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Onere della prova etilometro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 28756/2025, ha stabilito che l’onere della prova etilometro non grava sempre e comunque sull’accusa. In caso di guida in stato di ebbrezza, spetta all’imputato fornire elementi specifici per contestare il corretto funzionamento dell’apparecchio. Una generica eccezione di mancata produzione di documenti non è sufficiente a invertire l’onere probatorio, soprattutto se dal verbale risulta l’omologazione e la revisione periodica del dispositivo. Il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Onere della Prova Etilometro: A Chi Spetta Dimostrare il Malfunzionamento?

La questione dell’onere della prova etilometro è un tema cruciale e ricorrente nei processi per guida in stato di ebbrezza. A chi spetta dimostrare che l’apparecchio utilizzato per il test alcolemico funzionava correttamente? Alla pubblica accusa o alla difesa dell’imputato? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna sul punto, delineando confini precisi e fornendo indicazioni operative fondamentali. L’analisi di questa decisione permette di comprendere come la giurisprudenza bilancia le garanzie difensive con l’esigenza di accertamento del reato.

I Fatti del Caso

Un conducente veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato da specifiche circostanze previste dal Codice della Strada. La Corte di Appello di Ancona, riformando parzialmente la sentenza del Tribunale, aveva confermato la responsabilità penale, infliggendo una pena di un anno di arresto, un’ammenda e la sospensione della patente per due anni. Contro questa decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a quattro distinti motivi di gravame.

L’Onere della Prova Etilometro: I Motivi del Ricorso

Il fulcro del ricorso verteva sul primo motivo, che lamentava la violazione dell’onere della prova etilometro gravante sul pubblico ministero. Secondo la difesa, l’accusa non aveva adeguatamente dimostrato il regolare funzionamento dell’apparecchio utilizzato per l’alcoltest. Gli altri motivi, parimenti respinti, riguardavano presunte violazioni delle norme sulla valutazione della prova, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e la mancata concessione di ulteriori benefici di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno confermato l’orientamento consolidato in materia, ribadendo che la difesa non può limitarsi a una contestazione generica e astratta per far scattare l’obbligo probatorio in capo all’accusa.

Le Motivazioni: Il Principio di Diritto sull’Onere Probatore

La Corte ha chiarito in modo inequivocabile la ripartizione dell’onere della prova etilometro. Il principio consolidato è il seguente: il pubblico ministero ha l’onere di fornire la prova dell’omologazione dell’etilometro e della sua sottoposizione alle verifiche periodiche previste dalla legge, ma solo nel caso in cui l’imputato abbia sollevato una contestazione specifica.

Non si tratta, quindi, di un obbligo che sorge automaticamente in ogni processo. Al contrario, è la difesa che deve attivarsi, allegando elementi concreti idonei a contestare il buon funzionamento dell’apparecchio. Una semplice richiesta di esibire la documentazione o una generica eccezione sulla mancata prova del funzionamento non sono sufficienti.

Nel caso specifico, la difesa si era limitata a eccepire la mancata produzione dei documenti, senza sollevare alcun vizio specifico dell’etilometro. Peraltro, dal verbale degli accertamenti risultava espressamente che l’apparecchio era “debitamente omologato” e sottoposto a “revisione” solo tre mesi prima dell’utilizzo. Di fronte a tali dati, la difesa avrebbe dovuto allegare un “qualche dato” che potesse far dubitare della correttezza di tali attestazioni, cosa che non è avvenuta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La decisione in commento ha importanti implicazioni pratiche. Chi si trova a difendere un imputato per guida in stato di ebbrezza non può basare la propria strategia su una contestazione generica dell’alcoltest. Per mettere in discussione l’affidabilità del risultato, è necessario un onere di allegazione specifico. Questo significa che la difesa deve portare in giudizio elementi concreti, come perizie di parte, testimonianze o circostanze fattuali specifiche (ad esempio, modalità anomale di esecuzione del test, evidenti malfunzionamenti dell’apparecchio), che possano instillare nel giudice un ragionevole dubbio sulla validità della misurazione. In assenza di tali elementi, la prova fornita dall’esito dell’etilometro, se regolarmente omologato e revisionato, è considerata pienamente valida.

Chi deve provare che l’etilometro funziona correttamente in un processo per guida in stato di ebbrezza?
In linea di principio, la prova del corretto funzionamento spetta all’accusa, ma solo se l’imputato solleva contestazioni specifiche e circostanziate. In assenza di contestazioni specifiche, la regolarità dell’apparecchio si presume se dal verbale risultano l’omologazione e le verifiche periodiche.

È sufficiente per la difesa contestare genericamente il funzionamento dell’etilometro per far sorgere l’onere della prova a carico dell’accusa?
No. Secondo la sentenza, una contestazione generica, come la semplice richiesta di produrre i documenti di omologazione, non è sufficiente. La difesa ha un onere di allegazione specifica.

Cosa deve fare l’imputato per contestare efficacemente l’esito del test alcolemico?
L’imputato deve allegare elementi concreti idonei a far dubitare del corretto funzionamento dell’apparecchio o della regolarità delle verifiche. Deve fornire un dato specifico che possa insinuare il dubbio che l’omologazione o la revisione non siano avvenute correttamente o che lo strumento presentasse vizi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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