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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha presentato ricorso in Cassazione contestando l’affidabilità dell’etilometro. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: l’onere della prova etilometro, ovvero la dimostrazione di un suo specifico malfunzionamento, spetta all’imputato. Non è sufficiente una generica contestazione per invalidare i risultati del test. La Corte ha inoltre confermato la correttezza della mancata concessione delle attenuanti generiche, data la gravità della condotta.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: Non Basta Dubitare, Bisogna Provare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20933 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di guida in stato di ebbrezza: l’onere della prova etilometro. Questa decisione ribadisce con fermezza un principio consolidato: non è sufficiente per l’automobilista contestare genericamente il funzionamento dell’apparecchio per invalidarne i risultati; è invece necessario fornire prove concrete di vizi o errori. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un conducente veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico rientrante nella fascia più grave prevista dall’art. 186 del Codice della Strada. L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali: la presunta inutilizzabilità dei risultati dell’alcoltest per mancata verifica del corretto funzionamento dell’etilometro (difetto di omologazione, taratura e revisioni periodiche) e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

L’Onere della Prova Etilometro secondo la Cassazione

Il cuore della sentenza risiede nella disamina del primo motivo di ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo manifestamente infondato, allineandosi alla sua giurisprudenza costante. I giudici hanno chiarito che l’onere della prova etilometro non grava sull’accusa, la quale deve solo dimostrare l’esecuzione del test con uno strumento omologato. Spetta, al contrario, alla difesa dimostrare l’esistenza di vizi specifici dello strumento.

La Corte ha specificato che una mera allegazione della difettosità dell’apparecchio non è sufficiente. L’imputato deve fornire una “prova contraria”, dimostrando “la sussistenza di vizi ed errori di strumentazione, ovvero vizi correlati all’omologazione dell’apparecchio”.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente escluso anomalie, motivando anche la leggera discrepanza tra i valori delle due prove come un fenomeno fisiologico, riconducibile alla “salita della curva alcolemica”. La Cassazione ha ritenuto tale motivazione logica, puntuale e priva di vizi.

La Negazione delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, è stato respinto. La Corte ha sottolineato che, a seguito della riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza dell’imputato non è più sufficiente per la concessione del beneficio.

Il giudice di merito aveva correttamente valorizzato elementi di segno contrario, quali:
1. Il notevole superamento della soglia di rilevanza penale.
2. La particolare offesa al bene giuridico della sicurezza stradale, dato che l’imputato si era messo alla guida in stato di ebbrezza per inseguire una persona che, non volendo contatti con lui, aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

Questa valutazione, secondo la Cassazione, è esente da vizi logici e giuridici, giustificando pienamente la decisione di non applicare le attenuanti e di determinare una pena adeguata alla gravità del fatto.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un solido impianto giuridico. In primo luogo, viene ribaltata la prospettiva sull’onere della prova: l’affidabilità dell’etilometro, una volta omologato e revisionato, è presunta. Chi contesta i risultati deve passare da una generica lamentela a una prova specifica e circostanziata del malfunzionamento. Questa impostazione garantisce certezza al sistema di accertamento e impedisce ricorsi puramente dilatori. In secondo luogo, la Corte riafferma una visione più rigorosa delle attenuanti generiche, che non possono essere un automatismo legato alla fedina penale pulita, ma devono scaturire da una valutazione complessiva della condotta e della personalità dell’imputato, che in questo caso presentava profili di particolare gravità.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre importanti implicazioni pratiche. Per gli automobilisti, essa chiarisce che una difesa efficace contro un’accusa di guida in stato di ebbrezza non può limitarsi a dubitare dell’etilometro, ma deve basarsi su elementi concreti, come perizie di parte o la dimostrazione della mancata effettuazione dei controlli periodici obbligatori. Per gli operatori del diritto, la pronuncia consolida l’orientamento secondo cui la contestazione dell’alcoltest richiede un onere di allegazione specifica e prova rigorosa da parte della difesa, rafforzando la validità degli accertamenti effettuati con strumenti a norma.

Chi deve provare il malfunzionamento dell’etilometro?
Secondo la sentenza, l’onere probatorio relativo a un presunto malfunzionamento dell’etilometro ricade sull’imputato. Non è sufficiente una contestazione generica, ma è necessario fornire una prova contraria che dimostri vizi o errori specifici dello strumento.

È sufficiente avere la fedina penale pulita per ottenere le attenuanti generiche?
No. La sentenza ribadisce che, soprattutto dopo la riforma del 2008, la sola incensuratezza non è più un elemento sufficiente per la concessione automatica delle circostanze attenuanti generiche. Il giudice deve valutare la presenza di profili di particolare meritevolezza, che nel caso di specie sono stati esclusi a causa della gravità della condotta.

Un valore alcolemico che aumenta nella seconda prova è indice di un’anomalia dell’apparecchio?
No, secondo la Corte non costituisce un’anomalia. Tale circostanza è stata ritenuta “agevolmente giustificabile con la salita della curva alcolemica”, ovvero la fase fisiologica in cui la concentrazione di alcol nel sangue aumenta dopo l’assunzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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