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Onere della prova guida in stato di ebbrezza: Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Si ribadisce che, in presenza di un alcoltest valido, l’onere della prova si inverte: spetta all’imputato dimostrare circostanze che ne inficino l’attendibilità, non essendo sufficiente il solo lasso di tempo tra l’incidente e il test.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della prova nella guida in stato di ebbrezza: chi deve dimostrare cosa?

L’esito positivo dell’alcoltest è una prova quasi schiacciante nel reato di guida in stato di ebbrezza. Ma cosa succede se tra il momento dell’incidente e quello del test passa del tempo? A chi spetta dimostrare che il risultato non è attendibile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza, delineando con precisione i confini dell’onere della prova guida in stato di ebbrezza e confermando un principio fondamentale: una volta accertato il superamento dei limiti con un test valido, la palla passa all’imputato.

I Fatti del Caso: Dall’Incidente all’Alcoltest

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un automobilista condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 186 del Codice della Strada. La vicenda ha origine da un sinistro stradale avvenuto alle 4:55 del mattino. Il personale di polizia interveniva sul posto alle 5:30 ed eseguiva la prima prova con l’etilometro alle 5:39, riscontrando un tasso alcolemico superiore ai limiti di legge. L’esito strumentale era peraltro corroborato dalla sintomatologia manifestata dal conducente, come rilevato dagli agenti.

Il Ricorso in Cassazione: Il Tentativo di Scardinare la Prova

L’imputato, non rassegnandosi alla condanna, presentava ricorso in Cassazione lamentando un vizio di motivazione e un travisamento della prova. La sua difesa si concentrava sul lasso di tempo intercorso tra l’incidente (ultimo atto di guida) e l’effettuazione del test alcolemico, sostenendo che tale intervallo potesse aver inficiato l’attendibilità del risultato. In sostanza, si contestava la capacità della prova di dimostrare lo stato di ebbrezza al momento esatto della guida.

L’Onere della Prova nella Guida in Stato di Ebbrezza secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire un principio cardine in materia. I giudici hanno chiarito che, in presenza di un accertamento strumentale del tasso alcolemico eseguito nel rispetto delle norme, l’onere della prova guida in stato di ebbrezza si inverte. Non è più l’accusa a dover ulteriormente provare la colpevolezza, ma è l’imputato che deve fornire la dimostrazione di circostanze specifiche in grado di privare l’accertamento della sua valenza probatoria.

Il Fattore Tempo

La Corte ha specificato che il solo trascorrere del tempo tra la guida e il test non è, di per sé, una di queste circostanze. Un breve intervallo, come quello nel caso di specie (circa 45 minuti), non è sufficiente a rendere l’esito inattendibile, specialmente se questo è supportato da altri elementi, come i sintomi fisici rilevati dagli agenti. Il ricorso dell’automobilista è stato quindi giudicato come un tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non alla Corte di Cassazione, quale giudice di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su basi giuridiche solide. In primo luogo, il ricorso è stato considerato una mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti dalla Corte d’Appello, la cui sentenza era stata ritenuta logica, coerente e ben argomentata. I giudici di merito avevano correttamente considerato la cronologia degli eventi (incidente alle 4:55, intervento alle 5:30, test alle 5:39), concludendo per la piena attendibilità del test. In secondo luogo, la Corte ha richiamato la sua giurisprudenza costante, secondo cui l’imputato ha l’onere di provare fatti specifici (come l’assunzione di alcol dopo l’incidente o un malfunzionamento dello strumento) per contestare l’alcoltest. Infine, è stato ribadito il ruolo della Cassazione, che non può sostituirsi ai giudici di merito nella ricostruzione e valutazione dei fatti, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza conferma che, una volta che l’etilometro ha dato il suo verdetto, la strada per la difesa si fa in salita. Per contestare efficacemente un’accusa di guida in stato di ebbrezza basata su un test strumentale, non basta sollevare dubbi generici o puntare sul tempo trascorso. È necessario fornire prove concrete e circostanziate che dimostrino l’inattendibilità del risultato. La sentenza rafforza quindi la valenza probatoria dell’alcoltest e chiarisce che la responsabilità di smontarne l’esito ricade interamente sull’imputato, delineando un quadro processuale chiaro per casi simili.

A chi spetta l’onere della prova nella guida in stato di ebbrezza se l’alcoltest è valido?
In presenza di un accertamento strumentale valido, l’onere della prova si sposta sull’imputato. È quest’ultimo a dover dimostrare l’esistenza di circostanze capaci di invalidare l’attendibilità del test.

Il tempo trascorso tra la guida e l’alcoltest è sufficiente per invalidare la prova?
No, secondo la Corte il solo lasso temporale intercorrente tra l’ultimo atto di guida e il momento dell’accertamento non è sufficiente, da solo, a privare di valenza dimostrativa l’esito del test, specialmente se l’intervallo è breve.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non può riesaminare gli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata né adottare nuovi parametri di valutazione dei fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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