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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4934/2024, ha stabilito che nei casi di guida in stato di ebbrezza l’onere della prova etilometro non grava sull’accusa. Spetta invece alla difesa sollevare contestazioni specifiche sul malfunzionamento dell’apparecchio. La Corte ha però annullato la sentenza d’appello per non aver motivato il rigetto della richiesta di pene sostitutive, rinviando il caso per una nuova valutazione su questo punto.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della prova etilometro: la Cassazione ribadisce i principi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4934 del 2024, è tornata su un tema cruciale per i processi di guida in stato di ebbrezza: l’onere della prova etilometro. La Corte ha chiarito a chi spetta dimostrare il corretto funzionamento dell’apparecchio, offrendo al contempo importanti precisazioni sull’applicabilità delle pene sostitutive alla luce della Riforma Cartabia. Analizziamo insieme questa decisione che traccia una linea netta tra gli obblighi dell’accusa e quelli della difesa.

I Fatti del Processo: Dalla Condanna al Ricorso

Il caso riguarda un automobilista condannato in primo e secondo grado per guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico significativamente superiore ai limiti di legge (2,64 g/l e 2,87 g/l), come rilevato da un etilometro. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. La presunta inattendibilità dell’alcoltest, poiché l’accusa non avrebbe depositato il libretto dell’etilometro a riprova della sua omologazione, taratura e verifica periodica.
2. La mancata valutazione, da parte della Corte d’Appello, della richiesta di sostituire la pena detentiva con sanzioni alternative, come il lavoro di pubblica utilità, presentata nelle conclusioni scritte prima dell’udienza.

Il Primo Motivo di Ricorso: L’Onere della Prova sull’Etilometro

La difesa sosteneva che la semplice dicitura “apparecchiatura omologata” nel verbale della polizia non fosse sufficiente a garantire la validità del risultato. Secondo il ricorrente, la pubblica accusa avrebbe dovuto produrre la documentazione tecnica dell’etilometro come prova della sua piena efficienza.

La Corte di Cassazione ha respinto con fermezza questa argomentazione, definendola “manifestamente infondata”. I giudici hanno chiarito che il risultato dell’etilometro gode di una presunzione di attendibilità. La normativa di settore (art. 379 del Regolamento di esecuzione del Codice della Strada) prevede già rigidi controlli di omologazione e verifiche periodiche per questi strumenti.

Di conseguenza, l’onere della prova etilometro non grava sull’accusa, che non è tenuta a depositare preventivamente il libretto dello strumento. Spetta invece alla difesa sollevare una contestazione specifica e circostanziata. Non basta una generica messa in discussione, ma occorre un cosiddetto “onere di allegazione”, ovvero indicare elementi concreti che facciano dubitare del corretto funzionamento dell’apparecchio in quella specifica occasione.

Il Secondo Motivo: La Richiesta di Pene Sostitutive

Su questo punto, la Corte ha dato ragione all’imputato. La difesa aveva ritualmente depositato, prima dell’udienza d’appello, le conclusioni scritte contenenti la richiesta di applicazione di pene sostitutive, allegando una procura speciale. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva completamente ignorato tale richiesta nella sua sentenza, omettendo qualsiasi menzione e motivazione al riguardo.

La Cassazione ha giudicato questo comportamento una violazione di legge, accogliendo il motivo di ricorso. Citando la disciplina transitoria della Riforma Cartabia (art. 95 D.lgs. 150/2022), ha sottolineato che la richiesta di pene sostitutive può essere formulata fino all’udienza di discussione in appello. Pertanto, il giudice di secondo grado ha l’obbligo di pronunciarsi su di essa, motivando la sua decisione sia in caso di accoglimento che di rigetto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La sentenza si fonda su due pilastri argomentativi distinti. Per quanto riguarda l’onere della prova etilometro, la Corte distingue nettamente la disciplina di questi strumenti da quella degli autovelox. Mentre per questi ultimi la Corte Costituzionale (sent. n. 113/2015) ha imposto verifiche periodiche a pena di illegittimità, per gli etilometri una disciplina dettagliata esiste da sempre. La validità dell’accertamento è quindi presunta, e l’inversione dell’onere della prova avviene solo se la difesa fornisce elementi specifici di dubbio. L’imputato ha sempre la facoltà di accedere agli atti amministrativi relativi allo strumento o di chiederne l’acquisizione al giudice, ma non può limitarsi a una contestazione generica.

Sul secondo punto, la Corte ha affermato un principio di garanzia fondamentale: il dovere del giudice di rispondere a ogni istanza della parte. L’omessa pronuncia sulla richiesta di pene sostitutive costituisce un vizio di motivazione che impone l’annullamento della sentenza. La Riforma Cartabia, introducendo nuove e più favorevoli pene sostitutive, ha reso ancora più stringente questo obbligo, permettendo che la richiesta venga avanzata anche in una fase avanzata del processo d’appello. Il silenzio del giudice equivale a una denegata giustizia su un punto specifico e rilevante della controversia.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa decisione offre due importanti lezioni. In primo luogo, consolida il principio secondo cui la prova dell’alcoltest è valida fino a prova contraria. Per la difesa, ciò significa che una strategia processuale efficace non può basarsi su una generica contestazione formale, ma deve fondarsi su elementi concreti e specifici che minino la credibilità della misurazione. In secondo luogo, la sentenza rafforza i diritti della difesa in relazione alle pene sostitutive, sancendo che ogni richiesta motivata deve ricevere una risposta esplicita e argomentata dal giudice. Di conseguenza, la Corte ha annullato parzialmente la sentenza impugnata, rinviando il caso alla Corte d’Appello di Napoli per una nuova valutazione esclusivamente sulla concedibilità delle sanzioni alternative.

Chi deve provare che l’etilometro utilizzato per un alcoltest funziona correttamente?
Non è l’accusa a doverlo provare preventivamente. L’apparecchio è presunto funzionante se omologato e verificato secondo legge. L’onere di contestare specificamente il suo malfunzionamento, fornendo elementi concreti, spetta alla difesa dell’imputato.

È sufficiente una contestazione generica del risultato dell’alcoltest per invalidare la prova?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che una contestazione generica e astratta è inefficace. La difesa deve allegare fatti specifici che possano far sorgere un dubbio concreto sulla correttezza e affidabilità della misurazione effettuata.

Si possono chiedere le pene sostitutive, come i lavori di pubblica utilità, per la prima volta durante il processo d’appello?
Sì. Secondo la disciplina transitoria della Riforma Cartabia, richiamata nella sentenza, la richiesta di applicazione delle pene sostitutive può essere validamente presentata fino all’udienza di discussione in appello. Il giudice d’appello ha l’obbligo di valutare tale richiesta e di motivare la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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