell’alcoltest.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno colto l’occasione per riaffermare il proprio consolidato orientamento giurisprudenziale in materia. L’argomentazione della Corte si basa su una chiara distribuzione degli oneri probatori tra accusa e difesa.

L’onere della prova e la validità dell’alcoltest: le motivazioni

La Corte ha spiegato che, in presenza di un accertamento strumentale (l’alcoltest) eseguito nel rispetto delle modalità previste dalla legge, la prova dello stato di ebbrezza è da considerarsi raggiunta. Il solo intervallo temporale tra la guida e il test non è di per sé sufficiente a invalidare il risultato, poiché tale lasso di tempo è una circostanza inevitabile nella pratica.

Il punto fondamentale, sottolineato dalla Cassazione, è che l’onere della prova di eventuali fattori in grado di compromettere la validità dell’accertamento grava sull’imputato. Non è l’accusa a dover dimostrare l’assenza di anomalie, ma è la difesa a dover allegare e provare circostanze specifiche (come l’assunzione di alcol dopo il sinistro o patologie particolari) che rendano l’esito del test inattendibile. Riferimenti generici alla cosiddetta ‘curva di Widmark’, senza fornire elementi concreti applicabili al caso specifico, non sono sufficienti a scalfire la validità della prova.

Nel caso in esame, la Corte territoriale aveva correttamente basato la sua decisione non solo sull’esito dell’alcoltest (eseguito a 42 e 53 minuti dal fatto), ma anche su altri elementi probatori convergenti: gli inequivocabili sintomi di ubriachezza riscontrati dagli agenti di Polizia Giudiziaria e le modalità dell’incidente, causato da un’autonoma perdita di controllo del veicolo da parte del conducente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per chiunque si trovi ad affrontare un’accusa di guida in stato di ebbrezza. L’esito dell’alcoltest, se regolarmente eseguito, costituisce una prova piena del reato. Per contestarne la validità, non basta sollevare dubbi generici sul tempo trascorso o sull’andamento teorico dell’assorbimento dell’alcol. È necessario che la difesa fornisca elementi di prova concreti e specifici, in grado di dimostrare l’inattendibilità di quel particolare risultato. In assenza di tale prova, e specialmente in presenza di ulteriori elementi indiziari, la condanna è difficilmente evitabile.

A chi spetta l’onere di provare che un alcoltest non è attendibile?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di dimostrare la presenza di circostanze che rendono inattendibile l’esito dell’alcoltest grava sull’imputato. L’accusa adempie al suo onere probatorio fornendo il risultato di un test eseguito secondo le norme.

Il tempo trascorso tra la guida e l’esecuzione del test rende l’alcoltest invalido?
No, il solo decorso di un intervallo di tempo, anche di alcune decine di minuti, tra la guida e il test non ne inficia la validità, poiché è considerato un evento inevitabile e normale nella prassi degli accertamenti.

Oltre all’alcoltest, quali altri elementi possono essere usati per dimostrare lo stato di ebbrezza?
La Corte ha confermato che la prova dello stato di ebbrezza può essere rafforzata da altri elementi probatori, come gli inequivocabili sintomi di ubriachezza constatati dagli agenti (es. alito vinoso, difficoltà di eloquio, equilibrio precario) e le modalità dell’incidente, come un’autonoma perdita di controllo del veicolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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